La poesia estemporanea trova casa a Silanus

Dicono che parole e rime appaiono all’improvviso, senza alcuna spiegazione. Dicono che durante le gare ogni ragionamento, ogni logica lasciano spazio all’ispirazione. Dicono che chi sale sul palco è animato da una musa invisibile che si esprime in ritmo e versi. Quello della poesia improvvisata in Sardegna è davvero un mistero che dà voce, da diversi secoli se non da millenni, a una delle espressioni artistiche più originali e affascinanti dell’Isola.

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L’ingresso de “sa domo de sa poesia cantada” a Silanus

Oggi la Musa, come amava chiamarla Paolo Pillonca, ha una casa vera: è Sa domo de sa poesia cantada, museo della poesia estemporanea che ha da poco trovato dimora a Silanus. Non poteva essere altrove: qui, nel piccolo centro del Marghine, per quasi cinquant’anni hanno fatto sentire la loro voce in contemporanea, tra il 1953 e il 1999, due tra i più grandi cantadores di sempre, Marieddu Masala e Frantziscu Mura. E proprio qui Paolo Pillonca, giornalista, scrittore, conoscitore attento e sensibile della cultura e della lingua sarda scomparso due anni fa a 75 anni, aveva immaginato un museo dedicato all’arte della poesia improvvisata.

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Sa domo de sa poesia cantada, alcuni dei pannelli del percorso didattico

Un progetto che ha finalmente visto la luce pochi mesi fa grazie alla collaborazione tra il Comune di Silanus e la casa editrice Domus de Janas: nelle stanze del palazzo Aielli, nel cuore del paese, il 9 agosto 2020 è stata inaugurata Sa Domo de sa Poesia Cantada. C’erano tutti i protagonisti della poesia sarda di oggi: Bruno Agus, Salvatore Scanu, Nicola Farina, Dionigi Bitti, Tore Senes. Con loro Giuseppe Porcu e Diego Porcu, entrambi 34 anni, che sin da giovanissimi hanno imparato a farsi ascoltare in mezzo ai grandi. Non poteva mancare all’appuntamento Bernardo Zizi di Onifai, oggi 92enne, protagonista dal secondo dopoguerra con la sua voce potente e melodiosa della stagione d’oro dei cantadores.

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La sala dedicata al docufilm

La poesia estemporanea ha una storia antica come l’uomo: non conosciamo il momento preciso in cui ha assunto le formule e i riti con cui è oggi nota, ma sappiamo per certo che gli uomini e le donne hanno sempre composto versi e cantato. Ce lo ricordano i poemi omerici della Grecia arcaica, e ce lo conferma anche la poesia epica latina di Virgilio. E’ probabile che l’arte di creare canti e poesie arrivi dalle donne, abituate a inventare rime per cullare e addormentare i bimbi o per accompagnare i defunti nei riti funebri, e questa tradizione si è conservata per millenni in tutto il mondo. Quest’arte ha assunto in Sardegna caratteristiche uniche per tecniche, forme e contenuti.

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Il palco, il luogo magico dell’ispirazione
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La mediateca, ricca di contenuti multimediali, utili per ricerche e approfondimenti

La gara poetica sarda, in cui due o tre cantadores si sfidano davanti a un pubblico su temi diversi, ha una data di nascita precisa: era il settembre 1896, in occasione della Festa della Madonna del Rimedio, quando Ozieri per iniziativa dell’ozierese Antoni Cubeddu ospitò la prima gara pubblica tra improvvisatori. Da allora l’evento, che portava sui palchi delle feste i cantadores più talentuosi, ebbe un successo sempre più grande, solo temporaneamente oscurato dal Fascismo che proibì le gare dal 1932 al 1937.

Nel dopoguerra gli appuntamenti in piazza ripresero con ancora più forza e richiamarono un pubblico sempre più vario e attento di uomini, donne, grandi e bambini. Di Mura, Masala e Zizi abbiamo già detto; c’erano poi, tra gli altri, Remundu Piras di Villanova Monteleone, Barore Tucone di Buddusò, Antoni Pazzola di Sennori, Barore Sassu di Banari, Frantziscu Sale di Mara, Pepe Sozu di Bonorva, Totoni Crobu di Neoneli, Barore Budrone di Bonnannaro, i fratelli Antonio e Gavino Piredda di Thiesi. Non solo uomini sul palco: Maria Farina di Osilo si fece conoscere nella prima metà del Novecento con la sua voce melodiosa e il talento nella metrica, mentre Chiarina Porcheddu di Ossi divenne famosa oltre che come poetessa anche nel canto a chitarra logudorese.

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Sa Domo di Silanus fa rivivere oggi tutti i protagonisti della poesia estemporanea sarda con un grande e suggestivo patrimonio di immagini, oggetti, registrazioni e video dall’archivio di Paolo Pillonca e della sua casa editrice Domus de Janas; chiudono il percorso una ricca mediateca e uno spazio con il palco per le esibizioni.

Sono centinaia le testimonianze di serate in piazza davanti a un pubblico numerosissimo e spesso molto esigente che  seguiva le sfide in versi anche per diverse ore.

La formula è sempre la stessa: un esordio di circa mezz’ora o un’ora, con la presentazione degli ospiti e il saluto al pubblico, a cui segue la sfida tra due o tre poeti. E’ il comitato organizzatore a decidere i temi con cui far scontrare gli artisti, affidati a ciascuno con sorteggio. Si passa dai temi più seri (la pace e la guerra, la luce e il buio, il sorriso e il pianto, la virtù e la bellezza), fino a quelli più quotidiani e giocosi (lo studente sfaticato e il pastore, la suocera e la nuora, il povero intelligente e il ricco tonto). Gli sfidanti non conosceranno l’argomento da portare avanti fino a pochi istanti prima di salire sul palco. E’ qui la vera abilità del poeta: improvvisare rime  sostenendo un tema preciso e mantenendo allo stesso tempo ritmo, metrica e attenzione del pubblico.

Pillonca in TVMockup O bella Musa

 

Se nel dopoguerra le gare erano un’occasione preziosa per ascoltare e apprezzare i poeti, oggi la poesia estemporanea sarda è un’espressione artistica unica, ricca di memoria e fascino. Un patrimonio da proteggere e allo stesso tempo mantenere vivo grazie ai tanti giovani poeti che ancora oggi, oltre un secolo dopo da quella prima serata a Ozieri, si lasciano ispirare dalla Musa.

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Francesca Mulas

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