La versatilità delle erbe, a ben pensarci, non finisce mai di sorprendere: l’uomo le utilizza da tempo immemorabile per curarsi, conferire sapori speciali ai cibi, profumare e abbellire il corpo e anche  per tingere i tessuti. Intorno alla conoscenza degli effetti delle erbe sono sorte leggende e coloro che le possedevano spesso ricoprivano ruoli speciali nelle loro comunità. Oggi possiamo avvicinarci alle erbe e utilizzarle basandoci su un sapere consolidato, ma senza rinunciare al fascino della tradizione popolare i cui saperi sono stati spesso scientificamente dimostrati.

 

Apprestiamoci dunque  a conoscere  una delle più importanti piante medicinali il cui uso è andato via via crescendo nel corso degli anni, grazie alla conferma provata delle sue benefiche proprietà salutistiche: l’Ippocastano.

 

In Sardegna è chiamato Castamatzu mannu, Castagna aresta, Castangia de Indias.

 

L’ippocastano (castagno d’India) è un grande albero originario dell’Asia occidentale  e delle foreste dei Balcani, ora coltivato ed endemizzato nel bacino del Mediterraneo come pianta ornamentale soprattutto lungo i viali, nei parchi e nei giardini. I frutti erano ritenuti medicamentosi per la tosse dei cavalli: il nome della specie, infatti, deriva dalle parole greche ippos (cavallo) e kastanon (castagna).

 

La pianta è di grandi dimensioni con la chioma rotondeggiante e la corteccia scura e ruvida. È molto bella la foglia palmata che ha da cinque a sette foglioline lunghe dentate, quella centrale, di un bel colore verde intenso, è più lunga delle altre. I fiori, disposti in pannocchia piramidale rivolta verso l’alto, hanno la corolla con cinque petali uno diverso dall’altro con splendidi colori che vanno dal bianco al rosa e al rosso. Il frutto è un involucro spinoso che contiene due o tre semi, che sono le castagne.

 

I semi si raccolgono in autunno a maturazione completa, cioè al momento della loro caduta dall’albero: si tagliano in due parti, si essicano al sole o in stufa con calore non superiore ai 50 gradi; si conservano in sacchetti di tela o di carta. La corteccia dei rami si raccoglie in primavera da rami di due o tre anni, si taglia in pezzi lunghi di 3-5 cm. e si procede alla conservazione come per le castagne.

 

La droga è costituita  prevalentemente dai semi, anche se sono noti usi popolari di differenti parti dell’albero: i fiori, le foglie, la corteccia.

 

 

Componenti principali:

-triterpeni: escina, criptoescina, arcirescina, tannini catechici

 

-flavonoidi: quercetina, campferolo

 

-glucosidi cumarinici, vitamina C, D e numerose vitamine del gruppo B, proteine, zuccheri, sali minerali.

 

Attività farmacologica

 

anti edemigena, vaso costrittrice, vaso protettiva, anti nfiammatoria, fluidificante del sangue, diuretica, venotropa, decongestionante pelvica e prostatica.

 

 

Indicazioni terapeutiche:

 

uso interno

– varici, ulcere varicose

– flebiti, tromboflebiti

– edemi localizzati

– emorroidi

– capillarite

– diminuzione del tono venoso (soprattutto degli arti inferiori)

– stasi pelvica, varicocele, prostatiti, ipertrofia prostatica

– geloni, acrocianosi

 

 

Posologia:

 

Tintura madre: 30 gocce mattina, pomeriggio e sera, in poca acqua lontano dai pasti

 

La corteccia dell’ippocastano è un potente febbrifugo, spesso usato al posto della corteccia di china (8 grammi di corteccia disseccata, macerati in un litro di vino per dieci giorni, bere a cucchiai). Bisogna sapere che i preparati di ippocastano, a dosi molto elevate, possono determinare gastralgie, nausea e vomito per cui è meglio rispettare le dosi indicate.

 

 

uso esterno

 

pomata o olio di ippocastano per nevralgie, reumatismi ( soprattutto alle ginocchia degli anziani), emorroidi, varici, cellulite. Questo rimedio casalingo si può fare mettendo a macerare le castagne contuse in olio di oliva o di lino per almeno due settimane. Passato questo tempo si filtra e si conserva l’olio in bottiglietta scura frizionando dolcemente la parte dolente interessata ogni sera prima di andare a letto.

 

L’ippocastano non viene usato in cucina  ma i suoi frutti possono essere usati vantaggiosamente per la cosmesi casalinga:

 

-50 grammidella loro farina  mescolati a50 grammidi farina di avena  e impastati con olio di oliva o di mandorle dolci  formano una pasta che serve a massaggiare e nutrire le mani disidratate dai lavori casalinghi o dal freddo stagionale. Dopo ogni massaggio lavare le mani con acqua tiepida. Non usare sapone. Questo  impasto serve anche per fare un peeling per viso, collo, gomiti, talloni, ecc.

 

– Per lenire la couperose del viso si utilizza il filtrato del decotto di una manciata di castagne (tagliate a pezzi e fatte bollire per dieci minuti in un litro d’acqua).

 

Molto efficace è la cura consigliata dal Dott. Edward Bach (floriterapia) che riguarda gli stati d’animo negativi:

 

– con  le gemme dell’Ippocastano (Chestnut Bud) per le persone che hanno bisogno, come la gemma, di maturare e dare più concretezza ai loro pensieri;

 

– con il White Chestnut, o ippocastano bianco, per chi di pensieri ne ha fin troppi e ha bisogno di far rilassare la mente;

 

– con il Red Chestnut, o ippocastano rosso, per chi vive nella paura e nell’eccessiva preoccupazione per gli altri.

 

Dosi indicate: 4 gocce di questa soluzione floreale, sotto la lingua, 4 volte al giorno.

 

Curiosità

 

Un uso originale dell’Ippocastano è quello di tenere due castagne in tasca ncome portafortuna: pare allontani i malanni e, visto che ciò non comporta spese eccessive, perché non provarci?