Liberamente tratto dal romanzo “Le assaggiatrici” di Rosella Postorino vincitore del Premio Campiello nel 2018 in scena con Silvia Gallerano e Alessia Sangiuliani da martedì 11 febbraio dalle ore 20.30 lo troviamo al Teatro Comunale “Akinu Congia” di Sanluri, mercoledì 12 febbraio, ore 20.30 al Teatro Massimo di Cagliari, giovedì 13 febbraio dalle ore 20.30 al San Giuseppe Teatro Bocheteatro a Nuoro, venerdì 14 febbraio dalle ore 21 al Cine/Teatro “ a Olbia e sabato 15 febbraio dalle ore 21 al Teatro San Bartolomeo di Meana Sardo.
La pièce racconta una vicenda emblematica del clima di un’epoca, in cui un incarico speciale e non esente da rischi unisce con un filo invisibile le vite delle assaggiatrici a quella del Führer. «Quando le SS ordinarono di mangiare la giovane Rosa non pensò a nulla, se non solo alla fame vissuta per tutto il periodo della guerra e divorò veracemente tutto ciò che le venne messo nel piatto» – prosegue il regista –. «Sì, perché ogni pasto poteva essere l’ultimo, ogni boccone avrebbe potuto essere letale: dopo aver consumato il cibo Rosa e le altre assaggiatrici rimasero per un’ora all’interno della mensa sorvegliate speciali dalle guardie, che ne osservarono scrupolosamente i comportamenti, per accertarsi che il cibo rivolto ad Hitler non fosse avvelenato».
Vivremo uno spaccato della Germania sotto il regime nazista. Tra le privazioni imposte dalla guerra e le feroci discriminazioni nei confronti degli ebrei, la condizione delle “assaggiatrici” risulta in qualche modo paradossalmente privilegiata, ma tutte le donne, diversissime tra loro per carattere, cultura e estrazione sociale, vivono nella consapevolezza del pericolo celato in ogni pietanza e della prossimità della morte.
“L’Assaggiatrice di Hitler” è «uno spettacolo evocativo in cui due sole attrici interpretano – suggerendoli – tutti i personaggi della storia» – come sottolinea il regista Sandro Mabellini –, «una sorta di film in assenza di cinema» attraverso «una sintesi fra tutti i linguaggi scenici: drammaturgia del suono e della luce, corpo e voce delle attrici, musiche registrate e suonate dal vivo da una fisarmonica», dove anche «gli spettatori sono coinvolti in modo attivo, perché devono riempire con l’immaginazione il vuoto di ciò che non è mostrato in scena».
Emanuela Valentino
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