La recente improvvisa scomparsa di Rosabianca Cadeddu, che Cagliari ricorderà nobilmente impegnata, oltre che nell’ambito familiare, nella scuola, nel culto e nella diffusione della Poesia, addolora chi la conosceva e chi ne sapeva apprezzare le non comuni capacità di comunicare.

 

A dirla con le parole” di un poeta da lei amato, anche la sua morte è stata “armoniosa, non inutile, senza fatica e senza agonia. Una rosa rossa sopra il cuore finalmente fermo”. Un calice di miele sulla bocca.

 

Nel corso di tanti anni di frequentazione nel “culto” a lei più caro, ho con lei condiviso l’indefinibilità della Poesia, confessata anche dai poeti più grandi e forse più sinceramente espressa da nostri poeti più piccoli, interpreti straordinari del pianto sulle culle e dei canti sulle bare. Ma soprattutto, con l’indimenticabile Rosabianca, ho a lungo parlato della Poesia universale eternatrice del Bello e della Bellezza, “dell’aurea Beltade/ ond’ebbero  -ristoro unico ai mali-/ le nate a vaneggiar menti mortali”. Ed immortale ora sei tu, amica degna di poeticissimi ricordi. Addio, Rosabianca, vale. Aeternum vale!