Una storia semplice di passione. Passione e amore per la fotografia, per la natura. Matteo Algranati  lo conosco da quasi vent’anni, complice lo stesso ambiente lavorativo, aveva un desiderio peculiare: partire dall’hinterland milanese dove è nato e cresciuto per tornare in Sardegna, rimembrando un viaggio fatto tantissimi anni fa, con la moglie Monica, per scoprire o riscoprire angoli suggestivi che solo la natura, complice la regalia del Mediterraneo, sa accordare. Blogger (www.algranati.it) che si occupa di tutte la passioni della sua vita, oltre alla fotografia, i viaggi, gli acquari, il mare tanto per citarne alcune, al suo rientro dall’isola, come un torrente in piena, enuncia sulle giornate appassionate trascorse al di là del Tirreno. Ascoltarlo enfatico e meticoloso nel dare un volto ai particolari più preziosi, ha donato a me gioia e curiosità, che vivo e respiro quotidianamente di Sardegna. Come nel decantare la riserva di Monte Arcosu, una passeggiata naturalistica infinita sotto un sole primaverile ed una luce accecante che Milano non conosce, in un’area preservata di proprietà del WWF. È la più estesa in Italia ed è la superficie dove viene salvaguardato il cervo sardo. L’habitat naturale ospita una vasta estensione di macchia e foresta mediterranea. “Un incanto – afferma Matteo – una specie di itinerario fra le specie arboree più rappresentative del periodo”. Il Monte Arcosu per Matteo era l’obiettivo per perpetuare esemplari faunistici che sono l’elemento di maggiore interesse. Nella riserva sono attualmente vigenti oltre mille esemplari di animali, ma è probabilmente in quest’area che il cervo raggiunge la massima densità. Animale piuttosto schivo, il cervo sardo trova nella macchia-foresta il suo habitat ideale in cui rifugiarsi e può essere avvistato solo con silenziosi e pazienti appostamenti. Per Matteo gli equanimi principali erano gli uccelli che vivono nella riserva. Ammonterebbero a circa 70 specie. Il maggiore interesse si concentra sui rapaci, e la presenza più autorevole è quella dell’Aquila reale, la cui popolazione è dell’ordine di pochissime decine di coppie in tutta l’isola.

 

Nelle personali immagini di Matteo diverse varietà di uccelli fotografati nel giro di pochissimi chilometri: garzette, aironi maggiori, aironi cinerini, cavalieri d’Italia, marzaiole, falchi e poiane con una Nikon D610 con Obiettivo Tamron 150-600, specifico nel fotografare animali con l’utilizzo alternativo di un Grandangolo Sigma 14-24. E poi il piatto forte rappresentato dai fenicotteri rosa: quelli fotografati nell’area di Cagliari, negli stagni di Santa Gilla e del Molentargius, luoghi fra i più considerevoli della sosta europea dell’incantevole trampoliere. Gli appostamenti all’alba e al tramonto di Matteo per immortalarli in almeno cinquecento rappresentazioni. Per molti anni i fenicotteri hanno frequentato gli stagni dell’area cagliaritana senza nidificare, probabilmente a causa della pressione antropica e dei predatori di uova (soprattutto gabbiani). Negli ultimi anni hanno ripreso a nidificare fra la vegetazione spontanea della palude.

 

Un monitoraggio del 2004 ha censito oltre 6000 coppie nidificanti.  Una bella esperienza quella che Matteo mi racconta, insaporita anche dall’ottima cucina tipica sarda e dall’altrettanto rinomata accoglienza: la gentilezza delle persone e la pulizia dei locali e delle stanze d’albergo, lo hanno colpito. Particolarmente suggestionato, rientrando dal viaggio fatto sino a Carloforte all’altezza di Chia, dove a Capo Spartivento, all’altezza della stretta piana costiera sulla quale insistono le formazioni collinari, prevalentemente rocciose, che costituiscono le pendici meridionali dei Monti del Sulcis, ha assistito affascinato al matrimonio tra terra e acqua in una mescolanza di colori e situazioni davvero seducente. “Io e Monica – mi spiega Matteo – eravamo in un paradiso che le Maldive si sognano”.

 

Rimane quella pecca tipica della Sardegna, che a conti fatti rappresenta la lacuna principale dell’isola che ancora oggi impreparata a “fare turismo” tutto l’anno, al di là del costo spesso proibitivo dei trasporti. “In un’area incantevole come quella – ribadisce Matteo – praticamente non abbiamo incontrato nessuno”. Quando si riuscirà a far si che la stagione turistica sia composta non solo dai canonici mesi estivi? Ce lo chiediamo tutti, anche il Matteo di turno, che in un breve viaggio d’inizio primavera ha scoperto ‘esclusività di un’isola per molti versi ai più sconosciuta.