La scuola secondaria di primo grado di Suelli ha vinto la XIII edizione del  concorso nazionale indetto dal ministero dell’istruzione “I giovani ricordano la Shoah” con il cortometraggio dal titolo “Gli altri”. Il lavoro realizzato dagli alunni con la collaborazione dell’insegnante di lettere Fabio Casta e di quello di musica Mauro Baccoli, è stato iniziato già a partire da ottobre,  grazie anche alla partecipazione di un esperto esterno che ha portato loro documenti e testimonianze. In 17 minuti la classe ha trasformato le aule delle scuola in una metafora di vita, affrontando il tema della diversità, dell’emarginazione in modo originale. Non si pronunciano mai le parole “Ebreo” o “immigrato”, gli alunni rappresentano i cittadini, che all’interno della scuola sono divisi in sezioni come nella società ancora oggi esistono pregiudizi e divisioni dovute alla nazionalità o alla religione, in questo contesto lo stato e le leggi repressive del sono interpretate da una voce fuori campo che impartisce direttive sul comportamento dei cittadini rispetto agli “altri”, siano essi di una sezione o scuola differente.

 

Grazie a questo cortometraggio autoprodotto la classe ha ricevuto il primo premio a Roma, a Palazzo Montecitorio, il 27 gennaio, dalle mani del Presidente supplente della repubblica Pietro Grasso. “Noi non abbiamo delle risposte, sappiamo solo che dobbiamo conoscere per capire” ha detto Lavinia Angioni, nella lettera di presentazione alla camera dei deputati. Il 2 febbraio la classe e i docenti sono stati premiati anche dal consiglio comunale di Suelli, con una pergamena e una contributo economico che servirà agli studenti per poter continuare il percorso di conoscenza e approfondimento delle tematiche sull’olocausto. Il video prende spunto da fatti ed eventi storici realmente accaduti – sottolinea ancora il prof. Casta – come quella del ragazzino costretto a spogliarsi e sporcarsi con un pennarello rosso, ispirata a quanto ha dovuto vivere l’ex Rabbino di Roma Elio Toaff o ai fatti di Rosarno”. Il passato lascia il posto al presente e mentre la scuola continua a essere la metafora dello Stato, la strada viene decritta come il confine che separa l’Italia dalle altre nazioni, diventa il mar Mediterraneo attraversato dai profughi a rischio della vita; gli incidenti stradali sono le onde che inghiottono gli stranieri, mentre alcune aule si trasformano in veri e propri centri di prima accoglienza per migranti.