Cosa succederebbe se un esercito di pittori prendesse d’assalto un negozio di dischi in vinile, con l’intenzione di trasformare i 33 giri in tele per disegnare? Probabilmente un macello, o magari no. Forse verrebbe fuori qualcosa di superbo: un’ottima mostra, insomma. Che Franco Sedda, del Caffè dell’Arte di via Caprera 3 aCagliari, sia partito o meno da questo presupposto, perso in un sogno vintage in stile musical, la sua idea non era malaccio. Il disco è un supporto perfetto per spalmarci un po’ di colore – magari facendosi ispirare da una canzone, oh yeah! – e suscita una forte empatia. Ricorda la stagione dell’oro del mondo occidentale, la rivoluzione culturale, la giovinezza di una generazione che ha fatto la storia a suon di musica: una storia coloratissima, seppur tra mille contraddizioni.

 

Poco importa se quell’esercito di pittori non sia entrato in massa un negozio di dischi, ma sia stato convocato, soldato dopo soldato, nella fucina delle arti di Franco, con una proposta allettante. “Ti regalo un vinile. Me lo restituisci, regalandomelo dipinto?” Ecco quel che Franco ha detto ai pittori, a partire da quelli che la terza domenica di ogni mese (da nove anni, record assoluto per Cagliari) gravitano attorno a Pittori e Scultori in piazza del Carmine, la manifestazione di cui Franco Sedda è promotore e Alberto Scalas direttore artistico. Ai pittori di piazza del Carmine se ne sono aggiunti altri e poi altri ancora, così i primi quarantacinque dischi sono diventati più di 130.

 

Un successo oltre ogni aspettativa, che ha convinto Franco a lasciare la mostra al caffè dall’ultima settimana di ottobre a fine marzo. Il titolo dell’esposizione? Long painting. Il lancio del disco. “Gli esempi di contatti e contaminazioni tra la musica e le arti figurative non si contano. E a ben guardare l’idea della contaminazione tra diverse espressioni artistiche caratterizza grande parte delle iniziative messe in campo in questi anni dal Caffè dell’Arte” spiega il maestro Alberto Scalas. “Franco Sedda, patron del Caffè, è un appassionato di musica e predilige i vecchi dischi in vinile. Così colleziona i Long Playing originali. Ne ha accumulato a centinaia…”. Da qui, continua Alberto Scalas “l’idea di trasformare i dischi in supporti per i quadri. Dipingere su dischi con un occhio rivolto alla musica: questa è la sfida raccolta dai pittori”. Il vinile, dice Franco Sedda “è pura poesia. È quasi feticismo: uno lo prende, lo legge, lo pulisce, lo mette nel giradischi e quando lo ascolta sente che è ‘vivo’. Una cosa che mancava erano i colori. Noi perciò abbiamo deciso di darglieli, di dare colori alla musica”.

 

Musica e pittura, secondo Franco “non hanno confini. L’unione delle due arti, una complementare all’altra, è un intreccio perfetto di poesia, di sensazioni”. I pittori che dànno il loro contributo a Long painting, spiega Franco, “rappresentano un’unica forza. Stanno tutti sullo stesso piano, uno accanto all’altro, come tasselli di un grande mosaico”. C’è una frase che spiega bene questo concetto, e la si trova sul quaderno che Franco Sedda mette a disposizione degli avventori – su un leggio, un passo oltre la porta del suo bar – perché chiunque possa commentare ciò che ha visto al Caffè. In relazione ai dischi dipinti, l’avventore scrive: “Qualcuno è bello, qualche altro è bellissimo, ma quella che certamente è bellissima è l’opera nel suo insieme”. Parole di un viandante, scopritore del vero senso della mostra, svelato anche dal maestro Alberto Scalas: “Pittura e scultura, arti classiche che con la musica hanno contribuito alla definizione della nostra civiltà nel corso dei millenni. Basi fondanti della convivenza e dello scambio di idee, unico antidoto contro la discriminazione, l’odio, le guerre, come ci ha insegnato anche lo sport con lo spirito di Olimpia. Ideali ripresi da De Coubertin che, con i cinque cerchi delle olimpiadi moderne, ci ha ricordato che nello sport come nell’arte, l’importante è partecipare”. Non è un caso, perciò, che sulla prima pagina del catalogo della mostra Long painting, i vinili formino il simbolo delle olimpiadi. Il lancio del disco, poi, è un buon sottotitolo. Ironico quanto basta, è capace di unire passato e presente. Un buon auspicio, per un domani ricco di musica e colore. Nel segno dell’arte e della collaborazione.