di Lucia Cossu

 

È un pomeriggio caldo, il cielo è alto, il blu è quieto: giugno inizia a condensare caldo e turisti. Abbiamo scelto, io e Anna, i luoghi da visitare e nel nostro elenco, corto per necessità, le tombe dei giganti sono prima tappa e unica curiosità di questi giorni. Leggiamo le cartine, studiamo un percorso e poi andiamo di fantasia e d’improvvisazione. La Gallura è un reticolo di arterie stradali sottili che raggiungono stazzi e luoghi, ma non si avvertono: è un tutt’uno di vegetazione fitta, granito e genti. E così, tra chiacchiere leggere e girotondi filosofici arriviamo a Li Mizzani. A Palau.

 

Camminiamo chiacchieriamo. Abbiamo deciso di non nominare più Nietzsche perché poi incontriamo i matti e Anna dice che io ci parlo, ma intanto l’abbiamo nominato…

Il sole è già basso all’orizzonte. L’alta stele e le pietre dell’esedra proiettano sul terreno l’ombra serale. La vegetazione è fitta di silenzio e di mistero. Respiriamo il luogo e avanziamo silenziose e curiose: non nominare Nietzsche!

 

“È un gatto o un cane?” Una peluria candida si muove appena sotto la finta porta della stele.

“È una persona!”

Ci avviciniamo. C’è un uomo sdraiato nel corridoio della tomba. Un altro a occhi chiusi è steso di fronte a lui. Il sole continua a tramontare sopra di noi: sul nostro stupore e sul loro trinceramento. Anna si rivolge assertiva alle due donne sedute sulle pietre dell’esedra: “Vi alzate, per cortesia? Vorremmo fare delle foto.” Ci guardano perplesse. Loro, capito? Ma si spostano: “dubito che lui si alzi, sta facendo la terapia.”

Scatto due tre foto. Lascio cadere l’affermazione della donna, poi la raccolgo e le rivolgo domande, attenzione e perplessità:

“Scusi, cosa sta facendo quell’uomo?”

“La terapia.”

“La che cosa?”

“Quando uno ha le energie scomposte si corica qui. Per quindici giorni consecutivi. E l’energia della tomba ricompone tutto.” Accento lieve e logica semplice.

 

Ogni risposta ricevuta sortisce l’effetto contrario: il fastidio e i dubbi aumentano. Le ossa possono essere scomposte, i puzzle e anche i pensieri, ma l’energia?! “Sono seria” le ripeto di continuo, tanto che Anna pensa stia per chiedere la bibliografia completa, forse mi sto per sdraiare anche io: “zio, spostati”, ma in cuor suo spera che la ripetizione sia sintomo evidente di ironia. No no, sono seria seriamente: questi due tizi sono stesi dentro la tomba come fosse cosa di tutti o di nessuno, che poi è lo stesso.

“Ci sono energie positive. Ci sono molti studi: non li conoscete?”

Gli studi di fisica quantistica, geologia, ma anche no. Pensiamo, io e Anna.

“Sedetevi.” Indica le pietre. “L’energia è ovunque: anche qui.” Allarga le braccia.

Istintivamente, all’idea di condividere energia e persino l’aria con i quattro turisti santoni de noantri, facciamo un salto all’indietro.

 

Indicatoci l’orizzonte energetico del cosmo e il benessere certo, le due donne riprendono il loro posto sul monumento. Arrivano altre persone. E altre ancora. Si siedono: parlano. Chi dentro, chi sopra, chi sotto la tomba. Parimos in sa festa. E i proprietari del santo sono loro.

La bellezza e la sacralità dei luoghi compromesse da questo sconcio bivaccare. Andiamo via impressionate da tanto ciabattare sopra la storia e sopra la terra.

Andiamo via. “Tu ci parli con i matti. Ho temuto ti sedessi.”

 

Per almeno tre giorni non parliamo d’altro. Scandagliamo tutte le nostre conoscenze in materia, scomodiamo tutti i filosofi e le culture antiche, ma il fastidio non passa: altro ché sonno presso gli eroi. Questi arrivano e calpestano le sepolture, incuranti di tutto. Vengono a disturbare i morti degli altri. Certo che se erano sirboni come noi, i nostri avi! Ma poi chi l’ha deciso che l’energia è positiva? La bibliografia! Ma potevi prendere appunti?

Che poi se l’energia è ovunque, anziché poggiare deretani, piedi e ossa vecchie e giovani sopra e dentro la tomba, perché non sedersi a debita e mistica distanza, a rimirare l’universo, magari in silenzio. Il tempo si altera, nelle antichissime pratiche incubatorie presso gli eroi. Dunque non qui. Questi il tempo lo misurano: 15 giorni. E i tappetini di plastica colorati: perché sdraiarsi sì, ma mica a contatto diretto con la terra. Ci sono insetti, erbe, chissà mai: la natura. Anche l’acqua, ovviamente comprata, la portano dentro le bottigliette di plastica. Il misticismo commerciale è incurante dei particolari e delle tradizioni.

 

La logica predatoria dell’ascetismo mi mancava. E la sciatteria.

Prendere prendere: prendi l’energia! Lo scambio con l’universo a senso unico. Quanta diversità con le tradizioni popolari e il mito: le donne raccolgono le erbe e ringraziano, praticano medicine tramandate, antiche formule, gesti, parole, silenzio, le stagioni, sulla terra, il tutto. E il silenzio, ringraziano. Qui di assoluto c’è solo il prendi prendi: prendi l’energia per poi ritornare nel 2021, città, fibra ottica, macchine elettriche e l’ufficio in centro, la puntualità e i tempi accelerati, a calpestare metropolitane che bucano la terra e i denari e lo stress, l’aperitivo frammischiato di anglicismi e di teorie bislacche -oh, sono stressato: c’ho le energie scomposte!- ma vai in Sardegna: corri alle tombe e occupale. È un tuo diritto, hai le energie scomposte!

 

Qui sono tutti abituati a questa bizzarria, tutti lo sanno. Noi a tutti lo raccontiamo. Tentano di occupare anche le tombe custodite: “Saltano, scavalcano -ci dicono- interveniamo di continuo”.

La debolezza umana e la necessità nostra di infinito e di cura vanno comprese e rispettate, ma questo non può significare un uso privato e invadente dei beni archeologici. Rispettato va il prossimo. Il silenzio del visitatore che desidera solo immergersi in tanto mistero, respirare il bosco, le vigne, l’aria sottile del luogo. Tanti ne incontriamo, silenziosi e attenti, lungo le tombe presenti in Gallura. Le visitiamo tutte, io e Anna. Presso tutte ci soffermiamo, raccogliamo un pensiero, un’immagine, una sensazione. Siamo infinitamente piccole dinanzi all’infinitamente grande. Le steli dal basso, una silenziosa adorazione densa di domande. Sfioriamo il granito e accogliamo il mistero. E la sua grazia. È questa l’energia: la grandiosità di queste pietre, il loro fiato lungo i millenni e il porgersi a noi: mute, vibranti, solide, impenetrabili. Il mistero e la sua grazia.

 

Anna decide che la colpa è di Nietzsche che ci manda tutti i folli lungo strada a raccontarci cose. Nietzsche decide che ha solo iniziato a mandarci i folli: giugno è lungo, care mie lettrici pop.