I passi nel parcheggio della comunità la collina sulla ghiaia fanno rumore come gli infiniti lanci d’agenzia che indicavano Don Ettore Cannavera tra i possibili candidati alla presidenza della regione, sino a quando la suggestione ha lasciato il passo alla responsabilità del centrosinistra sardo. Da quella fase di elaborazione politica è nata l’associazione “Terra di pace e solidarietà” che martedi 14 alle ore 18 ha realizzato un dibattito con Francesco Pigliaru sui punti programmatici di questa campagna elettorale. Arriva in anticipo il professore di economia e prende un caffè con i ragazzi ospiti della comunità ascoltando i problemi di quel pezzo di gioventù che non rientra in nessun programma elettorale e in nessuna politica di governo. “E’ una comunità monitorata quella di don Ettore, è possibile sapere quanto costa recuperare un singolo giovane rispetto a quanto costa non recuperarlo in carcere” dirà Pigliaru a proposito degli sprechi. La sala è gremita, per chi arriva dopo le 18 solo posti in piedi mentre Il giornalista Ottavio Olita introduce il dibattito tirando un sospiro di sollievo sul raggiungimento della convergenza tra gli alleati del centrosinistra ma soprattutto sulla scelta ricaduta su Pigliaru, in grado, secondo il giornalista, non solo di essere credibile e autorevole ma di guidare in centrosinistra in un progetto che non finisce con il voto del 16 febbraio. Don Ettore Cannavera “deus ex machina” del movimento culturale nato in seno a queste elezioni elenca le 5 parole che l’associazione ha ritenuto fondanti del percorso che il centrosinistra dovrà compiere. Terra, che deve essere liberata dall’industria bellica, il 60% delle servitu militari sono in Sardegna. Pace: non quella dei cimiteri ma il simbolo della nostra accoglienza. Istruzione: come strumento di crescita personale della società. Lavoro come luogo in cui trovare la propria dignità. Infine Don Ettore azzarda un paragone: “Paragono le dimissioni di Ratzinger al passo indietro di Francesca Barracciu e come in Vaticano è arrivato Papa Francesco qua da noi è arrivato Francesco Pigliaru”. Paragone che sarà il leitmotiv della serata. Numerosi interventi prima di Pigliaru provenienti dall’associazione organizzatrice che ha realizzato un documento per dare il proprio contributo alla campagna elettorale. Lavoro, scuola, territori nelle parole degli interventi mentre un attento Pigliaru prende appunti. Si ritorna sulla questione delle liste con gli indagati, arriva la notizia della nomina di Felicetto Contu a difensore civico, si parla di emolumenti e indennità. Alle 19:35 per 40 minuti tocca a Francesco Pigliaru “conquistarsi la fiducia” come lui stesso ha detto. In pantalone di velluto simbolo della tradizione e camicia bianca button down retaggio di quando insegnava a Berkeley centra subito il punto chiave della campagna elettorale: l’istruzione. “Siamo l’ultima regione in Italia per contrasto all’abbandono scolastico, nel 2009 abbiamo lasciato la Sardegna al 20% di abbandono, Cappellacci l’ha portata al 27%” Non risparmia dati e critiche sia per l’istruzione che per il lavoro soffermandosi sulla percentuale di cassa integrazione in Sardegna (-più 500%) rispetto al mezzogiorno d’Italia (più 250%). “In questi anni abbiamo perso 100 mila posti di lavoro e abbiamo dato ai disoccupati i soldi per non fare nulla” dice Pigliaru. Una cassa integrazione che non permette ai lavoratori di lavorare e allo stesso tempo tiene in vita aziende che non riapriranno mai. “Percorriamo il lato positivo del cambiamento con un piano sull’istruzione che si occupi delle pluriclassi, dei trasporti, dell’edilizia scolastica e ridia ai giovani e agli insegnanti l’orgoglio di andare a scuola”. Il modello di Pigliaru è quello della Finlandia che da nazione povera è riuscita a crescere in modo esponenziale investendo in istruzione. “Siccome l’investimento migliore che possiamo fare è quello sulle persone oltre la scuola bisogna rimettere in moto un formazione professionale che serva per rientrare nel mondo del lavoro o riformare i Csl dove oggi solo il 2% dell’utenza riesce a trovare lavoro rispetto al 40% in Europa”. Su tasse e zona franca Pigliaru gioca in casa: “Su queste questioni balbettare non serve a nulla, dobbiamo abbassare le tasse se possiamo permettercelo ma dobbiamo capire che le proposte cavalcate da Cappellacci ci danno il guadagno di una giornata di lavoro ma ci fanno perdere in prospettiva.” Infine un passaggio obbligato sulla questione morale: “La moralità si coltiva con la trasparenza, attivando metodi di valutazione che la cattiva politica non accetta- dice Pigliaru- e non serve a nulla un assessore regionale che si dimezza lo stipendio se poi fa danni incalcolabili”. E’un candidato che si mette in discussione e cerca di ottenere la fiducia senza la pretesa di avere ricette preconfezionate, dice che fare politica è molto complesso ma bisogna ascoltare, vedere i problemi e avere politiche umili. Il motto è sempre quello della sua prima uscita pubblica: equità delle opportunità.