Monsinnori stimau,

apu lìggiu cun atentzioni sa resposta chi Vossinnioria at torrau a Gianni Loy a suba de sa Missa in sardu, cun fueddus italianus intreveraus: comente ci in sardu non si potzat fai totu sa Missa. E nci bessu a italiannu po sighiri… La risposta che S. E. ha fornito, per Sua necessità in cortese gattopardiano falsetto, più decisamente piemontese, non soddisfa, non può forse soddisfare che pochissimi.

Alcuni anni fa, Ella ricorda, il Cardinale Bagnasco vietò ad un sacerdote ligure di celebrare la Messa in un dialetto della regione Liguria. E lìamico compianto e indimenticabile Ottorino Pietro Alberti vietò sempre la celbrazione della Messa in campidanese o in logudorese, ossia in un dialetto del sardo che, solo scientificamente, è una linga che la Sardegna non ha mia voluto riconoscere come propria. Il monsignor Alberti vietò altresì la celebrazione in Cagliari della Messa in friulano, prima che i dialetti di questa lingua si unificassero. Diceva il mons. Alberti ai fautori della Messa in sardo: “Unificate la lingua e poi ne parleremo”. Parole chiare, sincere, accettabili e condivisibili, giustificate dalla storia e dalla civiltà culturale.

Un sacerdote che ha celebrato in numerose città europee la Messa nel suo sardo tutte le volte che ha incontrato sardi con i quali pregare – senza chiedere mai una parola di autorizzazione ai superiori – è stato il compianto amico Antonio Desogus, dotato di notevole apprezzata spiritualità. Questo, tutto questo dico in quanto anch’io, ocme semplice figlio di Dio, mi adoperai una volta per tradurre dal latino nel mio sardo la Messa che fu celebrata nella chiesa campestre di Santa Marina di Villanovaforru, il 17 di luglio del 1977. Non una parola in latino o in italiano. Quella Messa non fu gradita solo al Vescovo competente per territorio, che inviò al sacerdote responsabile di quella celebrazione una lettera di fuoco. Anzi, per la verità , si recò a Villanovaforru egli stesso, per riconsacrare quella chiesa. Si tratta di una fetta assai striminzita della nostra storia di povera gente, in bene e in male e absit, comunque, iniuria verbis. Amen!