Mai avrebbero pensato i primi suonatori di launeddas che la loro musica avrebbe accompagnato i primi movimenti ufficiali del radiotelescopio più grande d’Europa. In questo modo viene inaugurato il Sardinia Radio Telescope nella mattina di lunedì 30 settembre nel territorio del comune di San Basilio alla presenza di mille partecipanti tra autorità operatori del settore, scuole e semplici curiosi. Il radiotelescopio costruito con il contributo del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, della Regione Autonoma della Sardegna e della Agenzia Spaziale Italiana Telescope è il terzo strumento di questo tipo installato in Italia, dopo quelli di Medicina e di Noto, nonché il più avanzato tecnologicamente e quello di maggiori dimensioni con un diametro di 64 metri. Il taglio del nastro è stato preceduto da una serie di interventi e saluti tra cui il sindaco di San Basilio che ha ricordato l’importanza di questa grande opera per il territorio del Gerrei ma ha anche chiesto maggiore attenzione alle Regione Sardegna e al governo per mettere freno alla crisi. Il presidente della Regione Sardegna ha ricordato gli sforzi fatti per arrivare alla conclusione dell’opera e ha parlato di ulteriori investimenti per il territorio. Per il sottosegretario all’istruzione e ricerca Doria questo telescopio è la sintesi del genio italiano nella storia, è l’incontro tra Galilei e Marconi ma è anche il punto di partenza per investire sulla ricerca. Tra le partership tecniche c’è quella con l’università di Cagliari con i dipartimenti di fisica e di ingegneria citati dal rettore Melis nel suo intervento mentre la Rai attraverso l’intervento del presidente Anna Maria Tarantola accoglierà nel canale Rai educational la ricerca prodotta dal radiotelescopio. Grande curiosità da parte di chi ha assistito all’inaugurazione del radiotelescopio iniziata nell’autunno del 2006, e conclusosi nella primavera del 2011. Il costo complessivo è stato di circa 60 milioni di euro. Attualmente Il Sardinia Radio Telescope è gestito dall’Istituto Nazionale di Astrofisica tramite l’Istituto di Radioastronomia di Bologna, l’Osservatorio astronomico di Cagliari e l’Osservatorio astrofisico di Arcetri. Tra le curiosità lo specchio primario del radiotelescopio è costituito da 1008 pannelli d’alluminio comandati da 1116 elettroattuatori e uniti a formare una superficie attiva del diametro complessivo di 64 m. La superficie modifica la propria forma per compensare le deformazioni indotte dal peso proprio e dalle variazioni di pressione e temperatura dell’aria. Ma a cosa serve il Sardinia Radio Telescope? La sua vocazione principale è la ricerca scientifica, mentre per il rimanente svolge funzioni di controllo delle missioni automatiche di esplorazione spaziale e dei satelliti artificiali in orbita intorno alla Terra. Per quanto riguarda il primo tipo di attività, un comitato composto da esperti di livello internazionale valuta le proposte di ricerca presentate dalla comunità scientifica, e assegna il tempo di utilizzo dello strumento. Altre attività di ricerca scientifica praticate con il SRT riguardano lo studio di sistemi stellari giunti a fine vita come le pulsar (ideali per ottenere verifiche sperimentali della relatività generale), lo studio di maser e di oggetti dalla forte emissione radio (radiogalassie, quasar, nuclei galattici attivi), ma anche lo studio dei sistemi planetari di recente scoperta, alla ricerca di pianeti con una atmosfera simili al nostro. L’inaugurazione si è conclusa con il taglio del nastro e le prime visite guidate ad un’altezza di 40 metri dove è stato possibile visitare l’ambiente che accoglie gli “occhi spaziali” che avranno il compito di captare i segnali dello spazio e il complesso sistema di funzionamento fisico ed informatico che permette di ricevere e trasformare i dati in suoni e immagini.