Il rinvio, dei giochi di guerra che si sarebbero dovuti svolgere nel poligono di Teulada, è una prima vittoria della mobilitazione popolare del 13 a Capo Frasca, per la chiusura immediata di tutti i poligoni militari nell’Isola. Lo stesso vento di rivolta dei sardi ha fatto sì che il sottosegretario alla Difesa, bontà sua, si sia reso disponibile ad un viaggio in Sardegna per rivedere e concordare la presenza ingombrante dello Stato italiano militare e colonialista.
Di fronte alla volontà esplicita di chiusura delle basi, chiesta con forza dal Popolo sardo, per poi far sì che le nostre comunità e le nostre economie si riapproprino dei siti, la proposta di referendum o di proposte di Legge di certe forze politiche, che governano oggi la Sardegna, con cui si chiede l’ennesima “ridiscussione delle perimetrazioni delle servitù”, è sorpassata dagli avventi e utile solamente a perdere tempo per agevolare le politiche del Governo Renzi, che non ha alcuna intenzione di sloggiare dalla Sardegna.
Non si può essere dalla parte del Popolo sardo che dice NO alle basi e nello stesso tempo, in nome di consultazioni popolari, percentuali e perimetrazioni, essere al servizio delle politiche del Governo italiano che non intende rinunciare alle basi, ormai centri di affari internazionali.
Invitiamo tutti i sardi a non abbassare la guardia e a mobilitarsi a Lanusei il 29 ottobre all’apertura del processo contro i militari per disastro ambientale a Quirra.