Sabato 14 Marzo 2015 è stato inaugurato il nuovo Museo Multimediale Turcus e Morus, a Gonnostramatza, che racconta un millennio di incursioni barbaresche in Sardegna. L’idea del museo  è nata per porre rimedio all’assenza di documentazione sul quel periodo storico, anche grazie alla spinta decisiva dovuta alla lapide, conservata nella chiesa campestre di “San Paolo” risalente al XVI secolo, recante la scritta:”EI 5 de arbili 1515 esti istada isfata sa vila de uras de manu de turcus e morus e fudi capitanu del morus barbarossa“, tragica testimonianza della distruzione di Uras da parte dei barbari capitanati dal Barbarossa.  I fatti che scorrono lungo le pareti dell’antico Monte Granatico in un percorso di 35 grandi pannelli illustrati, creano un itinerario didascalico, sintetico, che ruota intorno a un elemento centrale di forte attrazione spettacolare: i tre protagonisti di una scena millenaria, rappresentati da tre modelli filologici in scala reale, un miliziano volontario sardo, uno schiavo, un pirata barbaresco, collocati in mezzo al locale principale.

 

Ai quattro angoli dello spazio espositivo, altrettante vetrine in legno e cristallo contengono una serie di modelli e diorami di perfetta fattura: uno Sciabecco barbaresco, una torre di difesa costiera, uno scontro tra sardi e pirati e infine una scena di sbarco. Il Museo è allestito nell’ex Monte Granatico.  I Montegranatici compaiono in Sardegna a partire dalla fine del 1600 per iniziativa del Vescovo di Ales e successivamente sviluppatisi anche in altre Diocesi, con la funzione di formare una riserva di grano e altre sementi per essere poi utilizzate per [a semina negli anni di scarso raccolto e per venire incontro alle esigenze dei contadini poveri. Successivamente la proprietà di questi locali passò alla Cassa Comunale di Credito Agrario.

 

Nel 1997 il Comune acquisì da questi il monumento che si trovava in precarie condizioni statiche; subito dopo sono stati iniziati i lavori di recupero, ultimati nel 2001. La costruzione del monumento risale al primo decennio del ‘800, il cui corpo principale a forma rettangolare è suddiviso da un muro centrale con tre grandi archi, sul quale poggia il colmo del tetto a due falde la cui struttura è interamente in legno. Successivamente venne ampliato nel lato prospiciente il cortile ove attualmente è ubicato l’ingresso del Museo. Il restauro ha permesso di riportare il monumento alle sue originarie caratteristiche con un intervento di consolidamento strutturale e di restauro dei particolari. Sono stati infatti conservati tutti gli elementi originali, compreso il pavimento in lastroni di pietra grezza.