Laggiù, in lontananza, giace in un abbraccio azzurro l’isola del mio giovane errare” scrisse il musicologo tedesco Felix Karlinger negli amorevoli versi dedicati alla Sardegna, un’isola ritenuta ricca di fascino e materna custode di un patrimonio culturale saldamente ancorato ad un passato forse lontano ma che lascia riaffiorare sempre la sua vera essenza. Ogni luogo dell’isola parla silenziosamente di ciò che è stato, dei mutamenti trascorsi nei secoli e del presente vissuto quotidianamente. Ritornano gli echi lontani di gesta antiche, si fondono al rapido incedere della modernità nonostante il suo ineluttabile scorrere e si rivelano allo sguardo semplice di chi continua a cercarli.

 

Paese dalle origini antichissime, Ollolai è indissolubilmente legato ad un nome che fa parte di quell’intreccio di vicende fondanti della storia dell’isola. Sul monte di Santu Basili, dove il paese racconta le sue origini, la tradizione vuole che avesse sede la dimora del dux barbaricum Ospitone, il fiero comandante delle forze sarde opposte a quelle bizantine e destinatario di una lettera di Papa Gregorio Magno del maggio 594 nella quale lo esortava a convertire il suo popolo ancora dedito al paganesimo e all’adorazione  degli idoli.

 

Una tradizione non documentabile vuole inoltre che il villaggio divenisse la capitale delle Civitates Barbarie dalla quale i barbaricini organizzavano la resistenza ai Romani e che quindi avesse mantenuto questa funzione nella tarda antichità. In realtà sembra che il centro abitato sia di origini altomedievali e che poi sia entrato a far parte del giudicato d’Arborea divenendo il capoluogo dell’omonima curatoria.

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Circondato da uno scenario incontaminato, ricco di querce e lecci secolari, il centro barbaricino si estende su una superficie di oltre 2.500 ettarie conta attualmente 1.400 abitanti. La sua economia rispecchia quella della regione storica in cui è situato. L’attività agro-pastorale rappresenta la fonte di sostentamento principale alla quale si aggiungono quelle legate all’edilizia e al terziario. Anche l’artigianato tradizionale ha una sua parte importante in particolare per la lavorazione dell’asfodelo (iscraria in sardo) dalla quale si ricavano ceste e cestini che dànno lustro alla materia prima sapientemente intrecciata dalle mani esperte delle donne del borgo.

 

La grande piazza che accoglie il visitatore poco oltre l’ingresso del paese sembra dar conto dell’ospitalità e della giovialità degli abitanti che ne fanno spesso un punto d’incontro per eventi e manifestazioni di vario genere. Su di essa si affaccia la parrocchiale dedicata a San Michele Arcangelo, all’interno della quale si trovano alcune tavole del pittore olzaese Carmelo Floris che negli anni della sua giovinezza trascorsi presso la casa dello zio disegnava la quotidianità della vita paesana seduto su una pietra presso la chiesetta di Santa Susanna, ora completamente demolita, e spesso allietato dalla  compagnia dell’amico Giuseppe Biasi.

 

Inoltrandosi nel nucleo più antico del paese, quasi avvolti da un rincorrersi di viuzze strette e ripide gradinate, si assapora l’intimità del centro abitato, il suo raccoglimento interiore, la sua storia più autentica dove la tradizione ha radici profonde. Una chiesetta posta nel cuore del villaggio rivive in occasione della festa di Sant’Antonio Abate in onore del quale si accende un grande fuoco nella piazzola adiacente.

 

La semplicità architettonica del centro storico offre una cornice intima e familiare anche al rimbombo armonioso delle voci dei canti a tenore che a cadenza annuale risuonano in questo luogo per dare vita alla manifestazione Pastores Tenores, divenuta ormai un’importante vetrina dell’immenso patrimonio immateriale di questa isola. A dispetto di una popolazione che continua ad invecchiare, le diverse attività messe in piedi dall’amministrazione comunale insieme con il lavoro continuo delle associazioni, permettono ancora di vivere innanzitutto per sé stessi momenti corali, siano essi manifestazioni a carattere religioso o nate dalle passioni e dall’impegno dei cittadini.

 

Molto importante per gli ollolaesi è la festa dedicata a San Bartolomeo che si svolge nel mese di Agosto e vede impegnati nel comitato organizzatore dei festeggiamenti civili i ragazzi che nell’anno raggiungono la maggiore età. Sicuramente il paese si qualifica come centro di primo piano in Sardegna nella disciplina de S’Istrumpa, antica lotta corpo a corpo che dal 1959 fa parte delle lotte celtiche. Ma l’Estate nella Terra di Ospitone propone anche tanto altro come il Palio degli Asinelli o quello dei Cavallini, il Motoraduno, il Torneo regionale di morra e il raduno delle Fiat 500.

 

L’amministrazione comunale sostiene tutte queste attività e cerca di dare impulsi e stimoli sempre nuovi come la creazione di una scuola che dia linfa vitale al lavoro artigianale dell’asfodelo, evitando che un sapere prezioso ceda definitivamente il passo all’artificiosità di fredde creazioni industriali. Impegnata nella difesa del proprio territorio, l’amministrazione cerca inoltre di farne un’ideale meta di turisti alla scoperta di luoghi autentici e unici.

 

Poco distante dal centro abitato si trova l’osservatorio e centro astronomico che insieme all’orto botanico costituiscono una potenziale offerta turistica con tutte le carte in regola per attrarre gli amanti della natura tout court. La scommessa degli amministratori è quella di poter presentare la semplicità e genuinità del proprio territorio anche grazie ad un progetto di riqualificazione della zona di San Basilio, a qualche chilometro dall’abitato e dove a mille metri sul livello del mare sorge la chiesa bizantina dedicata al Santo da cui prende origine il nome dell’area, ricca anche di importanti testimonianze archeologiche.

 

Qui si ammirano capolavori della natura: spingendosi fin sulla Punta S’Ascusorgiu, detta anche finestra della Sardegna, a 1200 metri è possibile abbracciare in un unico sguardo sconfinati panorami. Sussurrerebbe Karlinger: “Là i pescatori trascinano le loro reti, coltivano nei luoghi impervi il vino intriso di quieta letizia. Dall’arco della finestra ammira il disteso cielo. Invecchia nascosto di tra i massi dei nuraghi il logorio del tempo”.