A Nuoro e Sassari: zicoria

A Isili: làtia pròcina, gicoria, gicoria de porcus.

A Nuragus: latiedda proceddina

A Oristano, Bosa, Iglesias: erba fintza prangiu.

Nel Continente d’Italia: radicchio selvatico.

 

 

Nell’accingermi a parlare di questa pianta mi viene in mente la mia fanciullezza quando babbo e mamma portavano noi fratelli e sorelle ad aiutarli a coltivare la vite in quel di Dorgali e noi bambine raccoglievamo la cicoria, gli asparagi e i finocchietti selvatici che sarebbero stati cucinati per pranzo. Era quasi una sfida a chi raccoglieva il mazzo più grosso e pulito e grande era la nostra gioia quando ci ringraziavano per tanta bontà.

 

Questa erba spontanea, che cresce ovunque sino ai mille metri d’altitudine, è una pianta medicinale e alimentare dai benefici effetti salutari. Cresce su qualsiasi suolo, sebbene prediliga quello calcareo, purché non sia caratterizzato da ristagni d’acqua. Ama il pieno sole e la si trova un po’ dappertutto: dai campi poco arati, ai bordi delle strade, fra i ruderi, negli orti e persino nel prato di casa in città. La cicoria selvatica è una pianta perenne con una radice a fittone grossa e rugosa, biancastra all’interno. Il fusto, sottile, eretto, alto da50 a120 centimetri, è molto ramificato e ricoperto da peli setolosi. Il seme è racchiuso in un involucro che ha nella parte superiore una coroncina di piccole squamette.

 

I semi maturano da agosto all’autunno, cadono nel terreno e germinano dopo le prime piogge autunnali. Le piantine aspettano il primo inverno di vita per fiorire. In primavera spuntano i nuovi germogli che rapidamente si trasformano in fusti, dai quali poi avranno origine i fiori. Essi, raggruppati in capolini, sono di un bel colore celeste: si schiudono all’alba e si richiudono, decolorandosi, alla sera o nelle giornate uggiose. In natura ci sono fiori splendidi, ma a mio parere, non esiste un fiore che sia di un azzurro più sorprendente e più bello della cicoria.

 

Fioriranno tutta l’estate e, a differenza del tarassaco, una volta maturi non formano il caratteristico soffione.  Tutta la pianta secerne un lattice biancastro. Le foglie durano tutto l’inverno e si seccano durante la fioritura. Hanno forma allungata-lanceolata, con margine più o meno dentellato; le foglie del fusto sono gradatamente più piccole.

 

Si perde nei tempi il consumo di questa pianta dal gusto un po’ amaro sia come erbaggio che come medicinale. Bisognerebbe farne uso abituale, di questa verdura, soprattutto cruda perché cuocendo perde un po’ le vitamine e i sali minerali.

 

Si usano preferibilmente le foglie e le radici fresche, in loro mancanza anche le secche.

 

Componenti benefiche e principi attivi:

 

La cicoria contiene un principio amaro, la lactucina; inulina; mucillagini; cumarine, flavonoidi, pectine, alcune vitamine del gruppo B, vitamina C, K e provitamina A. Contiene anche molti sali minerali tra cui potassio, calcio, ferro.

 

È assai ricca di proprietà terapeutiche. I principi in essa contenuti che conferiscono il sapore amaro stimolano le funzioni del fegato e dei reni con effetto depurativo, diuretico e ipocolesterolemizzante. È quindi disintossicante, permette una purificazione del sangue e un conseguente benessere generale dell’organismo e specialmente della pelle (aiuta nella cura delle dermatopatie). Ha un effetto tonico, digestivo e leggermente lassativo per l’alto contenuto di inulina, una sostanza che stimola l’evacuazione e ripristina la flora intestinale. È utile contro la stitichezza cronica, in presenza di colon irritabile e di meteorismo (eccessiva presenza di gas nello stomaco e nell’intestino).

 

La radice ha anche un effetto ipoglicemizzante ed è perciò consigliata ai diabetici, inoltre contiene una buona quantità di fosforo che ne fa un buon tonico generale.

 

 

Preparazioni e dosi:

 

–         decotto di radici: un pugno in un litro d’acqua, bollire per 10 minuti. Filtrare e berne 3 tazze al giorno dopo i pasti per stimolare la digestione e nelle malattie della pelle.

 

–         infuso di foglie: tagliate fini e lasciate per 20 minuti in acqua bollente. Berne una tazza a digiuno al mattino e una la sera per contrastare la stitichezza.

 

Per chi non ha tempo o pazienza per preparare le tisane c’è la possibilità di curarsi ugualmente utilizzando la Tintura Madre nella misura di 40 gocce mattina, pomeriggio e sera, in poca acqua, prima dei pasti.

 

Ma la cicoria può (anzi, dovrebbe) essere frequentemente adoperata nell’alimentazione quotidiana, per usufruire dei suoi benefici effetti depurativi anti-tossine. È un ortaggio che si adatta a molte preparazioni alimentari. Può essere infatti mangiata in insalata, come verdura cotta, nelle minestre e zuppe e può perfino sostituire in maniera benefica il caffè (era molto consumato nei tempi passati, nei periodi di carestia e di penuria di generi alimentari). Le sue radici torrefatte e macinate costituiscono un’ottima bevanda calda, consigliabile soprattutto agli anziani in caso di gotta, renella, idropsia e contro le febbri autunnali e primaverili.

 

Sapevate che questa pianta era già conosciutissima quattromila anni fa? Ne abbiamo notizia dal papiro egizio di Ebers. Sembra infatti che il nome latino Cichorium derivi dalla lingua egiziana, nella quale forse stava a significare “io vado nel campo”. Sappiamo anche che molti grandi studiosi di fitoterapia e farmacologia del passato ne consigliavano l’uso; Dioscoride la raccomandava per fortificare lo stomaco, Plinio per depurare il sangue, Galeno per curare il fegato, Orazio diceva di trarre beneficio dal suo utilizzo, insomma ogni periodo storico ha riconosciuto le virtù medicinali della cicoria, del resto tuttora confermate.

 

 

E il fiore?

 

Il fiore della cicoria selvatica – chicory – è usato nella floriterapia (letteralmente significa terapia con i fiori) di Bach come rimedio per chi ha atteggiamenti eccessivi verso se stessi e gli altri. Eduard Bach era un medico Gallese (1886-1936) che, convinto che le malattie fossero generate da stati d’animo negativi (paure, preoccupazioni, ansia, tristezza, sensi di colpa….) si dedicò alla ricerca di rimedi in grado di curare queste “malattie” interiori. Egli scoprì che esiste una correlazione tra le emozioni umane e i fiori ed elaborò una sua personale tecnica di estrazione delle essenze floreali, lasciandoci ben 38 rimedi, con caratteristiche peculiari, oggi conosciuti e largamente  utilizzati dai terapeuti.