Vi è un’erba in Sardegna che in tempi passati (no, non tanto tempo: trenta-quaranta anni fa) si meritava appieno il suo nome vernacolare di Erba ’e debilesa. Aveva un terribile effetto collaterale già segnato nel nome: faceva dimagrire. A Lodè, nel paese alle falde del Montalbo in cui ancora si conserva tale nome, ben si conoscevano le virtù terapeutiche di questa meravigliosa pianta (confermate anche da recenti ricerche scientifiche). La donna delle erbe era chiamata ”Maghiarja”, il corrispondente dello sciamano in altre popolazioni.

In Sardegna si preferiva assegnare al genere femminile i compiti che richiedevano costanza, umiltà e molta umanità. Visto anche che procreava il genere umano e dato che si presupponevano possibili fallimenti, ecco accettata la delega alle femmine per la cura dei malanni.

 

Ma anche donna ”S’Acabbadora” era colei che metteva fine con un mazzuolo di buon legno di olivastro, o con l’infuso di Oneante crocata alle sofferenze incurabili e alla vecchiaia inabilitante: cosa intollerabile in una società come quella sarda votata al pratico e all’essenziale, indispensabili regole per la sopravvivenza del gruppo.

Era quindi indispensabile la buona salute. Tale erba serviva egregiamente per curare le infiammazioni delle prime vie respiratorie e per fluidificare il catarro bronchiale. A quei tempi in cui la malaria era sempre in agguato, il terribile effetto collaterale poteva rivelarsi letale. Nessuno allora, e non solo nel paese menzionato, ma in quasi tutta la Sardegna, poteva permettersi di dimagrire, pena il decadimento totale, l’abulia e la morte come conseguenza diretta o indiretta a causa dei malanni conseguenti.

 

Bene, o male che sia, quella che allora era una controindicazione adesso è diventata una richiestissima attività terapeutica. Nel volgere di pochi decenni l’obesità, prima vista come segno di benessere, è diventata una piaga con effetti deleteri per la salute e la vita sociale di molti, troppi individui. Tali deleteri effetti molti dei quali non ancora evidenziati si acuiranno ancora di più diventando fonte di malessere per tutta la società. Se molti genitori capissero quanto è atroce per un giovane obeso, senz’altro di più per le femminucce, il confronto con gli attuali canoni di bellezza e salute, la smetterebbero di continuare con la recita del ”mànica, fizu meu, chi ti faches mannu e ancudu”.

Nel frattempo, aspettiamo che la scuola si decida ad insegnare anche l’educazione alimentare come base per la salute.

 

 

Il nome di questa pianta è Marrubium Vulgare L.

Il nome viene dall’Ebraico (mar e rob: succo amaro).

Marrubio               in italiano

Marrupiu               a Cagliari

Alatuera                a Fonni

Marrugiu               a Monti

Marrubiu               in Barbagia e Sarcidano

Marruju                 nell’Oristanese

Erba e debilesa      a  Lodè

Marrubiu               a Marrubiu

 

L’estrema importanza del marrubio nella cura delle patologie, mortali per quei tempi, indusse i fondatori di Marrubiu ad assegnare il suo nome al loro paese. Questo per dare il giusto onore a questa meravigliosa pianta e conservare la memoria dei suoi effetti benefici.

 

 

LA TISANA

Cinque grammi di erba secca in 100 ml. di acqua bollente, lasciare in infusione 15 minuti e somministrare nella misura di 3 tazzine al giorno.

E’ un ottimo rimedio per combattere la bronchite e fluidificare il catarro bronchiale. Ha quindi un’azione antisettica polmonare, spasmolitica, mucolitica ed espettorante, utile nelle bronchiti acute, croniche e nell’enfisema con interessamento cardiaco.

Il gusto è decisamente amaro, ma si può rimediare specie per i bambini, con la preparazione dello sciroppo, aggiungendo alla tisana ancora calda del buon miele ed effettuando la somministrazione a cucchiai da suddividere nell’arco della giornata.

Ancora la semplice tisana si rivela utilissima nelle aritmie cardiache extrasistoliche: in tal caso si assumerà almeno tre volte al dì. In questi casi l’estratto alcolico Tintura Madre si rivela più pratico: la misura è di 40 gocce in poca acqua, 3 volte al dì e, se necessario, 10 gocce sempre in poca acqua quando si capisce che il cuore, risentendo di qualche emozione, crea quello stato che è la porta all’attacco anginoso.

La terapia medica non va interrotta e il rimedio Marrubium può solo intendersi come aiuto ai farmaci convenzionali.

 

 

Sempre la Tintura Madre, nella misura di 40/50 gocce in poca acqua, dopo i pasti principali, agendo come colecistocinetico promuoverà, la formazione della bile e lo svuotamento della vescichetta biliare. Favorisce quindi la digestione ed evita la permanenza dei grassi nell’intestino tenue dove più si assimilano le sostanze grasse.

Tale dosaggio risulta utile anche nelle emorroidi, esplicando una riconosciuta azione di contrasto all’edema da insufficienza circolatoria. Ecco perché, se tale preparato viene associato ad una sana dieta alimentare, può essere usato per la cura dell’obesità e nella prevenzione della cellulite.

 

Per tale uso, mantiene la sua specificità il vino di Marrubio. No, non il buon vino dell’omonimo paese, ma bensì l’Enolito di Marrubio. Ecco la sua ricetta: in un litro di vino rosso di buona gradazione alcolica immergere 200 grammi di pianta fresca disidratata, raccolta durante il periodo della fioritura. Si lascia macerare per 10 giorni in una bottiglia di vetro scuro agitando tutti i giorni. Per una conservazione superiore ai 12 mesi si consiglia di aumentare il grado alcolico del vino ad almeno 18/20 gradi con la semplice aggiunta di alcool buongusto. Di tale preparato se ne berranno due cucchiai dopo i pasti principali e anche tre dopo qualche esagerazione alimentare. Usato con metodicità tutti i giorni, festivi compresi gioverà, sicuramente a chi ha in animo di dimagrire e di mantenersi in forma.

