L’ultimo decennio di attività delle aziende isolane operanti nel settore vitivinicolo – grazie ad una filiera di competenze tecniche, culturali e di risorse umane impegnate ad esaltare la specificità dei vitigni tradizionali radicati nel territorio – ha consolidato il successo per qualità e migliorato ulteriormente la competitività di mercato, sia a livello nazionale che estero, dei vini sardi.

 

Al recente Vinitaly di Verona è stato celebrato il Cannonau della Sardegna, vino dei sardi da 3600 anni, che proprio nelle manifestazioni di inizio2015 hagià collezionato un ricco medagliere e in felice trend di crescita con tutte le produzioni Doc. Un vero salto di qualità per la complessa e complessiva filiera vitivinicola, legittimata dal messaggio d’eccellenza del vino sardo che ha finalmente intercettato i gusti e la sensibilità di una competente e “culturalmente” attenta clientela.

 

Ai vini sardi hanno rivolto una particolare attenzione anche i critici di Wine Spectator, impegnati nel recensire e documentare la migliore selezione delle produzioni internazionali. Nelle scelte vinicole che rispecchiano il nuovo gusto formatosi dall’altra parte dell’Atlantico, tra un elenco di 82 vini rossi italiani, figurano L’Isola dei Nuraghi Barrua 2011 dell’Agricola Punica di Santadi, nel Sulcis Meridionale; il rinomato e pluripremiato Turriga 2007, Argiolas di Serdiana e il cannonau classico Tenores Romangia 2010 di Dettori, prodotto nel vigneto di Badde Nigolosu di Sennori. Da sottolineare lo stretto rapporto tra vitigno e territorio sviluppatosi attraverso “l’autoctono” cannonau; vino che richiama immediatamente all’Isola e di cui risultano notizie anche in un atto notarile del 1546, redatto dal notaio cagliaritano Bernardino Coni.

Cristoforo Puddu