C’erano talento, personalità e grande potenziale in Tonino Canu, cantadore a chiterra sassarese d’adozione ma nato a Perfugas il 30 Agosto 1932. Lo sapevano bene Pietro Porqueddu, Mario Scanu, Luigino Cossu, Ciccheddu Mannoni e tutti gli altri grandi artisti del canto sardo che già nei primi anni ’50 lo invitarono sui palchi per farlo conoscere al grande pubblico di appassionati.

 

Tonino Canu era un personaggio schivo, che sapeva però trasformare durante una gara la sua grande timidezza in eccellenti performance vocali, entusiasmando la folla, elevando il livello delle competizioni e obbligando anche gli altri interpreti a dare il meglio di sé. Nonostante siano riconoscibili nelle sue interpretazioni riferimenti ad alcuni grandi cantadores del passato, Tonino Canu è un artista abbastanza atipico nel suo genere perché ha saputo creare uno stile proprio, esclusivo e personalissimo che veniva elogiato da molti e criticato da altri. D’altronde gli stili, le particolarità e le varietà presenti nel canto sardo di ieri e di oggi hanno sempre fatto in modo che l’apprezzamento o meno di un artista sia sempre stato un discorso soggettivo. Forse questa è una delle grandi bellezze delle nostre tradizioni canore e folkloristiche.

 

Tonino Canu inizia a farsi conoscere dal grande pubblico a partire dalla metà degli anni ’50 ma la sua vera consacrazione avviene nei primi anni ’60 quando le grandi case discografiche italiane producono le sue prime incisioni (Rca di Roma nel 1961 e 1962, Fonit Cetra di Torino nel 1963, Italmusica di Milano negli anni successivi). Già in questi anni nasce un sodalizio con Giuseppe Chelo che si protrarrà per moltissimi anni e insieme a Leonardo Cabizza ed al chitarrista Aldo Cabizza permetterà a questo variegato quartetto di spopolare per un buon ventennio, compreso tra la fine gli anni ‘60 e l’inizio degli anni ’80, e di creare quasi un monopolio nell’ambiente (erano soprannominati La Cooperativa o Le tre C). La grinta e la passione di Canu, la creatività e la metodica di Chelo uniti alla potenza vocale e alla grande tecnica di Cabizza si amalgamavano perfettamente lo stile innovativo del chitarrista Aldo Cabizza, creando un affiatamento apprezzatissimo dagli estimatori e gradito dagli appassionati.

Grandi folle riempivano le piazze di tutta l’isola ed il calendario fittissimo di impegni è testimonianza del fatto che grazie a questi interpreti il canto sardo ha vissuto un periodo di eccezionale splendore. Centinaia di gare e ogni anno in Sardegna, in Italia e nel mondo hanno trasformato quella che in molti casi nasceva come una semplice passione in una professione, ben remunerata e ricca di soddisfazioni personali. Una carriera di oltre 30 anni, quella di Tonino Canu, densa di apparizioni anche all’estero, dove i circoli degli emigrati sardi spesso lo invitavano ad esibirsi: Francia, Svizzera, Belgio, Lussemburgo, Germania. Non ha oltrepassato i confini Europei, ma la sua voce e i suoi dischi sono approdati anche in Nord America, America Latina e Australia.

 

Quest’ultima ha diffuso la musica del Terzetto Sardo (gruppo in cui militava con Giuseppe Chelo ed il chitarrista Pietro Fara) grazie a Mamma Lena (al secolo Maria Maddalena Morelli) speaker dagli anni ’50 agli anni ’80 di un programma radiofonico alla radio australiana seguitissima dagli emigrati italiani. Tra i tanti dischi di folklore italiano veniva trasmessa anche la nostra musica tradizionale, quelle di Canu e Chelo erano le uniche voci sarde del palinsesto in programmazione. Tonino Canu ha preso parte a innumerevoli manifestazioni, coronate da importanti riconoscimenti personali ed artistici. A cavallo tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 ricopre anche la carica di Presidente della sezione cantadores e suonatori sardi ANCOL, frutto di una notorietà ormai consolidata negli anni e del carisma dimostrato.

 

Sono un centinaio circa le incisioni censite di Tonino Canu: talune da solista, altre con i gruppi in cui hai militato (Terzetto Sardo, Trio Logudoro, Quartetto Logudoro, Quartetto Isolano, ecc.) anche se chi ha seguito con assiduità le gare nel periodo in cui Tonino Canu è stato in attività può testimoniare che le prestazioni di miglior livello possono ritrovarsi nelle esibizioni dal vivo. Tra i brani più famosi il mutu prolungadu, Sa gala est terminada e la disisperada Sa nave in sa tempesta, entrambe del poeta orale perfughese Cicciu Piga, Maria Giardinera (mutu prolungadu di Pantaleo Serra di Bortigali che Canu ha dedicato alla moglie Maria Grazia Meloni), l’allegra ed innovativa Tarantella Sardignola, creata ed arrangiata da Canu e Chelo in viaggio verso una delle tante tournèe fuori dal territorio sardo (versi tratti dalla poesia Baddemala di Paulicu Mossa di Bonorva), oltre a numerose altre incisioni. Dava il meglio di sé con il Canto in Re ed i Mutos anche se non disdegnava di cimentarsi, con grande dedizione, anche nelle altre tipologie di canto. Un’altra interessante incisione di Tonino Canu che non rispecchia i canoni del canto a chitarra classico, ciò nonostante apprezzatissima dal pubblico, è Sardigna Moderna (più conosciuta come Pitzinnos de iscola) dove Tonino Canu ci delizia con tutte le sue qualità, adagiando la sua voce su una base innovativa con struttura poetica assimilabile ai Mutos, fuori dagli standard ma che sfiora musicalmente il valzer, il liscio ed altre sonorità simili. Anche in questo Tonino Canu è stato un innovatore, così come nelle competizioni nelle quali sapeva magistralmente fondere la sua tecnica con una grande capacità d’improvvisazione, contribuendo a non rendere mai monotona una gara.

 

Un artista la cui figura purtroppo, come spesso accade, non è stata mai valorizzata sufficientemente, neanche dopo la sua morte (1 Gennaio 1992). Ci sta provando la famiglia grazie ad una serie di manifestazioni in suo onore (l’ultimo Memorial è stato organizzato il 27 Maggio del 2011 al Teatro Civico di Sassari) e tramite un sito internet (www.toninocanu.it) dove è possibile ritrovare biografia, discografia e svariato materiale audio, video e fotografico che lo riguarda.