UN’OASI DI BELLEZZA NEL CUORE DELL’ISOLA
Un immenso parco urbano nel cuore della Sardegna, ricco di cascante e ruscelli e ombreggiato da piante e alberi di ogni specie: ci troviamo a Laconi, comune della provincia di Oristano nella regione storica del Sarcidano. Qui la famiglia dei marchesi Aymerich diede vita duecento anni fa a una rigogliosa area verde di ben 24 ettari: a volerla fu don Ignazio Aymerich Ripoll, senatore del Regno d’Italia e appassionato di botanica, che a partire dal 1830 iniziò a arricchire l’area con tantissime piante anche rare ed esotiche portate da viaggi lontani.
Chi entra nel parco oggi si trova davanti a suggestivi sentieri di lecci, carrubi, magnolie, querce e olivastri impreziositi da tantissime varietà di orchidee autoctone (tra cui anche due che da qui prendono il nome, ophris laconensis e ophris sarcidanis) o può addentrarsi in mezzo alle essenze mediterranee. Tra i giganti del parco c’è il grande Cedro del Libano, messo a dimora nel 1835 quando aveva pochi anni, che oggi ha raggiunto un’altezza di 25 metri e una circonferenza di 415 centimetri; è uno dei primi esemplari del genere introdotti in Europa, e la sua particolarità, oltre alla struttura “a candelabro” con i rami che crescono orizzontali, è la sua essenza che lo rende estremamente resistente.
Vediamo poi un esemplare di cedro dell’Hymalaia, il pino di Corsica, il taxus baccata conosciuto come l’albero della morte, o la thuia orientalis. Tante le rarità, come la Pyracantha coccinea o agazzino, unico esemplare in Sardegna, o la collectia cruciata.
Il parco Aymerich, che si estende dal paese fino all’altipiano di Laconi, dal 1990 è di proprietà della Regione Sardegna che lo gestisce tramite l’Agenzia Forestas. Si può dividere in due zone: nella prima si vedono le tracce storiche con l’insediamento medievale, la seconda è quella di interesse ambientale e naturalistico.
Il Castello venne costruito nel 1053 per segnare il confine tra i giudicati di Arborea e Cagliari e ampliato nei secoli successivi. Sappiamo poco della sua architettura, di cui oggi sopravvivono pochi resti: aveva un impianto rettangolare con una torre che nel XVIII secolo venne usata come carcere. L’ingresso ad arco portava a un passaggio voltato a botte che a sua volta immetteva in una corte. Conosciamo la grande sala di rappresentanza di cui sono arrivate fino a noi alcune sedute in pietra, una finestra gotica e un lavabo che serviva per i commensali.
Non abbiamo documenti storici con mappe o planimetrie, ma gli atti del processo sulla morte della giovane Isabella Aymerich, assassinata nel 1616 nella sua camera da letto, ci danno una sommaria descrizione della sua architettura: le sei stanze da letto si trovavano al piano superiore, a ridosso di un ballatoio proprio sopra la sala di rappresentanza. Per l’omicidio di Isabella venne accusato e condannato il marito don Salvatore di Castelvì. Il delitto potrebbe essere legato a un’altra morte sospetta, quella di un chierico molto amico della donna, trovato ucciso pochi giorni prima nel bosco. Una vicenda drammatica, che ha lasciato un’eco nelle leggende locali attorno a un fantasma che si aggirerebbe tra le rovine del castello.
Lasciate le mura medievali, ci addentriamo nel grande parco dove si sente continuo in sottofondo lo scorrere dell’acqua tra rivoli, ruscelli e cascate anche di dimensioni notevoli. Con i suoi 12 metri d’altezza la più grande è la Cascata Maggiore, ricca d’acqua anche nei mesi estivi, interessante perché custodisce un esempio raro di formazione di travertini di cascata alimentati dal bicarbonato di calcio molto presente nell’acqua percolante. I muschi che crescono sulle rocce contribuiscono a restituire un tocco fiabesco a questo angolo suggestivo.
Disseminate tra la vegetazione si osservano diverse grotte e cavità naturali, la cui importanza è legata a vicende storiche: durante la seconda guerra mondiale Laconi come molti altri paesi sardi accolse gli sfollati cagliaritani che sfuggivano ai bombardamenti delle forze alleate che si abbatterono nel 1943 sulla città, e il marchese Aymerich aprì il parco per offrire loro ricovero. Anche le grotte ospitarono le persone che non avevano più un tetto.
Il Parco Aymerich, visitabile tutti i giorni, offre oggi ai visitatori un incantevole spazio per immergersi tra storia antica e recente, natura, silenzio e bellezza.
Francesca Mulas
Realizzato in collaborazione con la Regione Autonoma della Sardegna , Assessorato del Turismo , Artigianato e Commercio.
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