La grande maggioranza del nostro popolo è costituita da quelle classi e gruppi sociali che da secoli subiscono le politiche economiche e culturali pianificate dallo stato italiano per lo sfruttamento della Sardigna e miranti all’eliminazione del popolo sardo come comunità storica distinta. Le classi intellettuali e la borghesia grande e media, che nel nostro paese sono  cresciute su impulso del potere coloniale, continuano a portare avanti la funzione per la quale sono nate, mediando il potere straniero per conservare l’egemonia italiana sulle classi lavoratrici e rendere inoffensive le spinte che ciclicamente e sempre con più forza mettono in discussione il dominio italiano sulla nostra terra.

 

Nonostante le classi lavoratrici sarde spesso siano ancora ideologicamente, politicamente e culturalmente sottomesse e sprovviste di una coscienza di sè, noi riteniamo che solo esse possano guidare un processo storico di liberazione che porti tutta la nazione ad essere realmente padrona del proprio destino.
In ogni paese del mondo le classi lavoratrici, avendo una forte comunanza di interessi economici e politici a seguito dello sfruttamento da parte del capitale, tendono ad unirsi per il conseguimento degli obbiettivi comuni, laddove esista un’avanguardia politica capace di fornirgli gli strumenti ideologici e organizzativi necessari. Anche le masse lavoratrici del nostro paese nel secolo scorso hanno dimostrato di sentire questo bisogno, ma è mancato un partito della sinistra sarda che fosse in grado di rappresentarli e difendere i loro interessi. Ci furono diverse esperienze politiche indigene, anche generose, ma che non riuscirono a rispondere adeguatamente a questa necessità storica oggettiva a causa di carenze di vario tipo,  ideologiche o organizzative.
Per questo motivo ampie fasce sociali hanno riposto per lungo tempo la loro fiducia nei partiti italiani che operavano in Sardigna e che propagandavano la liberazione dallo sfruttamento e dalle dure condizioni di lavoro in cui i sardi si trovavano, promettendo un futuro di sviluppo economico e sociale.
Ma, anziché individuare la causa principale della realtà di sfruttamento e di arretratezza vissuta dai lavoratori sardi nel sistema di dipendenza che tiene il popolo sardo sottomesso allo stato italiano (e quindi combattere tale sistema coloniale in nome degli interessi dei lavoratori che pretendevano di rappresentare), tali partiti nel loro complesso hanno favorito l’avanzamento di nuove forme di sfruttamento coloniale nella nostra terra, appoggiando i piani di penetrazione del capitalismo straniero, rivelatisi fallimentari, avallando così sostanzialmente il disegno di destrutturazione del tessuto socio-economico autoctono e le politiche di italianizzazione linguistica e culturale dei sardi.
La ragione a nostro avviso è semplice: quegli apparati partitici, pure se di sinistra, replicavano a livello organizzativo il rapporto di  subordinazione che esiste fra la Sardigna e lo stato italiano e anche se potevano esistere ad esempio al loro interno alcuni compagni più o meno contrari alle varie politiche colonialiste, tali posizioni non potevano che essere schiacciate dall’egemonia delle segreterie italiane.

 
L’egemonia dei partiti italiani di sinistra tra i lavoratori sardi, anziché aiutare la loro emancipazione si è rivelata un formidabile appoggio al colonialismo stesso, che ha potuto contare sulla mediazione delle linee fondamentali della propria politica economica e culturale fra le masse lavoratrici sarde.

 
Siamo convinti che l’emancipazione nazionale e sociale dei lavoratori sardi debba passare attraverso la loro organizzazione in un partito che non abbia alcun rapporto di dipendenza da strutture politiche italiane, nè nella forma della subordinazione e neppure nella forma della federazione.

