Prima della dominazione Romana la Trexenta offriva la maggior parte delle terre per la coltivazione del grano, divenendo in seguito il granaio di Roma ha consolidato la sua vocazione territoriale ed economica sino ai nostri giorni. Oggi la consacrazione culturale di questa risorsa avviene attraverso numerose iniziative per far conoscere i mille segreti tramandati da contadini e panificatrici.
L’itinerario rurale denominato “le vie del Pane” è stato realizzato dal comune di Senorbì e dal museo del pane di Ortacesus, il percorso analizza tutte le fasi della filiera produttiva partendo dai campi di grano per capire quali siano le differenze tra le diverse varietà, le diverse tecniche di concimazione e di lavorazione del campo.
La seconda fase porta al mulino per la prima lavorazione: lavaggio, pulizia e la macinazione per ottenere sa farra (semola integrale), su scetti (il fior di farina), su poddini (la crusca), sa simbua (la semola) e tritelli vari. Terza tappa al museo del pane dove è possibile ammirare su strexiu’e fenu, ovvero gli strumenti in paglia di grano che venivano utilizzati per setacciare la farina, per custodire i pani e i dolci. Negli ambienti del museo i visitatori si trovano coinvolti in un laboratorio di analisi sensoriale e di degustazione guidata dei pani tipici come su civraxiu, su carasau, su coccoi, su modditzosu realizzati utilizzando esclusivamente grano duro e su framentu, lievito naturale a pasta acida. Infine le principali tecniche di lavorazione in contatto fisico con la materia prima e la degustazione guidata dei prodotti finiti, oltre al pane, sa simbua fritta e incasada (semola fritta e condita), pani indorau (pane bagnato nell’uovo e fritto). Una tradizione autentica e incontaminata non subisce i segni del tempo, ancora in molte famiglie si prepara il pane in casa custodendo gelosamente mille segreti tramandati di madre in figlia con, alle spalle, la fatica dell’uomo in campagna. Il ripristino della festa di San Isidoro in molti centri della zona ha rivolto l’attenzione sulla vita contadina: distese dorate tra maggio e luglio fanno parte di quel tesoro che oggi risulta notevolmente svalutato. Nelle case grazie ai corsi di panificazione dell’Ersat si riscoprono gli antichi pani: su pani carasau, pane biscottato che si presenta sottile e ruvido, chiamato anche carta da musica è adatto per essere conservato per lunghi periodi, quindi alimento base del pastore che stava lontano da casa allungo, è tipico delle zone interne della Sardegna; il pane del contadino: su civraxiu diffuso maggiormente nelle pianure si presenta con forme ovali e piene, infine il pane delle feste: su pani pintau cioè il pane decorato con varie forme provenienti dalla tradizione religiosa e da credenze pagane, era considerato talmente importante da non dover essere tagliato col coltello bensì con le mani. Gli anziani contadini mai avrebbero pensato che il faticoso lavoro di mietitura del grano dorato sotto il sole cocente sarebbe stato recuperato e riproposto a distanza di così tanto tempo per essere osservato dai più giovani, così la Pro loco di Suelli propone attività di recupero e valorizzazione delle antiche tradizioni rappresentando le fasi della mietitura con le falci, la raccolta delle spighe e su murzu. Alle prime luci dell’alba incomincia la mietitura: is messadorisi mietevano il grano con le falci, is carradorisi caricavano e trasportavano i covoni di spighe e is pigatrixisi raccoglievano le spighe, in particolare quelle non tagliate dalle falci. La pausa di lavoro a metà mattina era su murzu, colazione portata da casa che consisteva in: pane, formaggio, uova, cipolle, patate, acqua e vino; era il momento del ristoro dove si parlava di come era stata l’annata appena trascorsa, le aspettative per il grano appena mietuto. Un ulteriore progetto teso a valorizzare le tradizioni nel territorio è “Sentieri del grano” al quale partecipano i comuni di Mandas, Escolca, Gergei, Gesico, Siurgus Donigala, Selegas e Suelli. I lavori finanziati dalla Regione Sardegna prevedono il restauro di chiese, lollas, antiche fonti, il ripristino di muretti a secco, strade e villaggi rurali. Le attività culturali presenti in tutta la Sardegna sono per i giovani una finestra sulle tradizioni del mondo agricolo ormai poco conosciute mentre per gli anziani spettatori è come fare un tuffo nel passato. L’oro della Trexenta è, ieri come oggi, il grano, se pur la coltivazione non è redditizia e le difficoltà nei campi aumentano si continua a produrre così come in Campidano, Marmilla e nella Nurra.