Tra il 9 e il 10 luglio 1899, nella densa boscaglia di Morgogliai a 30 km da Orgosolo, si verificò un durissimo conflitto tra carabinieri e latitanti. Rimasero uccisi il famigerato bandito Virdis, i fratelli Serra Sanna e il latitante Pau. Dall’altra parte persero la vita il carabiniere Moretti e il soldato Amato, ferito il vicebrigadiere Gasco. Creduto morto, l’unico a farla franca fu Giuseppe Lovicu, che riuscì a salvarsi la pelle – come sostiene Giovanni Ricci in Sardegna Criminale – arrampicandosi su un albero e restandoci per ore e ore.
Si trattava dell’ennesima partita di caccia all’uomo, che in meno di due mesi aveva portato alla cattura di 64 latitanti, su 25 dei quali pesava una taglia. I più importanti quotidiani dedicarono molta attenzione al fatto. L’Unione Sarda, in un articolo dell’11 luglio lo descrisse in questo modo: “Il comandante della compagnia dei carabinieri di Nuoro, capitano Petella, aveva avuto notizia che i famigerati latitanti fratelli Serra Sanna, Pau, Lovico e Virdis, si aggiravano nella intricata foresta di Morgogliai… Iersera dispose un concentramento di numerosi carabinieri dell’arma…
Protetti dalla oscurità (erano circa le 3.45) essi poterono arrivare fino a circa 30 m. dal fitto riparo di rami e alberi, nel quale stavano appostati i 5 latitanti”. Uno dei ricercati, accortosi del pericolo, avvisò i compagni con una fucilata: “Alla detonazione il brigadiere Cau e quindi gli altri militari, spararono in direzione dell’albero donde partì il colpo… i latitanti gettandosi attraverso la foltissima boscaglia fuggirono precipitosamente dopo aver scaricato i loro fucili addosso ai militari, che risposero con una ben nutrita scarica, uccidendo il latitante Virdis Tommaso”.
Nel successivo scontro rimase ucciso Giacomo, uno dei fratelli Serra Sanna. La sua taglia era di 8 mila lire. I militari, in unica squadra, procedevano, ma da uno dei latitanti, ben appostato, partì un colpo che ferì alla gola Lorenzo Gasco, della stazione di Dorgali. Nonostante tutto la battuta proseguiva, non per il carabiniere Aventino Moretti della stazione di Oliena che, colpito in pieno da una palla, cadde morto. Era stato lui a uccidere il leggendario Corbeddu, nel settembre dell’anno prima. Stessa sorte toccò, il giorno dopo, a Giuseppe Amato, della 3.a compagnia del 67.o fanteria. Racconta l’Unione: “Verso le ore 15.15 il soldato… si era momentaneamente allontanato da uno dei gruppi di militari appostati per impedire la fuga dei latitanti, onde dissetarsi al torrente sottostante.
Per fare più presto avea consegnato ai compagni il fucile, ma mentre si trovava chinato nel torrente fu assalito alle spalle dai latitanti Serra Sanna Elia e Pau Giuseppe che scalzi tentavano di uscire dal bosco, e con un colpo di fucile lo freddarono”. Fu l’ultima vittima dei due: al rumore dello sparo accorsero i carabinieri che, scaricando su di loro una impressionante potenza di fuoco, li uccisero. Dall’articolo dell’Unione del 13 si scopre qualcosa di più sul passato dei banditi: “I Serra Sanna si erano resi tristemente famosi con bandi proibenti il lavoro nei campi e nei vigneti di taluni proprietari. L’Elia (12 mila e 500 lire di taglia, ndr) era il più feroce. Doveva rispondere di parecchi omicidi… Il Giuseppe Pau (la sua taglia era di 8 mila lire, ndr) era socio di tutti i malandrini che più si distinguevano… si unì al Castangia, morto questo al Corbeddu e al Mulas, poi al Berrina e ai latitanti nuoresi. Doveva rispondere di 5 omicidi… non era un ladro, assassinava per vendetta”.
Il giorno dopo il quotidiano cagliaritano descrive le esequie dei militari: “Stamane alle 10 avvennero i solenni funerali, a spese del comune di Orgosolo. Riuscirono imponenti come mai qui se ne erano visti. Il corteo mosse dalla caserma attraversando l’intero paese. Lungo le strade, folla immensa. Molti piangevano. Facevano ala 300 tra carabinieri e soldati di fanteria… Tutti rimpiansero, con affettuose parole, le due vittime del dovere”.
Per i latitanti, invece, nessun onore. Seppelliti sempre nel cimitero di Orgosolo, gli furono rifiutati i riti ecclesiastici per volontà del vescovo di Nuoro monsignor Demartis. Se con Morgogliai si chiude un periodo tremendo fatto di violenze, morte e paura, d’altra parte questa battaglia dà fama eterna a un mondo, quello dei temutissimi banditi sardi dell’ottocento. La latitanza del Lovicu, sul quale pendeva una taglia di 12 mila lire, durò ancora per qualche tempo, fino a che l’orgolese non trovò la morte, sempre in conflitto coi carabinieri, nel luglio del 1901, a Oliena.