Quando la mattina di lunedì 23 agosto, dalla scaletta del mercantile Siem Pilot sono scesi 963 migranti, le polemiche sul loro arrivo avevano già occupato gli spazi delle agenzie di stampa. Ma ad inseguire l’intolleranza e la paura, in Sardegna, si rischia di allontanarsi dalla proprie origini, dalle radici e di essere altro rispetto a quel popolo che ha subito invasioni, quelle che lasciavano i morti in battaglia e che sottomettevano un popolo mai vinto. I sardi sono diventati tolleranti per natura, nei geni, negli occhi e nella pelle, hanno avuto la capacità di accogliere diventando misti rispetto ai quei primi sardi che scolpirono le statue più antiche del mediterraneo, i Giganti di Monte Prama. Nonostante una storia fatta di troni e dominazioni la Sardegna conserva una profonda identità, la stessa che sembrerebbe messa in pericolo da chi oggi arriva nelle nostre coste per fuggire dalla guerra e dalla fame. Ma così non è. Se l’accoglienza e la solidarietà fossero misurabili nel Pil, il sud Italia, dai cittadini di Lampedusa sino a quelli di Cagliari, sarebbe ricco, ricchissimo. Sono arrivati in Sardegna tra gli atri 179 donne, alcune portano in grembo la speranza di un futuro migliore, 66 minorenni, il più piccolo ha 4 mesi.

 

Eritrei, marocchini, siriani e libici, hanno lo stesso colore della pelle dei mori presenti nella bandiera sarda. Le operazioni di sbarco e identificazione si sono svolte nell’arco della mattina sotto il coordinamento della prefettura di Cagliari, al porto le forze di polizia, la croce rossa, volontari hanno permesso che in poche ore i migranti raggiungessero i centri di accoglienza, 331 eritrei dopo la notte sono ripartiti, gli altri raggiungeranno i capoluoghi di provincia: 291 a Sassari, 125 a Nuoro e 90 a Oristano mentre 126 sono stati accolti nelle strutture accreditate di Cagliari che hanno già ospitato migranti in passato. Nei giorni scorsi alcuni eritrei provenienti da un altro sbarco, hanno trascorso, per protesta contro la loro mancata ripartenza, le notti sotto i portici del comune di Cagliari destando allarme e diffidenza, con conseguente sfiducia nelle istituzioni, ma in questi giorni la solidarietà si è fatta spazio, disarmando qualsiasi polemica e strumentalizzazioni da parte di chi fa speculazione politica per raccattare voti. Dalla Caritas sino ai privati cittadini passando per l’Agesci la mobilitazione è stata forte, concentrandosi in particolare negli spazi della Fiera Campionaria dove i sopravvissuti del mare hanno trovato un letto e un pasto caldo. La prima accoglienza è stata impeccabile, ora spetta al Viminale garantire gli strumenti migliori per gestire l’emergenza perché la solidarietà non basta in una terra che ogni giorno apre gli occhi e prova a risollevarsi. C’è bisogno di una rinascita, si rinascita, come il nome del molo nel porto di Cagliari che ha sostenuto le vite, i respiri e gli sguardi dei migranti, rivolti verso la speranza, come quelli dei 4 mori.