Fellicu è sempre stato il suo diminutivo se lo porta dietro sin da bambino, forse per la sua statura minuta, esile come un bronzetto nuragico, forse per la tenerezza che ispira col suo carattere mite. Tutti conoscono Raffaele Fadda come Fellicu su maistu de perda. A chiunque visiti il suo museo megalitico all’aperto riserva un’accoglienza calorosa. Con modi affabili racconta le storie delle sue pietre: è sorprendente come i suoi giganti di basalto abbiano tante cose da dire, storie e segreti, spaccati di vita quotidiana o di antiche battaglie all’ombra dei nuraghi in questa misteriosa Isola. Certo la passione deve essere stata grande per portare quest’uomo a costruirsene uno con il solo uso di quel sistema di leve che settemila anni fa avevano utilizzato i primi costruttori; [Felliccu è un uomo che non ha studiato archeologia, ma la sua arguzia e il suo intuito  l’hanno guidato a sperimentare la logica con cui poteva essere chiuso un Tholos. A che altezza? Con quanti giri concentrici di megaliti? E con quale tecnica? Per quanto l’edificio sperimentale presenti evidenti errori macroscopici, l’artigiano ha dimostrato di poter chiudere un’ogiva in meno di cinque metri di altezza anziché gli accademici dodici metri della maggior parte dei nuraghi originali presenti in Sardegna. Cit. del Prof. Giacobbe Manca, Archeologo, Sardegna antica culture mediterranee pag.4].

Questa è solo una delle opinioni dei personaggi illustri che visitano il suo giardino incantato incuriositi dalle sculture che toccano svariate tematiche, ma soprattutto l’anima. Il resto ama narrarlo in un percorso che si snoda partendo da un eccentrico caminetto e comincia all’incirca così: questo camino racconta la storia dei nostri antenati nuragici, dediti all’astronomia e abili architetti, valorosi guerrieri, sacerdoti del dio Sole. La sua passione chiusa per troppo tempo in un cassetto sfociò all’età di 50 anni: una dopo l’altra diede vita alle sue opere seguendo un cammino che vede le sue esposizioni in varie parti d’Europa. Oggi, a ottant’anni suonati, mostra lo spirito di un ragazzino, con la sua immancabile dose di humor: in questa vita bisogna ridere per non piangere… Ogni tanto il suo sguardo si fa serio, la vita non gli ha sempre sorriso. A tratti sembra che i suoi pensieri lo riconducano agli anni dell’infanzia che non gli risparmiò la durezza della guerra, più terribile se vissuta con gli occhi di un bambino. Il nostro tour si conclude con la visita alla grotta scavata in una roccia, fulcro di un presepe a grandezza naturale che conta oltre venti statue. Nel commiato Fellicu si commuove per i complimenti alle sue opere. Non si è mai abituato.