Digiuna di poesie da parecchio tempo, ho letto Le Ragioni del Vento di Maria Luisa Careddu con l’avidità di chi è famelica di emozioni. L’ho letto senza i pregiudizi dell’avere competenze tecniche, che non mi hanno penalizzato, tutt’altro, mi hanno resa neutra e libera da elementi di base di critica poetica. Così, senza preconcetti sulla prosa o sulla strofa, sui decasillabi e sui dittonghi, e dunque profana, mi sono fatta rapire dall’istinto, dal fascino dei versi, dalla bellezza e dalle sensazioni che lasciano le arti poetiche di Maria Luisa, di chi come lei scrive per donarsi offrendo ai lettori passione e interiorità.

Ho apprezzato le sensazioni e le idee che le sue poesie suscitano come quando si ascolta una bella canzone…perché proprio come la musica, la poesia deve trasmettere un emozione che rivive ogni volta che la ascolti .

 

Dieci, cento volte.

E come la musica la poesia di Maria Luisa è scandita dal tempo, che è il Vento, così la musicalità (non a caso non dico metrica) che nel verso scandisce le emozioni. “Ascoltate” i ritmi elegiaci in “Richiamo”…

Versi affascinanti come un pezzo di buona musica contemporanea, parole che arrivano dritte al cuore e che fanno di alcune poesie (Non posso) un’esperienza esaltante.

Saggezza e leggerezza, mescolate con virtù poetica, forti dichiarazioni di amore alla vita, imposizioni di felicità, e fede, e amore. Tutto in un contesto unico, in un libro, da sfogliare e…ascoltare.                                       

 

E una maternità dolcissima nella poesia dedicata al figlio Andrea, né scontata né banale, ma vera, sentita, coinvolta, semplice ma appassionata come solo l’essenziale delle esperienze può essere.

 

Ho scoperto e sentito una semplicità disarmante ma vera in “Blu”, che mi ha portata dritta sopra uno scoglio in mezzo al mare, sopra un cielo terso senza nuvole.

 

Maria Luisa ha aperto il suo cuore, mostrata la sua fede, esposto il suo essere un po’ criptico, donandosi con umanità e generosità.

 

La particolarità di questa raccolta è che leggerla non è stata un’esperienza mediata come mi aspettavo, piuttosto un dialogo intimo tra l’autrice e il lettore, e questo dialogo varia a seconda di chi la legge, del suo stato d’animo, della sua esperienza. E alla fine di questo viaggio poetico si apre la comprensione alla poesia stessa, intesa come strumento e non come fine, che scuote l’anima ed acquista significati diversi anche a seconda delle età e dell’esperienza di chi la legge.

 

Un filo conduttore si snoda tra le composizioni: l’apertura, mentale ed emotiva, che fa cogliere orizzonti invisibili in un paesaggio astratto che improvvisamente diventano reali.

 

E lasciarsi andare oltre quegli orizzonti, trascinati dalle note delle parole, viene spontaneo e naturale.

 

La poesia di Maria Luisa è dunque musica dell’anima, di conforto per chi scrive, ma dono per chi legge. La poesia come magico messaggio in un idioma universale.