Arctium lappa l.  famiglia –  Composite –

Nomi italiani:

Bardana  –  Lappa

Nomi Sardi:

Cardajone a Laconi

Caciucciu   a Fonni

Cardu tingiosu, Cima de pane, Curcusone, cuscusone, isprone  in Logudoro

Cardu tinzosu   a  Nuoro

Piga-pighedda ad Aritzo- Belvì

Attacca carzones, Bardana, Bardu tumbarigu in varie località dell’Isola.

 

L’azione della bardana è importante nelle dermatosi in genere e non solo nelle forme allergiche. Depurativa per la sua azione diuretica e azoturica, uricosurica e lassativa.

Ipoglicemizzante per la presenza dell’acido guanidino-n-butirrico e i flavonoidi.

Le polienine (composti insaturi)  svolgono attività antiflogistica, antisettica, antimicotica, antibiotica ( in particolare se presente lo Staphylococcus).

L’acido arctico favorisce l’azione dermopatica soprattutto sulla pelle grassa, seborroica e impura; caratteristiche correlate alla funzionalità epatica che viene agevolata dai lignani presenti  incentivando l’attività coleretica e depurativa da scorie azotate, lipidiche, inquinanti ambientali.

 

Le foglie della Bardana, sono in Sardegna una delle manifestazioni vegetali più grandi in assoluto. Se in pieno campo si viene colti dalla pioggia, una sola foglia, a mò di ombrello, consentirà di arrivare asciutti al riparo.Tale grandezza fisica segnala anche al più disattento osservatore la grande utilità di questa pianta. Che in natura niente avvenga a caso non è una mia frase, ma aiuta a capire che sì, insomma no est manna indebbadas.

Il copioso elenco dei nomi sardi la dice lunga sull’esasperato individualismo delle varie genti che abitano l’Isola. Ogni gruppo, chiuso nel suo isolamento, dava lo stesso nome a piante diverse, con attività farmacologica completamente opposta, per confondere  e/o  indurre gli abitanti dei paesi confinanti in errore e in ogni caso per mantenere l’egida sul proprio sapere. Come risultato si aveva che la pianta che in una località giovava alla salute in un’altra ammazzava.

Succede anche ai giorni nostri. Leggiamo spesso di gente avvelenata dalla Mandragola o dal Giusquiamo che sotto forma di insalata o di tisana non sono certo da consigliare. Chiamiamo quindi la pianta col binomio latino e al massimo, per abbreviare, usiamo il termine Bardana per far capire di quale pianta si tratta.

 

Parti usate:

La radice del secondo anno- Decotto da  20 a 50 grammi per un litro di acqua buona. Far bollire 12 minuti a fuoco lento, col recipiente coperto, riposo 10 minuti. Bere un bicchiere abbondante la mattina a digiuno e il resto durante il dì  in 2/3 volte sempre a orari prestabiliti.

Le foglie fresche, raccolte a luglio-agosto: succo per frizioni e impacchi

Le foglie essiccate,  in infuso:   6 gr. in 200 di acqua, riposo 30 minuti, 2/3 tazze al dì.

I semi a maturazione: 10 gr. in 200 di acqua: bollire 5 minuti – 2/3  tazze al dì.

Estratto secco: capsule, da 3 a 6 al dì secondo i casi

Tintura madre:  40/50 gocce tre volte al dì con poca acqua.

Tintura vinosa, (Enolito): 40 grammi di radici in un  litro di vino bianco a macero per 5 giorni, un bicchierino due volte al dì dopo o lontano dai pasti.

Cataplasma: per crosta lattea, emorroidi. Mettere a cuocere in un pentolino una manciata di foglie fresche lavate e asciugate, con poco latte. Quando questo sarà evaporato disporre le foglie cotte su una garza e applicare sulla parte malata.

 

Il decotto da bere sino alla soluzione del problema è in via generale un ottimo disintossicante – depurativo che se usato sistematicamente giova nella prevenzione e cura di: acne, dermatosi, eczema squamoso, eruzioni cutanee, seborrea, forfora, anche secca.

Sempre il decotto, ma anche l’infuso delle foglie essiccate, potrà essere usato per frizioni in  caso di forfora o di seborrea e per lavaggi o compresse ben imbevute e applicate sulle parti interessate per mezz’ora.

Negli eczemi, nelle lesioni cutanee a seguito di malattie esantematiche (morbillo, varicella ecc.), nelle eruzioni cutanee puntiformi  o papulose ma anche in caso di ferite, foruncoli, lupus, piaghe da decubito, ulcere atoniche. Per queste ultime giova apporvi le foglie fresche macerate nell’olio d’oliva. Nel morbillo: bere un cucchiaino ogni 5 minuti: completa l’eruzione in 2 ore e si ha la guarigione in 3 giorni.

 

Nei casi di gotta si berrà tale decotto a bicchieri ogni ora del dì e della notte, finché dura il tormento. Alla sua cessazione  si continuerà per sette-dieci giorni con un litro al giorno. Il soggetto predisposto a questa patologia dovrebbe ciclicamente e almeno  per dieci giorni ogni tre mesi somministrarsi tale preparato. Dato che sicuramente ha già individuato quali sono gli alimenti scatenanti, se proprio non riesce a farne a meno ( spesso la scusa sono le relazioni sociali ) dovrà, se vuole evitare poltrona e sgabello con cuscino, far seguire a tale alimentazione minimo 3 giorni di decotto.

 

Decotto dei semi; incrementa in maniera significativa la diuresi favorendo il ricambio e riducendo la ritenzione idrica. Ha inoltre una buona attività litontritica agevolando la riduzione dei calcoli renali, facilitandone quindi l’espulsione. Giova ricordare che il principale dei diuretici è sempre l’acqua, per cui il consiglio è di berne tanta.

I principi attivi contenuti nella bardana  hanno una riconosciuta azione farmacodinamica ipoglicemizzante, per cui è un valido aiuto per il goloso che si lascia trascinare alla trasgressione alimentare da un frutto o da un dolce  proibito. Eviterà, bevendo l’infuso, la sgridata del dottore per l’innalzamento dei valori glicemici.

Se dopo l’uso il sintomo persiste, è naturalmente buona norma rivolgersi al medico. Viceversa, se le cure mediche non hanno sortito buon esito, rivolgersi alla Bardana.