S’è chiusa con successo la rassegna S. Arresi Teatro 2012, progetto voluto dalla amministrazione comunale che ha caratterizzato l’offerta culturale estiva. Dal 19 al 25 agosto, nella Piazzetta del Nuraghe, si sono alternate cinque compagnie teatrali sarde per dar vita ad un festival che ha riannodato i fili con un passato in cui il teatro era uno strumento privilegiato per proporre idee, riflessioni, ma anche divertimento. Il paese ci credeva e gli organizzatori proponevano, anticipando tempi, tendenze e novità della scena nazionale. Oggi gli eredi di quella tradizione sono: Cooperativa Teatrale Olata; Cada Die Teatro; Banda Comunale Giuseppe Verdi di Sinnai ; Gruppo teatro Albeschida & Fueddu e Gestu; La Cernita Teatro.

 

Si sono ritrovati in questo paese della musica e del vino per riscoprire e far riscoprire ad abitanti e turisti il fascino del teatro in piazza, inteso come espressione della memoria collettiva e dell’identità di ciascuno ma anche di quella comunitaria. È stato allestito un cartellone di grande interesse. Il tutto senza finanziamenti di istituzioni, enti o sponsor privati. È stato il Comune ad attingere dal proprio bilancio e a coinvolgere tutte le compagnie in un progetto culturale.

 

Pochi soldi, dunque, ma la disponibilità di attori e registi a regalare quelle emozioni che solo il palcoscenico e il contatto diretto col pubblico possono offrire. È stato scelto un sottotitolo per la rassegna, quasi un’immagine onirica: “Memorie di un viaggio tra utopia e realtà”. È stato il filo conduttore di cinque rappresentazioni diverse ma in fondo simili per la proposta dei temi del viaggio e del sogno.

 

Il pensiero ritorna agli anni Ottanta, quando il paese partecipò a un progetto di importanza nazionale denominato: Viaggio in Italia. Insieme a Sant’Anna Arresi, viaggiarono col teatro e le sue originali proposte culturali, città come Napoli, Modena, Treviso, Palermo, Settimo Torinese. Diversi contenuti, stessi fermenti sociali. Alla fine degli anni Novanta, ancora il Viaggio col Festival Internazionale di Arte di Strada, Girovagando. Poi più niente: Il viaggio s’è interrotto. C’è stato, in verità, qualche evento estemporaneo, ma senza le caratteristiche di quell’incedere culturale che tanto interesse aveva suscitato in passato.

 

Nel 2012, grazie alla collaborazione della Cooperativa La Cernita Teatro, la quale ha anche curato la direzione artistica con Monica Porcedda, il viaggio è ripreso, più spedito che mai e con esso la voglia e la capacità di sognare. Riflettori accesi, il 19 agosto, sul primo passo: il pellegrinaggio a Lourdes di un impresario edile e spietato, personaggio principale di Gratzia Celesti, una commedia, testo e regia di Salvatore Vargiu, interpretato da Giorgio Pinna a dalla Cooperativa Teatro Olata.  Una commedia amara che mette in risalto i pericoli derivanti da una religiosità distorta. Viaggio e visioni. Anche la seconda opera in cartellone, I Musicanti di Brema, fiaba musicale di Angelo Sormani, segue lo stesso concetto del viaggio e del sogno. I Cada Die Teatro e la Banda Musicale Giuseppe Verdi di Sinnai  sono riusciti a coinvolgere il vasto pubblico di bambini e adulti.

 

Una fiaba che ha messo in risalto come l’astuzia e la voglia di vivere aiutino ad andare avanti ed a realizzare, almeno in parte, i propri sogni. I viaggi interiori, alla ricerca di se stessi, hanno la medesima dignità di quelli fisici. Alice nel paese delle meraviglie, testo e regia di Giampietro Orrù, proposto dal Gruppo Teatro Albeschida, insieme alla Compagnia Fueddu e Gestu, ha affrontato il tema del viaggio interiore e dell’esigenza di osservare attentamente la realtà per poter lottare contro le oppressioni e far valere le proprie idee. Infine, le ultime due rappresentazioni col tema del viaggio inteso come esigenza di cambiamento e riscoperta di una nuova identità.

 

È stato proposto: Il lavoro mobilita, testo e regia di Monica Porcedda di La Cernita Teatro. Sono state messe in scena le cause del cosiddetto “Sciopero bianco dei 72 giorni”, proclamato dai minatori di Carbonia il 7 ottobre 1948. La città si strinse compatta intorno ai lavoratori, ritrovando tutta la sua identità di città operaia, per combattere contro lo sfruttamento messo in atto dalla Carbosarda nei confronti di uomini e donne che lavoravano in miniera.