Nel Nuorese: gràmene, gràmine

Nel Campidano: cannajoni

A Isili: pei-longu

A Nuragus: carcangiu longu

 

Quando una pianta ha dei fusti sotterranei troppo lunghi, ahi! Si comincia a diffidare: ciò che striscia è sempre sospetto. È questo il caso della gramigna: si presume che il nome venga proprio da gramo, cioè cattivo.

 

Facendo un salto nella terminologia popolare della tradizione botanica, vediamo, infatti, che uno dei nomi comuni della gramigna è quello di zizzània. Quando una persona o situazione crea discordia si dice, appunto, che semina zizzania: questo ci dà l’idea di quanto fastidiosa e antipatica possa essere in pieno campo quest’erba che cresce dovunque; si insinua, si moltiplica e si intrufola in ogni spazio, soprattutto dove non è richiesta.

 

Essendo una pianta infestante è comunissima ovunque: nei campi, prati, giardini, bordi di strade, fossi e in tutti i luoghi incolti. Forse anche per questo è una pianta tanto odiata e perseguitata da giardinieri  e coltivatori quanto amata e rispettata da erboristi conoscitori perché questa umilissima graminacea ha virtù curative sorprendenti e gode di ottima fama di pianta depurativa, particolarmente utile nelle cure disintossicanti primaverili. In passato, quando la chimica non aveva ancora regalato all’agricoltura i suoi servigi, e tra questi i potenti diserbanti anti-erbacce, la gramigna veniva estirpata a mano: lavoro paziente e fastidioso, ma non inutile, dato che i suoi stoloni venivano puliti ed essiccati per essere venduti, oppure per essere utilizzati direttamente come rimedio di medicina popolare, poiché, come vedremo tra poco, la gramigna è un’altra delle piante più conosciute e più utili in fitoterapia come potente diuretico e valido disinfettante delle vie urinarie. Conosciamola meglio:

 

Parti impiegate

Soprattutto rizomi ma anche foglie e giovani steli.

 

Per ottenere la droga i rizomi vengono raccolti in primavera e autunno. È più facile raccoglierli dopo la pioggia, quando il terreno è umido. Si lavano e si essiccano all’ombra, in luogo ventilato.

 

Si conservano in sacchetti di tela, al buio, fino alla  stagione successiva. Le parti fresche aeree della pianta si possono cogliere durante tutta la bella stagione e si consumano durante la giornata.

 

 

Componenti principali

Carboidrati: triticina (un polisaccaride cui è maggiormente dovuta, assieme ai sali di potassio, la proprietà diuretica), inositolo, mannitolo, mucillagini (hanno azione sedativa sulle mucose irritate);

 

Olio essenziale: agropyrene (a cui è dovuta l’azione antibiotica ad ampio spettro);

 

Flavonoidi. Tricina e solfati;

 

Vitamina A e B, silicio, sali di ferro, sali di potassio;

 

glicosidi, tra cui saponine il cui effetto è antinfiammatorio.

 

 

Attività farmacologica:

diuretica, emolliente, antisettica delle vie urinarie, antiflogistica, antigottosa, antireumatica, rinfrescante gastroenterica, disintossicante epatica e cutanea.

 

 

Indicazioni terapeutiche:

Cistiti, uretriti e cistopieliti

Calcolosi renali e della cistifellea

Irritazioni della prostata

Gotta

Artrite e reumatismi

Eruzioni cutanee e foruncolosi

Prurito anale

 

 

Usi e dosi:

il decotto è la  preparazione più attiva: far bollire due minuti30 gdi rizomi essiccati in acqua appena sufficiente a coprirli. Filtrare e gettare questa prima acqua di cottura, intrisa di principi amari e acri. Far ribollire per 10-15 minuti in un litro di acqua. Spegnere, lasciare raffreddare, filtrare e consumare a più riprese nella giornata, un po’ lontano dai pasti principali. Per migliorarne il gusto aromatizzare con scorza di limone o arancia e un po’ di miele.

 

Tintura madre: 40 gocce, diluite in buona acqua, tre volte al giorno, sempre lontano dai pasti.

 

Succo di foglie fresche: 4-6 cucchiai da minestra al giorno.

 

 

Sotto la  denominazione di gramigna si includono due piante diverse anche se molto simili: l’Agropyron, o erba canina, e il Cynodon, che in greco significa Dente di cane. Le proprietà attive sono molto simili, proprio come le due erbe. Se volete imparare a riconoscerle, osservate le spighe; nell’Agropyron sono appuntite e uniche, nel Cynodon sono raggruppate a 3 o a 7 e sembrano le sottili dita di una mano.

 

Per chi opera in agricoltura, quest’erba  rappresenta un vero e proprio incubo. La nostra pianta è una macroterma, cioè germina fino a temperature piuttosto alte. Le sue radici profonde le permettono di resistere alla siccità e anche al gelo nonché alla scarsa manutenzione.

 

Va detto comunque che i tempi di una rivalutazione estetica si stanno lentamente affermando ed un uso oculato della lingua è d’aiuto in questa evoluzione. A tale proposito c’è una notizia curiosa: una signora dell’alta borghesia in vacanza in una villa di una rinomata località ha chiesto al giardiniere che erba fosse quella del prato verde particolarmente lussureggiante e questo ha risposto semplicemente gramigna, ma vista l’espressione stupita della sua interlocutrice ha aggiunto un attributo, o aggettivo che dir si voglia, sicuramente più opportuno in termini di status: “americana, gramigna americana, mica gramigna comune”!

 

E così abbiamo avuto una prima conferma che questa pianta, forte e tenace al punto da farsi burla dei denigratori, comincia ad entrare dall’ingresso principale anche nei giardini più curati.

 

E i suoi semi? Andate in un vivaio, li troverete in scatola. Ovviamente prezzati, così contribuiranno alla crescita del Pil.

 

Noi invece, che del Pil auspichiamo la decrescita, sappiamo che questa pianta offre il proprio contributo all’economia domestica e alla pratica agronomica dell’uomo sensibile.

 

Oltre ad avere le molteplici qualità salutistiche, in virtù del contenuto di zucchero e di fruttosio presente nei rizomi, può essere utilizzata per ricavare un alcool di ottima qualità, nonché una birra gustosa e salutare, confortati anche dal pregio di risultare estremamente economici.

 

Tra gli allevatori di cavalli è risaputo che per mantenere fulgido il mantello dei loro animali occorre somministrare gramigna, fresca o essiccata, in sostituzione dell’avena per almeno due settimane.

 

I rizomi essiccati, tritati e tostati possono essere utilizzati come succedaneo del caffè.

 

Sarebbe bello poter leggere su un annuncio pubblicitario Bevete caffè di gramigna se volete bene alle vostre vie digestive e urinarie.

 

E che pensare dei cani e dei gatti che, appena possono uscire di casa, cercano gli steli di gramigna e li masticano con foga per disintossicarsi dai cibi ipercalorici che i loro padroni gli propinano? Nessuno glielo ha insegnato, agiscono d’istinto!  Che sia un bel messaggio anche per gli umani?