Ci sono luoghi in Sardegna dove l’arte si intreccia profondamente con il paesaggio, il territorio, i paesi. Il viaggio di oggi ci porterà a scoprire Orani, Ulassai, San Sperate e San Gavino Monreale: luoghi in cui l’anima di creativi, artisti e artigiani oltrepassa le stanze dei musei e arriva sui muri, nelle strade e nelle piazze.

Nel centro dell’Isola, chi passa per Orani non potrà non sentire la presenza, delicata e imponente allo stesso tempo, di Costantino Nivola, che insieme a Francesco Ciusa, Maria Lai e Pinuccio Sciola è uno degli artisti sardi più conosciuti e amati in tutto il mondo.

Orani accoglie oggi la più grande collezione al mondo delle opere di Nivola, che qui nacque il 5 luglio del 1911, quinto dei dieci figli di un muratore. Il museo che porta il suo nome conserva oggi oltre duecento tra sculture, dipinti, terrecotte e progetti diversi: un viaggio attraverso la storia dell’artista oranese, dai suoi esordi (appena quindicenne, il pittore sassarese Mario Delitala lo volle come apprendista per dipingere l’Aula Magna dell’Università di Sassari) alle prime mostre di disegni e dipinti fino ai grandi successi americani, passando per il lavoro alla Olivetti, la vita a Parigi, l’adesione alla causa antifascista, i grandi progetti di architetture e sculture, la direzione di riviste e periodici, i murales tra Orani e gli Usa, e l’attività di insegnante. Costantino – Antine era un’anima curiosa e attenta agli stimoli che il quotidiano gli offriva. Non smise mai, fino alla sua morte avvenuta nel 1988, di sperimentare su materie e modalità espressive diverse, e il Museo di Orani mette in luce proprio questa grande varietà di tecniche e suggestioni che hanno sempre caratterizzato il suo percorso.

Guarda il video – Costantino Nivola

L’opera di Nivola a Orani non è chiusa solo nelle sale espositive: oggi grazie all’impegno dell’amministrazione comunale e degli oranesi, a un finanziamento regionale e alla supervisione della Fondazione Museo Nivola, prende vita, a settant’anni dalla sua progettazione, il “Pergola village”, idea che Nivola pubblicò per la prima volta sulla rivista Interiors nel 1953. Un’utopia, quella di Antine: unire il paese tramite un filo verde, quello della vite vergine, che avrebbe dovuto legare le case in uno spazio condiviso dove vivere, insieme, in armonia. Un  altra opera che ha varcato gli spazi del museo è il graffito di Sa Itria, realizzato nella facciata della chiesa della Madonna di Itria nel 1958.

Guarda il video – Maria Lai

Da Costantino Nivola a Maria Lai, dalla Barbagia all’Ogliastra: Ulassai, paese di origine di Maria, accoglie oggi la Stazione dell’Arte, vecchia stazione ferroviaria adibita a museo di arte contemporanea. Il museo nasce nel 2006, pochi anni prima della scomparsa di Maria Lai, con la donazione di 140 opere che raccontano il percorso della Lai tra pittura, scultura, installazioni e progetti di arte pubblica anche con documenti e video interviste. Ma lo straordinario mondo di Maria, costretta a lasciare la sua famiglia e il paese da bambina a causa della sua salute cagionevole, cresciuta dagli zii a Cardedu, allieva di Salvatore Cambosu (che le trasmise insegnamenti preziosi, come la frase “non importa se non capisci, segui il ritmo”), artista donna in un mondo di uomini, sperimentatrice curiosa e perennemente incantata dalla poesia, dalla natura, dalle favole, lascia le sale espositive e permea l’intero paese. A cominciare dallo spazio esterno della Stazione dell’Arte, che ospita tre installazioni (tra cui il monumento ad Antonio Gramsci) per arrivare al Museo all’aperto: dal centro abitato di Ulassai dove vediamo diverse opere come il Lavatoio comunale trasformato da Maria, Costantino Nivola, Luigi Veronesi e Guido Strazza, fino alla periferia, con “La casa delle inquietudini”, Le capre cucite”, “La scarpata”, “Il muro del groviglio” e altre installazioni. Indimenticabile poi la performance di arte pubblica da cui tutto è cominciato: “Legarsi alla montagna” è un’azione collettiva pensata da Maria come “monumento ai vivi” al posto di un “monumento ai caduti” per il quale era stata contattata dall’amministrazione comunale. L’idea parte da una vecchia leggenda del paese, la storia di una bambina che riuscì a salvarsi dalla frana della montagna per aver seguito un filo celeste. Quell’8 settembre 1981 Maria Lai chiamò tutto il paese: la montagna di Ulassai venne “legata” con 27 chilometri di nastro celeste, portato fino in cima da tre scalatori arrivati da Cagliari, e l’intera operazione viene filmata da un altro artista, Tonino Casula. Il messaggio era semplice e chiaro: l’arte, la poesia, sono fonti di incontro, armonia e salvezza.

