È la ricerca sul fenomeno dello spopolamento e dei flussi migratori a suonare il campanello d’allarme, così come succede ogni anno quando, in estate, gli emigrati sardi ritornano per le ferie estive e si aprono spazi di riflessione. “Basti pensare che nel corso del 2014, sommando il saldo naturale (la differenza tra i morti e i nati, negativo per circa l’80% dei comuni sardi) e il saldo migratorio (la differenza tra i residenti acquistati e quelli persi), si sono persi 573 abitanti, compensati non a caso dalla crescita di Cagliari (+1098), e Olbia Tempio (+1.432). Tutte le altre province sarde, invece, hanno fatto registrare dei saldi negativi: Sassari (-382), Oristano (-868), Nuoro (-567), Carbonia Iglesias (-694), Medio Campidano (-535) e Ogliastra (-57)” dice Mauro Carta, presidente Acli provincia di Cagliari. Sono i giovani i protagonisti di quella che si può ormai definire una “fuga in massa” dalla regione.

Dopo che, tra numerose difficoltà, i giovani sardi hanno provato invano a trovare un lavoro nell’isola, sono costretti inesorabilmente a partire. Ma a guardarle bene, le ragioni che spingono questi ultimi ad andare via sono ben più complesse e non sono legate soltanto alla pura e semplice mancanza di un’occupazione. Sono le opportunità di crescita, infatti, e di vedere finalmente premiati i sacrifici di tanti anni di studio universitario che motivano i giovani più qualificati a lasciare la propria terra. Nel corso del 2014 si stima che siano stati oltre 7.200 gli emigrati sardi che hanno deciso di lasciare l’Isola per trasferirsi all’estero (Gran Bretagna e Germania) e in altre regioni italiane ( Lombardia e Lazio).

 

Ma l’emergenza demografica è compensata in parte dai cittadini stranieri che decidono di vivere in Sardegna, nel corso del 2014 sono stati 45.079,2920 persone in più rispetto al 2013.  Discutere di spopolamento e di flussi migratori è anche l’occasione per rievocare storie ed episodi del passato, che hanno caratterizzato l’emigrazione in Sardegna. Carlo Carta, presidente della pro loco di Gesico, è riuscito attraverso il libro “Un’altra Gesico nel mondo- storie di emigrati sardi” a raccontare un secolo di emigrazione da Gesico verso tutte le parti del mondo. La ricostruzione parte dalla notte dei tempi, dal’indole migratoria dei sardi coppelliti dominatori del mediterraneo e della capacità della Sardegna di accogliere altri popoli. Il percorso tiene conto dei periodi in cui le migrazioni si sono concentrate nel corso del ‘900 ma interroga i diretti protagonisti, facendo emergere storie familiari, vicende belle o tragiche.

 

Il libro è arricchito da numerose fotografie che testimoniano le vicende narrate e costituisco una grande album familiare di Gesico. “Uno dei fattori di integrazione all’estero per i gesichesi è stato lo sport”- dice l’autore Carlo Carta. Un’integrazione che ha permesso la nascita di nuove famiglie e il rinnovo del legame con la Sardegna grazie alle nuove generazioni che non hanno dimenticato le proprie radici. Il fenomeno dell’emigrazione però non è solo storia, è attualità e occasioni di studio e approfondimento sono utili per trovare delle soluzioni e dei programmi per contrastare questa situazione di emergenza. “I giovani partono perché vogliono essere valorizzati e sono pronti per la mobilità internazionale- dice Mauro Carta– mentre la Sardegna assiste per lo più indifferente all’allontanamento progressivo delle sue energie migliori.” I piccoli paesi assistono passivamente a questo, per questo motivo nelle prossime settimane sarà presentato un progetto sperimentale delle Acli, l’Osservatorio permanente dello spopolamento e dei flussi migratori, che coinvolgerà tanti piccoli comuni della Sardegna. Si partirà dallo studio e dall’analisi di ciascuna comunità e in collaborazione con gli attori locali saranno proposti nuovi strumenti e programmi per contrastare il fenomeno.