pirastuNove comuni, undici anni di ricerche e diecimila pazienti coinvolti. Sono i numeri del Parco genetico dell’Ogliastra, il progetto di studio finalizzato a ridurre i rischi di diverse malattie partendo dall’indagine genetica.

 

Avviate da Mario Pirastu, direttore dell’Istituto di Genetica delle Popolazioni del Cnr di Alghero e Direttore Scientifico della Società Shardna, le ricerche che nutrono il Parco genetico ogliastrino sono iniziate a Talana nel 1995. Un lavoro d’équipe alla scoperta del Dna di popolazioni antiche e omogenee che nel tempo hanno mantenuto inalterate le loro peculiarità genetiche.

 

I paesi montani dell’Ogliastra, per secoli,  hanno avuto un tasso di endogamia anche del 90 per cento e questo ha portato ad una eccezionale omogeneità genetica che si associa al quella ambientale.

 

Un caso da studiare quindi. Il gruppo del professor Mario Pirastu ha avviato il progetto in collaborazione con enti pubblici e privati, italiani e stranieri e oggi i paesi sotto osservazione sono nove: oltre a Talana, Perdasdefogu, Urzulei, Triei, Baunei, Ussassai, Seui, Seulo e Loceri. Tutti protagonisti di un’indagine volta a individuare le cause genetiche di patologie come l’ipertensione, l’obesità, l’osteoporosi, la calcolosi renale, i disturbi legati alla tiroide e anche la calvizie.

 

”A Talana abbiamo scoperto un gene associato alla calcolosi renale che – ha spiegato Mario Pirastu – abbiamo chiamato Talanina, mentre le ricerche fatte a Urzulei hanno evidenziato che la popolazione è poco predisposta all’obesità”. Il ricercatore ha sottolineato che ”studiare intere popolazioni, e non il singolo individuo è il vero punto di forza del progetto”. E per avere un quadro completo per ogni famiglia viene ricostruito l’albero genealogico attraverso la consultazione dell’ archivio diocesano di Lanusei,  andando a ritroso di secoli e secoli.  In questo modi gli studiosi risalgono ai nuclei parentali comuni e possono identificare le caratteristiche comuni nel Dna alla base di determinate malattie.

 

”Oggi il Parco genetico dell’Ogliastra – ha detto Pirastu – è un progetto riconosciuto a livello mondiale. Incentrato su popolazioni con un patrimonio genetico che ha subìto poche contaminazioni dall’esterno”. Per questo motivo nella ricerca non vengono coinvolte comunità aperte come quella di Tortolì ma vengono scelte quelle in cui per secoli i legami con l’esterno sono stati limitati. Quei paesi in cui l’isolamento ha favorito i matrimoni tra compaesani o addirittura tra consanguinei. Il ricercatore ha più volte precisato che la ricchezza di questi studi consiste nella conoscenza e nell’importanza di ”mantenere la conoscenza dove è stata creata, far nascere cultura dalla ricerca. L’Ogliastra offre tanto, dal punto di vista ambientale e per la disponibilità e la recettività della gente. Dobbiamo far si che non solo le ricerche si facciano in Ogliastra ma rimangano i risultati. Oggi in Ogliastra si stanno conducendo altri studi, ma non sempre i risultati rimangono qui”.

 

La gente partecipa con entusiasmo all’iniziativa, convinta di poterne trarne vantaggio e soddisfatta di offrire un contributo alla ricerca. Tutti i partecipanti, all’inizio, compilano un questionario sul loro stato di salute, poi si sottopongono ad alcuni prelievi che consentono un check up generale. Si continua con uno screening per verificare la presenza di osteoporosi, poi la misurazione del grasso corporeo e l’ecografia della tiroide. Quest’ultimo è un controllo che viene effettuato in collaborazione con i Comuni e i medici di base. Il sindaco di Loceri Carlo Balloi e il medico Natalino Meloni, durante il convegno di presentazione del progetto, hanno sottolineato la particolare incidenza delle malattie tiroidee in Ogliastra e in particolare  a Loceri, quindi hanno insistito perché la popolazione, dai 5 ai 30 anni,  venga sottoposta anche a controlli specifici sulla tiroide.

 

Le patologie oggetto di studio sono dette multifattoriali perché provocate da cause differenti, di natura genetica e ambientale. E a proposito dell’ambiente il professor Pirastu ha sottolineato che la sua tutela coincide con la salvaguardia del benessere di tutti i cittadini. L’ambiente andrebbe protetto e valorizzato non solo in chiave turistica ma anche in funzione della salute dei suoi abitanti.

 

Gli studi del Parco genetico sono in continua evoluzione e tra i nuovi progetti ce n’è uno che riguarda in particolare le popolazioni di Seui e Seulo. ”Sarebbe interessante studiare i “cagliaritani” originari di questi paesi. Ciò permetterebbe di capire l’influenza sulla salute di un modificato stile di vita cittadino su queste persone. Perché la vita nel cemento è diversa rispetto a quella che si conduce in mezzo alla natura dell’Ogliastra”.