Adele e Laura, da Seui a Cagliari per custodire il segreto della longevità
Sarà la genetica, il buon cibo, una vita felice? Il segreto della longevità, ben noto ai tanti ultracentenari che vivono in Sardegna, è ancora oggi un mistero. Forse è proprio il mix tra dna e una vita sana che assicura di vivere a lungo in una delle regioni della ‘Blue Zone’, le zone del mondo dove si concentrano centenari e ultracentenari. C’è un filo che lega la Sardegna all’isola giapponese di Okinawa, alla penisola di Nocoya in costa Rica, a Icaria in Grecia e alla comunità californiana di Loma Linda: una dieta quotidiana a base di verdure e legumi, l’assenza di tabagismo e una attività fisica moderata ma costante. Tutti elementi che troviamo nella (lunga) vita di due donne residenti a Cagliari, Adele Anedda, appena compiuti 105 anni, e Laura Todde, che tra pochi giorni, il 9 ottobre, saluterà le 101 primavere.
Le due ultracentenarie che abbiamo incontrato per una chiacchierata in un viaggio tra due secoli hanno anche un altro punto in comune: le origini a Seui, paese della Barbagia che registra da sempre un alto tasso di longevità.
Aveva circa vent’anni tzia Laura, Laurina all’anagrafe, quando lasciò il paese per trasferirsi prima a Ulassai e poi a Cagliari insieme al marito ferroviere. Arrivò nel 1950, quando Cagliari era nel pieno della sua ricostruzione dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale: c’era da ricostruire non solo una città, pesantemente ferita nei suoi monumenti storici, nelle case e nei palazzi, nelle piazze e nelle strade, ma anche le vite di chi qui aveva perso amici, familiari, un lavoro. Il momento giusto per ripartire: e così Laura e il suo sposo mettono su una famiglia numerosa che oggi conta ben dieci figli (Salvatore il più grande, e poi Gianni, Dina, Piero, Teresa, Tonina, Gigi, Silvana, Marco e il ‘piccolo’, Franco) che lei considera “Uno più bello dell’altro’’, e poi nove nipoti e tre pronipoti. Oggi vive a casa sua, a Pirri, assistita da una badante dopo una caduta di qualche anno fa, ma fino a 95 anni era autonoma e cucinava da sola; fino a dieci anni fa poi amava uscire con le amiche e raggiungere il Poetto con l’autobus per prendere il caffè davanti al mare. Quando era nel pieno delle sue forze tzia Laura organizzava i pranzi della domenica per tutta la famiglia preparando anche quattrocento culurgiones alla maniera seuese: una casa in festa, piena di voci e allegria. La signora Todde ha sempre amato le feste: iI 9 ottobre 2019, quando ha compiuto 100 anni, i familiari l’hanno riportata dopo tanto tempo nella sua amata Seui, dove ha ricevuto l’abbraccio della sua comunità. Ma ogni giorno è buono per stare insieme, riportare alla luce vecchie storie di famiglia e ricordare aneddoti anche lontanissimi: come i giorni trascorsi in paese da bambina e ragazza, quando tutti insieme si andava a mietere il grano, si preparava il pane in casa, si raccoglieva la frutta e i prodotti dell’orto. Tzia Laura, sempre di buonumore, se guarda al passato si considera fortunata; non ha un cattivo ricordo neanche dei momenti più bui della guerra, vissuta quando era poco più che adolescente: “Non siamo mai rimasti senza mangiare – ci racconta – mio padre ha sempre lavorato come calzolaio e non ci è mancato nulla“. Solita domanda di rito alla ricerca dell’elisir di lunga vita: cosa mangia tzia Laurina? “Di tutto, mangio quello che c’è. E fino a qualche anno fa mi piaceva bere un bicchiere di vino a pranzo o a cena”.
Più sfumati i ricordi di Seui per Adele Anedda, che si trasferì a Cagliari da piccola insieme alla famiglia, penultima di otto figli, e ha sempre vissuto in città. La signora ha compiuto 105 anni lo scorso 23 settembre, con lei a festeggiare c’erano le due figlie e le amiche con cui continua spesso a giocare a carte. “Purtroppo non vedo più bene e non posso uscire, mi annoio un po’ – ci ha raccontato – prima amavo leggere libri e quotidiani e fino a pochi anni fa usavo anche computer e telefono, mi piace ancora ascoltare musica soprattutto classica e guardare documentari alla tv. I miei preferiti? Quelli di Piero e Alberto Angela”. Se in paese la guerra non ha avuto effetti devastanti, chi stava a Cagliari ha vissuto il terrore delle bombe che piovevano dal cielo in quella primavera del 1943. “Siamo sfollati a Santulussurgiu da una sorella che abitava lì, ma abbiamo perso tutto quello che avevamo in città”. Finita la guerra, la signora Anedda è rimasta a Cagliari con il marito, di professione dentista, e le figlie. Ha viaggiato tanto (“Il posto più bello? Firenze”) ma ha sempre amato la sua città. Come si arriva a 105 anni? “Vivendo così, serenamente, senza particolari pensieri”.
Francesca Mulas
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