Nenaldu Sole, come lo chiamavano a Osilo, culla della sua famiglia, è morto nell’ospedale di Sassari dove era stato ricoverato d’urgenza avantieri per un ictus. Avrebbe compiuto ottant’anni il prossimo 11 luglio. Il guerriero di mille battaglie ha perso quella che nessuno riuscirà mai a vincere, la lotta contro la morte. Ma la sua orma nella storia degli studi linguistici e della produzione individuale è di quelle incancellabili.

Figura poliedrica originalissima, docente stimato e critico letterario attento e acuto, ha prodotto anche opere teatrali straordinariamente innovative come “Pedru Zara” e testi poetici altrettanto singolari e di livello molto alto. Ha studiato l’oralità poetica attraverso analisi profonde che rimangono basilari. Di importanza fondamentale un’opera di oltre quarant’anni fa, “Musica sarda: Canti e danze tradizionali”, con i musicologi Pietro Sassu e Diego Carpitella.

 

 Non si è mai risparmiato neppure nel lavoro di divulgazione girando la Sardegna in lungo e in largo per convegni e concorsi di poesia, con particolare riguardo al concorso di Ozieri e a quello di Quartu intitolato alla memoria di Michelangelo Pira.

 

Di carattere riservato e ombroso, ha spesso polemizzato aspramente con alcuni avversari ma senza mai superare i confini della lealtà e del buon gusto: un esempio mirabile per le giovani generazioni. Caro Nardo, avremo modo di parlare di te più diffusamente nel prossimo numero della rivista. Adiosu, amigu istimadu e ómine virtudosu.