In una recentissima intervista rilasciata all’Ansa, il professor Adam Zertal, del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Haifa – Mount Carmel in Israele, sviscera alcuni segreti relativi ad uno dei siti archeologici più enigmatici di Israele: l’antico insediamento di Harosheth ha-Goym, sistemato nella località conosciuta attualmente come El-Awhat (lett. il muro in arabo). Durante le ricognizioni effettuate nel Novembre del 1992 lungo la regione collinare di Manasseh, venne rinvenuto un insediamento sino allora sconosciuto, destinato a cambiare le elaborazioni storiche relative ai popoli presenti nel Levantino nella primissima Età del Ferro (XIII sec. a.C.).

 

A seguito dei primi scavi e delle valutazioni preliminari il Dipartimento di Archeologia dell’Università di Haifa ritenne opportuno avviare un progetto, in cooperazione con l’Università di Cagliari, che fosse in grado di tracciare le linee storiche e culturali relative alla presenza delle tribù Shardana e Shekelesh lungo la costa settentrionale della regione di Canaan. Nella conduzione del progetto, relativo a tre contesti differenti, in uno di questi, ad El Awhat, venne alla luce una cittadella fortificata valutata come nuragica, in quanto per stile architettonico e strutturale poteva essere ricondotta agli insediamenti tipici del Mediterraneo occidentale.

 

L’insediamento, in uno stile sconosciuto nella regione, presenta muraglioni ondulati a sacco dello spessore di circa 7 metri, peculiarità esclusiva degli insediamenti presenti in Sardegna e in Corsica. Confrontando i reperti rinvenuti con i testi egizi e accadici e con le Sacre Scritture, il prof. Zertal attribuì l’erezione della struttura agli Shardana, un popolo di navigatori e guerrieri provenienti dalla Sardegna. Durante le campagne di scavo protrattesi sino al 2000 e interrotte unicamente per questioni di sicurezza, il prof. Zertal ebbe la possibilità di venire in Sardegna e confrontarsi con il prof. Giovanni Ugas, docente di preistoria e protostoria all’Università di Cagliari. Il prof. Ugas aiutò l’archeologo israeliano a conoscere e individuare le differenze sostanziali che intercorrono tra proto nuraghi e nuraghi evoluti.

 

Dopo aver analizzato le profonde similitudini tra l’architettura nuragica in Sardegna e il sito in Israele, il prof. Zertal ha elaborato, sulla base delle testimonianze bibliche e delle caratteristiche strutturali, che l’insediamento nuragico fosse la roccaforte del generale Sisera. Durante la tarda Età del Bronzo, forse a seguito di problemi di carestia o di incremento demografico o per abitudine bellica, gli Shardana e la coalizione dei Popoli del Mare attaccarono i più floridi regni del Levantino: l’Hatti e l’Egitto. Le cronache riportano i successi dei sovrani egizi quali Merenptah e Ramses III, sottolineando che le virtù belliche degli Shardana, oltre a venire celebrate, furono sfruttate materialmente.

 

Agli Shardana catturati venne data la possibilità di arruolarsi nell’esercito egizio, insediarsi nel Delta del Nilo, possedere terre e ricevere un vitalizio*. Si ipotizza che partecipanti alla carriera militare abbiano scalato la gerarchia politica nilotica dando origine in seguito alla XXII dinastia egizia. Nella gestione delle rispettive aree di influenza i grandi regni dell’Hatti e dell’Egitto mostrano uno schieramento di forze e svariate alleanze politiche in cui entrano in gioco gli Shardana, alleatisi con la Pentapoli Cananea di origine Phelesets. Questa coalizione di città–stato, in un periodo compreso tra il 1200 a.C. e il 1000 a.C., mosse guerra ad Israele per il possesso della valle di Jezreel, importante crocevia tra l’entroterra palestinese e il Mediterraneo.

 

Le cronache bibliche riportano le gesta di un condottiero, Sisera appunto, comandante delle truppe cananite di Re Jabin ed oppressore per almeno un ventennio – sempre secondo i testi sacri – degli israeliti. Ancora le cronache narrano la potenza dell’esercito di Sisera – quantificabile in circa 900 carri di ferro – tale che, per poterlo battere, il Giudice Debora si vide costretta ad opporgli in battaglia un esercito di circa 10000 uomini. La Bibbia tralascia la descrizione del campo-base dell’esercito di Sisera, citandone solo la provenienza da Harosheth ha-Goym/El Awhat e qui sopperiscono le ricerche condotte dal prof. Zertal e dai numerosi ragazzi coinvolti nelle campagne di scavo, compresi i 40 studenti provenienti dall’Università di Cagliari.

 

In un’area di circa otto acri (circa 3,2 ettari) di terreno si sviluppava la cittadella fortificata, eretta su una cresta rocciosa e circondata da foreste. La fortezza di Harosheth ha-Goym/El Awhat era composta da almeno 3 tholos e cinta con almeno 7 torri lungo il possente antemurale che la circondava, oltre a presentare altre torri disseminate nei boschi a Est e ad Ovest dell’insediamento. Il rinvenimento di un edificio, rinominato Casa del Governatore, con ancora la pavimentazione originale, ha costituito una testimonianza eccezionale in merito ai reperti rinvenuti. La presenza di scarabei relativi alla XIX dinastia egizia ha messo in dubbio le datazioni rese in maniera grossolana relativamente a pari reperti rinvenuti nei contesti di Tharros e Sulci*, mentre la presenza di una placchetta di bronzo con riprodotta una testa femminile ha forse indicato la figura di una divinità.