Guarda il video – Pinuccio Sciola

Dal centro della Sardegna al Campidano: San Sperate, paese di agricoltori, negli ultimi cinquant’anni è diventato uno straordinario Paese Museo conosciuto in tutto il mondo. L’intero centro è decorato da murales firmato da tantissimi artisti non solo sardi, ma la spinta artistica più forte è arrivata da Pinuccio Sciola, nato a San Sperate nel 1942 e scomparso quattro anni fa. Era il 1968 quando Sciola, insieme a Raffele Muscas e Angelo Pilloni, pensò di imbiancare i muri grezzi del paese per creare una grande tela da dipingere. Cominciò così una straordinaria stagione artistica e culturale che ha portato il piccolo centro contadino a diventare punto di riferimento del muralismo sardo. Con le sue duecento opere è il comune sardo che conta più murales in Sardegna, firmati da pittori professionisti o di passaggio, bambini, ragazzi e adulti, paesani e stranieri. I murales non sono l’unico vanto di San Sperate: il Giardino Sonoro, laboratorio nato negli anni Settanta dentro un agrumeto e divenuto nel tempo un suggestivo spazio espositivo, racchiude l’essenza dell’incredibile creatività di Pinuccio Sciola. Chi percorre il Giardino Sonoro (dove lo stesso Pinuccio prima di morire accompagnava i visitatori) si immerge tra grandi massi di basalto e calcare, trasformati in “pietre sonore”, “pietre elastiche”, “semi” e altre preziose sculture capaci di sprigionare suono, luce ed energia.

Guarda il video – Non solo Murales, San Gavino M.

Dal muralismo delle origini alla street art contemporanea: cinquant’anni dopo le prime pitture sui muri a San Sperate, un altro centro del Campidano, San Gavino, si è arricchito di una preziosa collezione di murales. Tutto è iniziato nel 2014, quando un gruppo di ragazzi fondò l’associazione culturale “Skizzo” per ricordare un amico scomparso e Giorgio Casu, artista sangavinese, firmò il dipinto omonimo. Da allora il paese ha ospitato eventi e manifestazioni con il nome di “Non solo murales di San Gavino Monreale”, con artisti locali come Pina Monne, Andrea Casciu, La Fille Bertha e Crisa e nomi di fama internazionale come Ericailcane, Spaik, Bastardilla invitati a decorare le facciate delle case e i muri delle strade. Attualmente San Gavino è impreziosita da oltre sessanta opere che decorano strade, piazze, facciate delle case; tra queste c’è “Don Chisciotte”, che con i suoi 320 metri quadri è uno dei murales più grandi di tutta l’Isola.

Francesca Mulas

Realizzato in collaborazione con la Regione Autonoma della Sardegna , Assessorato del Turismo , Artigianato e Commercio.
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Foto dei murales: ©Andrea Altea

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Giorgio Casu - Don Chisciotte
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Francesco Del Casino - Gramsci
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