 

 

Anche chi soffre di meteorismo trarrà giovamento da questo preparato e dopo i pasti potrà rimanere in comunità e non andare ad accendere la radio o trovare scuse per improvvisi isolamenti pseudo-meditativi. Questa manifestazione non è assolutamente da trascurare: è la spia di un disagio gastrico con seri disturbi dell’assimilazione. Pancia gonfia e senso di pienezza non aiutano né il pensiero né la vita di società. Sarà utile porvi rimedio. Consigliatelo e offritelo quindi agli amici che nelle scampagnate se ne stanno sempre sottovento. Non sono misantropi, come si sarebbe portati a credere, ma vittime di aerogastria.

La sostanza amara contenuta nella pianta che ben si libera nel vino, se assunta prima dei pasti, svolge anche un’azione fortemente aperitiva utile quindi nell’anoressia. Di  conseguenza, se si vuole dimagrire, occorre assumere tale preparato solo dopo i pasti.

Tale gusto amaro-piacevole è da sempre usato in liquoreria: si ritrova tale pianta nelle oltre 50 che compongono uno dei più noti vermout italiani: il marrubio è presente sul mercato anche in tantissimi aperitivi.

Mi preme ricordare che dopo la somministrazione do 2/3 cucchiai di tale enolito, se ci si mette alla guida si potrebbe incorrere nei rigori della legge che vieta, giustamente, la guida dopo l’assunzione di alcolici.

 

 

Il meccanismo d’azione dei Principi attivi del Marrubium Vulgare è ben descritto almeno per quanto riguarda le prime vie respiratorie, nel libro ”Piante medicinali nella terapia medica” di Giuseppe Penso (ed. Oemf) che così recita: ”Tale pianta, oltre alle saponine, contiene un lattone diterpenico, la marrubina che si elimina per via polmonare, una sostanza amara, pectine e mucillagine. Per la sua composizione, questa droga agisce sulle mucose bronchiali disinfettandole, fluidificando il muco e favorendo l’eliminazione del catarro senza inaridire le mucose stesse. A Lodè questo lo si sapeva da tempo immemorabile, ed è interessante notare come i nostri antichi progenitori avevano la sapienza e la capacità di leggere la natura.

Fu molto bello per me quando il professore di botanica farmaceutica, l’esimio Prof. Manunta spiegando l’azione dei principi attivi di questa pianta altro non faceva che recitare pilu-pilu quanto mi aveva confidato quella che sino ad allora ritenevo fosse solo una vecchia ziedda di Lodè. Fu una ulteriore conferma della mia grande ignoranza. Quella signora, assieme a quella di Marrubiu ma anche a quella di Lodine, erano vere maghiarjas, ultime superstiti e uniche depositarie di antiche e grandi saggezze del popolo sardo purtroppo fatte dimenticare. Mi sentii in quel momento di essere cittadino lodeino e marrubiese e ne fui contento.

E’ probabile, e me ne scuso, che questo furto di cittadinanza non sia bene accetto dagli originali, ma capitemi, quando si è in terra straniera ci si sente Sardi de cada locu de Sardigna.

 

 

Un ulteriore uso di tale pianta che veniva giustamente consigliato era riferito alla sua funzione antitarmica. La presenza nei principi attivi di un olio essenziale che la pianta produce per il suo metabolismo e serve ad essa anche per evitare gli attacchi dei suoi parassiti, renderà impossibile la replicazione delle tarme nella biancheria. Per tale uso la pianta verrà raccolta quando è in fiore e fatta ben essiccare all’ombra.

Spesso si legge che questa pianta non viene pascolata da bestiame e ad uno sguardo superficiale potrebbe anche sembrar vero. Infatti nel periodo estivo, quando un esagerato carico di bestiame ha ridotto il terreno ad un deserto, le poche piante superstiti sono i cotonosi e verdi cespuglietti di Marrubio che spiccano a ciuffi qua e là nei campi. Sembrano intonsi, da lontano. Guardateli bene: ogni tanto ne troverete qualcuno leggermente cimato. E visto che nessuno si sogna di fare giardinaggio col Marrubio ecco che si scopre che è vero che il bestiame non la pascola come fonte alimentare, ma è verissimo che la usa con discrezione e in dose piccola forse per gli stessi problemi dell’essere umano. Data in disponibilità ad animali costretti al pascolo in monocultura e/o stabulati sarà da essi usata, io non so il perché. Maghiarjas non se ne trovano più. Loro lo sapevano ma io allora non lo ritenevo importante.

 

 

Ho ricevuto richieste per sapere se vi è in natura qualcosa per abbassare la concentrazione dell’alcool nel sangue. No non credo, ma farò io stesso esperimenti appena sarà disponibile lo strumento, per ora in mano solo alla polizia. In compenso segnalo che vi è una pianta diffusissima in Sardegna, ma di questo parleremo più avanti, che con il semplice infuso dei suoi fiori consente di far regredire gli effetti dell’overdrink da vino. La buonanima di Zio Giuseppe, ma peri Zio Federico che gli aveva rubato il segreto, durante le rebotte, costumavano bere tale tisana (a sa cuba) quando si accorgevano che la sbronza superava la soglia della capacità critica, che purtroppo faceva diminuire anche la voglia di continuare. Erano sempre i più sobri e grandi bevitori. Allora era un gran vanto.