Un’antica tradizione afferma che Ollolai fu capoluogo di una delle Civitates Barbariae che non si sottomisero mai ai Romani e nell’alto medioevo resistettero ai Bizantini. Si crede che risiedesse ad Ollolai il capo barbaricino Ospitone, al quale il papa S. Gregorio Magno scrisse nel 594 una lettera invitandolo a favorire la conversione del suo popolo.

 

Nell’alto Medioevo giunsero in quelle montagne alcuni monaci orientali devoti di S. Basilio, detti comunemente basiliani, e a una cima di circa m. 1200 essi diedero il nome del loro patrono. Ancora oggi viene detta Monte di S. Basilio. In una sua valletta, tra le cime rocciose, sorge una chiesa dedicata al Santo, a circa km. 1,600 dal paese. La struttura attuale è stata costruita nel secolo XV, ma la chiesa sorse probabilmente nel periodo bizantino, insieme con un monastero orientale, il quale, verso il secolo XII, sarebbe stato occupato da monaci benedettini.

 

Nel Medioevo il paese di Ollolai apparteneva al Giudicato di Arborea ed era capoluogo della curatoria omonima. Restò all’Arborea fino al 1420, quando fu annesso al Regno creato in Sardegna dagli Aragonesi e fu infeudato agli oristanesi Deana. Da questi passò a Leonardo Cubello, il cui cognome paterno era Bas-Serra, che lo inserì nel marchesato di Oristano. Estintisi i Cubello, nel 1470 fu ereditato dal loro nipote Leonardo de Alagon, il quale nel 1471 circa permise ai frati Francescani di Oristano di prendere possesso dell’antico cenobio di Ollolai. ormai abbandonato e fatiscente. I Francescani, racconta l’Angius, costruirono “il piccolo convento di Ollolai alla distanza di mezz’ora circa dalla popolazione, in un sito ameno e delizioso, coronato di eminenze e ricco di acque salubri, e ne fu consacrata la chiesa nel 1472 dal vescovo castrense fra Lorenzo di Moncada dello stesso ordine”.

 

In quegli anni il paese di Ollolai era diviso in due fazioni, che facevano capo alle famiglie degli Arbau e dei Ladu. E avvenne che nel 1490 un giovane della famiglia Ladu, che veniva educato nel convento, fu trovato ucciso nel pozzo del convento dei frati. La voce pubblica affermò che gli Arbau, dopo averlo sequestrato e ucciso, l’avrebbero gettato nel pozzo dei frati per vendicarsi anche di loro, che erano fautori dei Ladu. La fazione degli Arbau però negò tutto e diffuse la voce che autori del delitto non potevano essere altri che i frati. I Frati, continua l’Angius, “furono perseguitati, e per timore della morte dovettero passare molte notti sugli alberi del bosco della montagna, e così durarono, finché il loro vicario generale in Sardegna ebbe comandato che abbandonassero il paese, e se ne ritornassero nel convento di Oristano, dove giunsero addì 3 agosto 1490.”

 

Pochi giorni dopo la partenza dei frati un violento incendio distrusse gran parte del paese, ad iniziare dal rione degli Arbau, e si pensò che ad appiccarlo fossero stati i Ladu. Da allora il paese non si è più ripreso, e la tradizione popolare attribuisce il suo mancato sviluppo, senza però alcun fondamento, a una maledizione che i frati nel partire avrebbero lanciato contro il paese.

 

La chiesa di S. Basilio, che i frati chiamavano della Maddalena perché essi erano partiti dal monastero della Maddalena di Oristano, è stata restaurata più volte e ogni anno vi si celebra con solennità la festa del Santo il 1 Settembre, preceduta dalla novena. Essa attira il concorso di un gran numero di fedeli, ed è una delle più pittoresche sagre della Barbagia.