LA MEMORIA DI CAGLIARI TRA SCULTURE, ARCHITETTURE E STORIE DELLA CITTÀ

A Cagliari c’è un luogo che più di tutti custodisce la memoria della città, le storie dei suoi protagonisti, le vicende che hanno segnato la vita, la crescita, i momenti felici e quelli bui del capoluogo sardo. E’ il cimitero di Bonaria, riconosciuto come ‘monumentale’ nel 2011 dal Ministero per i Beni e le attività culturali, che si trova sulle pendici del colle di Bonaria a un passo dal centro cittadino.

24.. il cimitero di bonaria il bacio
Dettaglio di una scultura

Fu realizzato in seguito all’editto di Saint-Cloud, emanato da Napoleone Bonaparte nel 1804, che imponeva le sepolture al di fuori delle mura cittadine per ragioni igienico-sanitarie; progettato dal capitano del Genio militare Luigi Damiano sul cosiddetto campo delle palme, a ridosso di un’area già occupata dal convento dei Padri mercedari, da un santuario e una basilica dedicati alla Madonna di Bonaria, e terminato nel 1828, sostituiva le vecchie aree funerarie cagliaritane nei quartieri di Stampace, Castello, Marina e Villanova.

Consacrato il 28 dicembre, accolse la prima sepoltura il 1 gennaio 1829 e venne utilizzato fino al 1969 quando fu costruito quello di San Michele.

24.. il cimitero di bonaria vista dallalto 4
Vista dall’alto del cimitero

Il Cimitero monumentale di Bonaria, immaginato secondo lo stile ottocentesco come un luogo silenzioso di prati verdi e viali alberati, ha un patrimonio di cipressi, palme, pini e lecci così ricco da meritare un ampio spazio in “Il verde di Cagliari” firmato dall’agronomo Siro Vannelli nel 1986. E’ però anche un grande museo a cielo aperto dove si possono ammirare le pregevoli opere di scultori di arte funeraria come Giuseppe Sartorio, Giovanni Battista Trojani, Agostino Allegro, Francesco Ciusa, Giovanni Pandiani, Franco D’Aspro, commissionate dalle famiglie nobili e borghesi che qui seppellivano i loro cari.

La fama degli artisti è strettamente legata alle persone ritratte, rese immortali oltre che per i loro meriti anche dallo stile e dalla maestria degli scultori. Se, superato l’ingresso, ci addentriamo nel cimitero e percorriamo il viale a sinistra incontriamo subito il grande monumento funebre a Giuseppe Todde, economista e giurista di Villacidro, docente alle Università di Cagliari e Sassari e infine rettore a Cagliari, che tre anni prima di morire nel 1894 commissionò l’opera allo scultore piemontese Giuseppe Sartorio. E’ una grande edicola che incornicia il busto severo di Todde, ma la sua singolarità sta nel ritratto della vedova Luigia Oppo: qui l’arte funeraria non è memoria dei morti ma raffigura il dolore e la devozione dei vivi.

24.. il cimitero di bonaria tomba todde
La tomba Todde

Poco oltre, lungo lo stesso viale, un’altro monumento firmato da Sartorio: è il sepolcro di Camille Victor Fevrier, commerciante francese morto a Cagliari nel 1886. Il tratto drammatico tipico dello scultore si vede nel pesante tessuto sollevato da un angelo, che fa da quinta teatrale al busto di Camille.

Tra le cappelle a ridosso del muro di cinta su viale Cimitero c’è quella dei Devoto, custodisce la sepoltura di un bimbo, divenuto oggi simbolo del cimitero: Efisino morì nel 1887 ad appena 33 mesi. Il piccolo è raffigurato con grande realismo, vestito con gli abiti e le scarpine della festa, seduto su un seggiolone, con ancora tra le mani un cavallino a dondolo mentre la testa è reclinata da un lato e il braccio destro cade a penzoloni. E’ un ritratto struggente: l’artista, ancora Giuseppe Sartorio, ci mostra un bimbo addormentato, ma la scritta voluta dai genitori e incisa sul basamento svela il dramma: “Cattivo! perché non ti risvegli?”.

Poco oltre, c’è un altro esempio della grande maestria del Sartorio, che dal Piemonte nel 1885 si era trasferito in Sardegna e aveva aperto una bottega a Cagliari, in via Sassari, per seguire da vicino le tante committenze dei monumenti funerari. La Cappella Pernis, che prende il nome da Josias Pernis, commerciante e imprenditore svizzero che si trasferì a Cagliari e divenne presto protagonista della vita cagliaritana come commerciante e socio fondatore del Banco di Sardegna, oltre che rappresentante dei prodotti sardi in Europa, è una grotta artificiale in trachite, simbolo funerario del ritorno alla terra, con inserti in bronzo e al centro una giovane che prega davanti a una croce.

