Della condizione sociale della Sardegna ne abbiamo parlato con Mauro Carta, presidente provinciale delle Acli per conoscere meglio come la crisi si manifesta nella trincea quotidiana dell’assistenza e del sindacato e per capire di quali rimedi a breve e lungo periodo c’è bisogno in Sardegna.

Il sud Sardegna sta vivendo una crisi ormai cronica, quali sono i disagi che voi constatate quotidianamente con la vostra attività?

“Siamo arrivati ad occuparci non solo dell’aspetto prettamente economico ma anche di quello psicologico che colpisce le famiglie sarde. Ad esempio chi gode da tempo di ammortizzatori sociali non trova una via d’uscita per una prospettiva di vita stabile tanto da subire veri e propri crolli psicologici. I padri di famiglia che subiscono maggiormente la responsabilità dell’intera famiglia pur di lavorare sono disposti a partire all’estero. ”Anche gli anziani con una pensione minima non riescono ad arrivare a fine mese, le spese essenziali sono sempre più a rischio come l’assistenza sociale e le commissioni quotidiane per chi non è più autosufficiente. Grazie ai buoni rapporti di vicinato si riesce a porre rimedio e a dare sollievo al disagio. Infine a proposito del calo delle iscrizioni all’università possiamo dire che si tratta di un chiaro effetto della crisi: da una parte le famiglie non possono permettersi di far studiare i figli, dall’altra il sistema del diritto allo studio viene eroso continuamente non garantendo il riconoscimento del merito e non offrendo uguali opportunità di accesso agli studi.

Ritenete sufficienti le misure messe in campo dalle istituzioni oppure si tratta di trovare soluzioni di sistema?

“Le misure messe in campo sono servite per tamponare un situazione di straordinaria emergenza, mentre nei prossimi mesi sarà necessaria una visione strategica, che parte dal basso coinvolgendo i cittadini, le imprese, le forze sociali, le famiglie. Pensiamo alla totale assenza di politiche attive per il lavoro, l’inadeguatezza dei voucher formativi, il caos sull’apprendistato. In Sardegna registriamo una forte debolezza della formazione professionale che non riesce ad accogliere tutti coloro che vorrebbero conseguire una qualifica e imparare un mestiere. Capita anche che le famiglie pur di investire sui propri figli sono disposte ad indebitarsi per farli studiare nei corsi di formazione professionale. Un paradosso se pensiamo che la necessità di imparare un mestiere dovrebbe essere una valida alternativa agli studi superiori e alla dispersione scolastica”

Cosa vi aspettate dal prossimo governo nazionale? Quali misure sono secondo voi necessarie e urgenti?

“Il prossimo governo dovrà affrontare questa fase di declino attraverso un piano nazionale per l’occupazione, dovrà trovare immediatamente nuove forme di contrasto alla povertà. Sarà necessario porre un freno agli sprechi, contenendo la spesa sanitaria (mantenendo però l’approccio universalistico), fare in modo che lo Stato provveda alla pensione, alla sanità, all’assistenza – senza però aumentare eccessivamente l’imposizione fiscale (ed anzi riducendola gradualmente). Assistere le piccole medie imprese per una fase di rilancio e soprattutto occorrerà lavorare sui temi cruciali della fiducia tra i cittadini e la sfera pubblica: dalla legge contro la corruzione, al problema del finanziamento pubblico dei partiti, connesso con la trasparenza dei loro bilanci.”