 
La comunanza di interessi fra i lavoratori a livello internazionale è un principio che riconosciamo pienamente, così come auspichiamo un ampio coordinamento e un’unità di azione internazionalista fra i partiti che li rappresentano in tutto il mondo. Ma questo principio di classe  non può essere usato per negare la necessità  ai lavoratori della Sardigna di organizzarsi in modo totalmente autonomo e per mascherare con le formule più varie quella che inevitabilmente si risolve in una subordinazione dei lavoratori sardi ad una segreteria straniera e dunque ad una linea politica che non corrisponde ai loro interessi.
Il periodo storico in cui viviamo, nel quale l’intero pianeta subisce passivamente la ristrutturazione selvaggia del mondo capitalista e le masse lavoratrici non riescono ad opporre una resistenza allo smantellamento dei loro diritti, ci impone una riflessione ampia su quale sia oggi il compito storico della sinistra in Sardegna in rapporto al futuro che vogliamo costruire per il nostro popolo.

 
Militando per diversi anni in A Manca pro s’Indipendèntzia abbiamo maturato la necessità di un progressivo superamento della nostra struttura organizzativa, per la costruzione di un soggetto politico più rispondente all’attuale fase storica, che possa includere il più ampio spettro delle concezioni politiche e ideali che riconoscono la necessità di lottare per l’emancipazione nazionale e sociale del popolo sardo, attraverso la lotta organizzata delle forze produttive e la rottura dei vincoli ideologici, politici ed economici che tengono il nostro popolo sottomesso allo stato italiano e alle sue strutture di dominio. Per questo motivo abbiamo deciso di intraprendere un dibattito che è aperto a tutti coloro che ritengono necessario elaborare una proposta socialista per la società sarda contemporanea, per la costruzione di un partito che porti avanti la liberazione nazionale del nostro popolo, basandola sulla difesa dei cittadini sardi che vivono del proprio lavoro o che a causa della mancanza di esso sono costretti ad una condizione di umiliazione e di indigenza: l’insieme delle classi lavoratrici, che noi chiamiamo Popolo Lavoratore Sardo.

 
Dal dibattito futuro e dalle varie sensibilità che vi parteciperanno scaturirà la linea politica e la forma organizzativa del soggetto politico che intendiamo costruire, la quale dovrà essere adeguata alle necessità pratiche dell’azione politica e all’obbiettivo di un cambiamento radicale dei rapporti socio-economici che oggi tengono la maggioranza del nostro popolo ai margini della vita politica ed economica, schiacciato da politiche di rapina a tutto vantaggio del colonialismo e della borghesia sarda ad esso asservita.

 
Intendiamo portare in questo nuovo percorso il bagaglio teorico comunista dalla nostra organizzazione, come strumento di analisi della realtà e come contributo  per l’elaborazione della linea politica della sinistra nazionale sarda, ma siamo coscienti anche che esistono tante prospettive  della sinistra sarda che arricchiranno questo percorso.

 
L’obbiettivo del partito dovrà essere la costruzione di una repubblica fondata sull’uguaglianza e la giustizia sociale, da ottenersi attraverso la ridistribuzione della ricchezza e l’implementazione di politiche economiche che agiscano a discapito dello sfruttamento e della speculazione nell’interesse del Popolo Lavoratore Sardo.
Ma un partito che si propone di fare ciò ha bisogno di iniziare da subito la trasformazione della società sarda, educando nuovamente la nostra gente a reagire ai soprusi e alle ingiustizie, educando le comunità sarde ad amministrarsi seguendo l’interesse collettivo e non quello di pochi, secondo la cultura sociale e comunitaria del nostro popolo.


Crediamo che tutto ciò sarà possibile solo costruendo questo progetto sui principi fondamentali della democrazia e dell’organizzazione, attraverso un soggetto politico in cui si realizzi un’ampia partecipazione democratica ed organizzata alla dialettica interna.
La realizzazione di ciò dipende dalla volontà soggettiva per cui si inizi questo percorso politico tanto ineluttabile quanto necessario: in caso contrario il nostro Popolo Lavoratore Sardo continuerà a subire lo sfruttamento altrui, mantenendo così inalterato l’attuale assetto di potere coloniale in attesa di chissà quali eventi.
In tutti i casi la sinistra indipendentista sarda non potrà esimersi dalle proprie responsabilità.