Nell’immaginario collettivo la Sardegna è un paradiso incontaminato, ma la nostra isola ha
purtroppo anche un altro volto. Oltre al drammatico inquinamento dovuto alle industrie pesanti e alle basi militari anche le nostre campagne sono spesso utilizzate come discariche abusive. È davanti agli occhi di tutti per esempio lo stato delle cunette di molte strade che sono diventate un lungo e capiente contenitore di spazzatura. Percorrendo per esempio la 131 “ammiriamo” nelle cunette cumuli d’immondizia di ogni sorta. Allontanandoci poi dalle vie principali le condizioni non migliorano. Se per esempio ci concediamo una salutare passeggiata nella pineta dei Comuni costieri (Sassari, Porto Torres, Sorso) è impossibile non notare tra la preziosa flora, materassi, pneumatici, sanitari, materiale elettrico e materiale di risulta, carcasse di auto e una quantità indescrivibile di amianto. Ecco che la nostra passeggiata si trasforma in un tour degli orrori, in una visione violenta di attacco all’ambiente e al territorio dettata spesso dall’ignoranza e dall’abbandono delle campagne. La cosa è ancora più grave se consideriamo che spesso queste discariche vergognose si trovano in un sito SIC (sito d’interesse comunitario). Lo stagno di Platamona è, infatti, per estensione e per rilevanza della biodiversità, una delle più importanti zone umide del nord Sardegna. Ai sensi della “Direttiva del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e semi naturali e della flora e della fauna selvatiche” n. 92/43/CEE è stato classificato come sito d’importanza comunitaria (SIC ITB010003).
Inoltre, un’area più vasta, estesa per circa250 hache ricomprende lo stagno stesso, è stata dichiarata “oasi permanente di protezione faunistica e di cattura” con D.A. della Regione Autonoma della Sardegna n. 18 del 31.01.1996. Un tesoro preziosissimo che meriterebbe ben altre tutele. Il piano di gestione dello Stagno di Platamona (un documento di ben 230 pagine), non prevede stranamente la rimozione delle discariche che giacciono nella perimetrazione SIC e anzi nello stesso piano si legge “a breve non sono in programma ulteriori interventi, neppure in fase di progettazione”.
Pertanto se è vero che il degrado e l’inciviltà possono essere ascritti spesso ai cittadini poco rispettosi dell’ambiente, non si possono ignorare responsabilità politiche ben precise. La nostra iniziativa è rivolta dunque sia a sensibilizzare i cittadini sardi a una maggiore tutela verso il nostro patrimonio e risorsa economica più grande che è l’ambiente, sia a denunciare il lassismo delle amministrazioni comunali che spesso si voltano colpevolmente dall’altra parte davanti all’esigenza puntuale di pulire il territorio o di
segnalare le discariche agli organi competenti. La campagna del Fronte Indipendentista Unidu prende spunto dalle numerose foto segnalate dai cittadini nel gruppo facebook Muntonàrgios de birgòngia perché siamo convinti che l’indipendentismo debba essere
un movimento popolare che inizi a cambiare lo stato di cose presenti fin da subito, operando anche profonde e radicali trasformazioni culturali nei comportamenti e nelle abitudini dei sardi stessi. Il sistema coloniale ci ha abituato a considerare la nostra terra come povera e arida da un punto di vista economico e la nostra cultura come un inutile retaggio del passato. L’indipendentismo deve rieducare il popolo sardo all’amore e alla cura della propria terra e della propria cultura anche a partire dal recupero del senso civico e del rispetto degli spazi comuni e dell’ambiente. Il Fronte Indipendentista Unidu pertanto tappezzerà di manifesti i comuni interessati da questo fenomeno per suscitare un clima culturale di rigetto di tali ignobili e autolesioniste pratiche e per
invitare le amministrazioni e le autorità competenti a vigilare maggiormente su tale preoccupante fenomeno in piena espansione. Inizieremo con i comuni si Sennori, Sorso e Osilo distribuendo a tappeto i manifesti della campagna e proseguiremo fino a coprire i territori via via segnalati dai cittadini sul gruppo Muntonàrgios de birgòngia.