24.. il cimitero di bonaria vista dallalto 3

A pochi metri dal monumento alla famiglia Pernis si erge il cippo in stile neoclassico dedicato a Giovanni Marghinotti, pittore cagliaritano vissuto tra il 1798 e il 1865: è un monumento semplice voluto dagli amici, che fecero incidere l’epigrafe

“Pittore esimio
d’animo leale d’aurei costumi,
prediligeva la patria e ne era ornamento
academico di san luca e dell’albertina
ebbe insegne d’onore dalle corti di Torino e di Madrid
provò amica la fortuna aversi gli uomini
visse né agiato né felice”.

Altro pregevole esempio di scultura ottocentesca è il monumento per l’industriale Pietro Magnini e l’ingegnere Ottone De Negri, in stile neogotico. E firmato da Giacomo Bonati nel 1876; al di sotto dell’edicola affiancata da figure angeliche, si vede in bassorilievo la scena dell’agguato in cui i due, che si trovavano di passaggio nelle campagne di Urzulei per lavoro, vennero brutalmente uccisi.

Lungo il viale centrale del Vecchio Camposanto c’è il monumento a Enrico Serpieri, riminese, che dopo varie vicissitudini approdò in Sardegna e qui, nella seconda metà dell’Ottocento, divenne imprenditore tra i più ricchi e conosciuti soprattutto sul settore minerario, oltre che presidente della Camera di Commercio di Cagliari e deputato alla Camera. Il suo sepolcro, firmato dall’artista romagnolo Sisto Malavotti, è ricco e grandioso, con bassorilievi e allegorie che raccontano la sua vita e le sue virtù.

24.. il cimitero di bonaria tomba canonico Spano
La tomba del canonico Spano

Nella passeggiata lungo i viali del cimitero non può mancare la sosta davanti al monumento di Giovanni Spano, un sarcofago su quattro colonne che regge il busto in marmo scolpito da Giovanni Pandiani: ploaghese di nascita, fu archeologo, storico, storico dell’arte, linguista, etnologo, canonico della cattedrale di Cagliari e rettore dell’Università; dopo una vita dedicata allo studio della Sardegna, morì a Cagliari nel 1878. “Giovanni Spano, ancor vivo, fece per sé stesso – si legge nell’epitaffio che accompagna il sarcofago, riuso di una sepoltura romana trovata dallo stesso Spano nelle vicinanze – il luogo fu assegnato gratuitamente, per decreto dell’Amministrazione civica, il 18 luglio 1869″. Allo stesso studioso dobbiamo il volume “Storia e necrologio del Camposanto di Cagliari”, pubblicato nel 1869 (e appena ristampato dal Comune di Cagliari con introduzione dello storico Mauro Dadea e corredato dalle fotografie di Nicola Castangia), che racconta la storia del cimitero e raccoglie i 500 epitaffi collocati nei suoi primi 40 anni.

24.. il cimitero di bonaria. tomba jenny nurchis
La tomba di Jenny Nurchis

Non solo nobili, imprenditori, studiosi e politici: Bonaria custodisce in una cappella familiare la sepoltura di due sorelle, Jenny e Amina Nurchis, protagoniste della storia cittadina perché aprirono la strada all’istruzione superiore e all’emancipazione femminile. Jenny, nata nel 1865, si iscrisse al liceo in un momento in cui gli studi erano riservati esclusivamente ai ragazzi; due anni dopo la seguì la sorella Amina. Furono le prime cagliaritane a conseguire la licenza ginnasiale. Un destino avverso le rapì all’affetto dei cari: Amina, “compagna ed emula dell’amata sorella […] primo esempio in Sardegna di quanto possano negli studi mente e cuore di donna”, morì a 17 anni, come si legge nell’epitaffio che accompagna la scultura in marmo bianco firmata da Ambrogio Celi, un angelo che piange sotto una croce; Jenny si suicidò a 21 anni neanche un anno dopo, recita l’epigrafe che accompagna il monumento del Sartorio, “spenta anzi tempo da crudeli disinganni”.

Il cimitero monumentale di Cagliari è oggi un luogo silenzioso che custodisce le memorie delle generazioni passate.

E anche un luogo di struggente, malinconica bellezza. Giovanni Spano lo descriveva così: “Se non eguaglia quelli delle principali città del continente, può stare a fronte di quelli di ​secondo​ ordine​”​.

Francesca Mulas

Realizzato in collaborazione con la Regione Autonoma della Sardegna , Assessorato del Turismo , Artigianato e Commercio.
> Ripartiamo dalla Sardegna. Sardegna, capace di abbracciare il mondo