“A vardiania de Teulada e de sa Sardigna totu dae su perigulu nucleare”. È il grido di guerra dei nuovi Sardi contro l’ipotesi di installazione di centrali nucleari nell’isola. La mobilitazione è partita da uno dei centri che, secondo alcune indiscrezioni non ancora confermate, dovrebbe ospitare gli impianti. Per questo motivo si sono radunate a Teulada centinaia di persone, provenienti da tutta la Sardegna, che hanno ribadito la più netta opposizione alle scelte del governo, che vorrebbe rilanciare l’utilizzo di questa pericolosissima fonte di energia.
Una giornata di lotta, caratterizzata dall’appoggio incondizionato alle ragioni del referendum contro il nucleare che si svolgerà nell’isola nella primavera del 2011. Teulada è stata scelta come presidio e simbolo della resistenza dei Sardi. La copia di un bronzetto nuragico è stata installata su un grosso pezzo di marmo, collocato nella piazza principale del paese. Dovrà servire come ricordo di questa giornata di lotta ma anche come monito nei confronti di coloro che vorrebbero fare delle scelte così gravi nonostante l’opposizione delle popolazioni della Sardegna.
Teulada è il primo presidio della Sardegna. Qui, all’interno del Poligono Militare del Primo Reggimento, dovrebbe sorgere la prima centrale nucleare. L’altra è destinata a Cirrasa, nel Comune di Santa Giusta, provincia di Oristano. Il Comitato per il “Si” all’abolizione del nucleare ha mobilitato tutte le forze indipendentiste e di sinistra che si sono ritrovate a Teulada, la prima settimana di ottobre, per una manifestazione popolare. Hanno aderito: Sardigna Natzione, Irs, Sinistra Critica, Gettiamo le Basi, Gruppo Bebbe Grillo, Confederazione Sindacale Sarda, Rosso Mori, Partito Sardo d’Azione, Movimento Pastori Sardi, Partito Democratico, Rifondazione Comunista, Cobas, Associazione Consumatori Sardegna.
Assenti le associazioni ambientaliste ed ecologiste, quelle, cioè, che si oppongono allo sviluppo turistico del territorio ma in questo caso non hanno levato un dito contro l’ipotesi del nucleare. La giornata è stata caratterizzata dall’insediamento del presidio di “vardianìa”, avvenuto nelle prime ore del mattino con l’installazione della copia del bronzetto nuragico e di una targa, da parte del sindaco di Teulada, Gianni Albai e del leader di Sardegna Natzione, Bustianu Cumpostu.
La manifestazione, quindi, a causa della giornata di pioggia è stata trasferita nel Palazzetto dello Sport. L’impianto è riuscito a contenere a stento l’alto numero di partecipanti. Insieme ai gruppi indipendentisti ed ai promotori del referendum erano presenti diverse centinaia di persone, provenienti da Teulada e da tutto il territorio del Sulcis. È stata una testimonianza molto forte. In tanti hanno preso la parola per esprimere paure e perplessità ma, soprattutto, per ribadire la più netta opposizione contro qualsiasi ipotesi di installazione di centrali nucleari in Sardegna.
“Siamo qui per esprimere tutto il nostro dissenso nei confronti di scelte che vanno contro l’interesse delle popolazioni”, ha detto il sindaco, Gianni Albai. “Aderiamo a questo presidio e vigileremo affinché il territorio conservi le sue peculiarità ambientali. Siamo favorevoli all’utilizzo di energie alternative ma non accetteremo mai il nucleare. Nei giorni scorsi il consiglio comunale, all’unanimità, ha dichiarato il nostro territorio area denuclearizzata”.
Paure, timori: il nucleare civile può essere una premessa per il nucleare militare. È quanto paventa Ennio Cabiddu, sindaco di Samassi: “C’è questo pericolo”, ha detto. “Il mio Comune è inserito in una rete internazionale di territori denuclearizzati proprio per evitare questa ipotesi. Abbiamo forti dubbi sulle scelte che riguarderebbero la nostra isola.
Le intenzioni del governo sarebbero quelle di individuare dei siti militarizzati, all’interno dei quali si realizzerebbero queste installazioni senza la possibilità di alcun controllo da parte delle popolazioni”. Di recente alcuni scienziati avrebbero espresso parere favorevole al nucleare, ritenendolo meno inquinante di altre fonti di energia, come il petrolio: “È una stupidaggine.
Accettare l’installazione di centrali nucleari sarebbe un grave errore per il paese”, ha ribattuto Massimo Desantis, fisico nucleare, docente dell’Università di Pisa. “Si tratta, anzi, di un vero e proprio crimine nei confronti dell’umanità. Per questo è fondamentale la lotta di popolo. Se dovessero scegliere di installare le centrali nei Poligoni, si faccia una lotta per eliminare le Basi Militari e le centrali”.
L’opposizione al nucleare, oltre che per la sua pericolosità, si giustifica anche con la considerazione che alla Sardegna non serve ulteriore energia: “L’attuale produzione è sovradimensionata rispetto alle nostre esigenze”, ha detto Gavino Sale, leader dell’Irs. “A noi non serve, è solo un’esigenza dello Stato. Difendiamo la nostra sovranità! Siamo oggetto di uno dei peggiori attacchi degli ultimi quarant’anni. Difendiamoci, come avvenne a Pratobello. La Sardegna dopo essere stata la portaerei rischia di diventare la pattumiera del Mediterraneo”.
L’invito più pressante alla mobilitazione generale è arrivato da Bustianu Cumpostu, di Sardigna Nazione: “Proponiamo uno spazio condiviso nel quale tutti i Sardi si sentano protagonisti”, ha detto. “L’obiettivo è quello di arrivare uniti al referendum del prossimo maggio. Dobbiamo far capire in modo inequivocabile che siamo contro il nucleare. Solo i Sardi possono decidere sul proprio territorio. Le scelte attuali saranno giudicate severamente dai nostri discendenti.
Oggi a Teulada ha inizio il percorso che dovrà portarci alla vittoria nel referendum”. Anche il Movimento dei Pastori Sardi ha voluto portare la propria solidarietà all’iniziativa: “Siamo con voi – ha gridato, Felice Floris – in questa battaglia contro il nucleare: i pastori saranno in prima fila. Nessuno più di noi ha a cuore i problemi dell’ambiente e della sua tutela. Per i prodotti sardi è un valore aggiunto, direi un valore fondamentale, per caratterizzare la loro qualità straordinaria”.
Gli interventi si sono susseguiti per tutta la mattinata. Oltre ai tanti rappresentanti politici ed istituzionali hanno preso la parola molti semplici cittadini, tutti preoccupati per le conseguenze che le scelte del governo, in materia di energia, potrebbero avere per la Sardegna. Ma da oggi c’è una “vardianìa” costante, consapevole e decisa che saprà vigilare sul futuro di questa terra, non più disposta a tollerare servitù e scelte calate dall’alto.