..Traversando la notte,

tra avvisaglie di fine impero,

civette in volo sondano agguati imprevedibili,

sfruttando gli influssi lunari..

 

 

In questa preziosa raccolta voluta e dovuta alle stampe per i tipi delle edizioni Galassia Arte la notte è  protagonista di un viaggio assoluto che si muove deciso tra passato, presente e futuribile in una ostinata ricerca di luoghi e spazi che uniscano il qua e l’oltre.

“La Cena dei morti” vince “sfidando la notte” un meritatissimo primo premio al concorso indetto dalla stessa casa editrice che lo pubblicherà.

Finalmente nelle librerie, verrà presentato a breve a Nuoro, città natale dello scrittore nuorese.

Quella disdicevole luna crescente che si ostenta ad apparire ci riporta, attraverso il richiamo del titolo, ad un presupposto di eternità che la tradizione richiamata conferma nell’usanza di apparecchiare la tavola per le persone care che ci hanno lasciato.

Ed ecco che il giorno dei Morti diventa ancora cibo e condivisione di un desco non visitato, diventa esigenza di fisicità in quel posto vuoto lasciato ad infrangere certezze.

Un “ sarò sempre con voi ”  di arcaica e multietnica essenza, se pensiamo al cibo e vestiario che fin dalle antiche e più variegate civiltà rappresentavano il corredo funebre del defunto.

Ma GianLuca Corsi non offre solo una tavola apparecchiata e un lume di speranza poggiato su una tavola minuziosamente imbandita, ma serve poesia, lirica tangibile, gustabile, pane dell’anima condiviso. Offre quel cibo che si chiama Poesia e che tanto deve faticare per essere accolto sulla nostra mensa, circostanza quotidiana dove si è perso il gusto di affidare alla meditazione in versi le nostre vite, affinchè ne siano avvolte e protette e preservate dal nulla che incombe.

Il Corsi poeta restituisce alla poesia questo difficile compito e lo fa con decisione e garbo, senza rinunciare però a mostrare gioia e dolore in unico laico richiamo.

 

L’eternita è vicina

da questi scorci di regno,

nell’avanzare ritmico del tempo

 

Versi che si commentano da soli, sinceri e fragili come il nostro domani, accolto da una  sera qualunque della nostra esistenza .

 

 

.Crollano i miti estivi e le certezze,

al gusto di salsedine speziate,

nella serale incombenza del vento.

 

E ancora:

 

Mi assopisco in quest’ora selvaggia

tra elefanti, leoni e iene.

Al risveglio è il monte Ortobene:

piccolo Kilimanjaro di Barbagia

 

 

Nella potenza di questi passaggi lirici, si compie la poetica di GianLuca, si conclama il suo essere Poeta, ruolo pericoloso e scomodo, sfida che ha il sapore di un ritorno, un ritorno all’umano nel caso di GianLuca che con il suo sguardo metafisico ci regala un testo di spessore, terso ed esente da false indulgenze, crudo ma vero.

Nella incredibile “Mama Isola” , con una emme, non è un refuso, si può cogliere tutta la appartenenza indigena e il legame intenso con la Madre Terra, Madre Sardegna, la Dea Madre che viene fuori da ogni istante creativo di questo scrittore ma anche ottimo e apprezzatissimo giornalista.

 

 Già si dissangua il sole moribondo,

sui monti di granito e d’oleastro.

Perdaliana, ombra d’alabastro,

ride all’ultimo raggio tremebondo

e piange al cielo che diventa notte.

Da anfratti immemori d’incantamento

emerge re Hospitòn, perso nel vento.

E ancora regna su terre remote …