Alla scoperta del sito nuragico di Villanovaforru

Il complesso nuragico Genna Maria, a Villanovaforru nel Sud dell’Isola, con le sue torri e il villaggio è una delle testimonianze più ricche e preziose della civiltà nuragica in Sardegna.

Sorge a pochi chilometri dal paese, su una collinetta a 408 metri sul livello del mare, ma la sua straordinarietà non sta solo nel panorama mozzafiato con vista fino al Golfo di Oristano e al Golfo di Cagliari: era certamente nato su un punto strategico da cui si dominavano le vie di accesso per la Marmilla. Lo dice l’origine stessa del nome, dal sardo “Genn’e Mari”, la porta del mare. Oggi le strutture originarie, con la torre centrale a tholos, le torri laterali, le mura e il bastione, sopravvivono per pochi metri in altezza, ma in passato era un complesso imponente e maestoso.

ricostruzione digitale
Ricostruzione digitale del complesso

Gli archeologi che hanno scavato il sito dal 1969 per circa vent’anni hanno individuato qui diverse fasi di vita: la prima, la più antica, risale al Bronzo medio, quando intorno al XVII-XVI secolo   avanti Cristo venne costruita la grande torre alta circa sei, sette metri con camera unica e coperta da una tholos che oggi non esiste più; nello stesso periodo vennero costruite le tre torri laterali collegate tramite spesse mura; per edificare il monumento venne usata la marna calcarea del posto. Nella fase successiva, intorno al Bronzo Recente (XIII secolo a.C.), le mura vennero consolidate per problemi di statica e il complesso venne circondato da un rifascio in pietra. Di una fase successiva, verso l’età del Ferro, è il villaggio con diverse capanne di varie forme, soprattutto ellittiche o quadrangolari realizzate con la stessa tecnica muraria dei nuraghi ma con pietre più piccole.

genna maria parco dallaltoGenna Maria. Vista dall’alto

genna maria parco dallalto 2

Tra le strutture, particolarmente significativa la cosiddetta “capanna gamma”, dove la presenza di un bacile e una vasca in pietra hanno fatto pensare a una funzione particolare: potrebbe essere un laboratorio per la vinificazione, come confermerebbero le tracce di acido tartarico proprio di molti frutti tra cui l’uva; secondo altri invece si tratterebbe di una piccola sauna, con il bacile usato per produrre vapore caldo grazie a blocchi di pietra riscaldati sul fuoco e poi gettati nell’acqua.

Singolare anche la “casa a corte”, ampia circa 150 metri quadrati, una serie di ambienti attorno a un cortile centrale che serviva a dare aria e luce alle stanze, in cui gli archeologi hanno trovato materiali diversi tali da far pensare che ogni ambiente avesse la sua funzione: la stanza per dormire, la dispensa con grandi contenitori in ceramica, la stanza per cucinare e quella per mangiare.

L’importanza del sito di Genna Maria sta anche nella grande quantità di materiali ben conservati trovata dagli archeologi nelle campagne di scavo.

Alle prime fasi di vita del nuraghe appartengono soprattutto ceramiche di uso quotidiano, utili per conservare alimenti come grano, legumi, cereali e forse vino, per cucinare come tegami, spiane, teglie, per consumare cibi e bevande come scodelle, piatti, tazze. Proprio da Genna Maria, e precisamente dalla capanna 12 del villaggio risalente a un periodo compreso tra X e IX secolo avanti Cristo, provengono piccoli frammenti carbonizzati di un pane a pasta non lievitata: è una delle testimonianze più antiche della panificazione in Sardegna.

In un secondo momento è possibile che nel sito, nato con funzione civile e di controllo del territorio, prevalesse un uso legato al culto e alla religione: è a questa nuova vita del complesso che risalgono tantissimi reperti come lucerne, monete e oggetti dedicati a divinità della terra come Demetra e Core.

 

interno museo
Interno del Museo

Tutti i reperti di Genna Maria, insieme alle altre testimonianze materiali di Villanovaforru e della Marmilla, sono esposti al Museo Archeologico del paese, un bell’edificio ottocentesco in piazza Costituzione, di fronte al Municipio, che un tempo ospitava il Monte di Soccorso. Si possono vedere con un allestimento curato e ben dettagliato i materiali di tutti i siti archeologici del territorio e si può conoscere anche l’aspetto originario del complesso nuragico di Genna Maria grazie a una ricostruzione virtuale del sito.

Presto il museo accoglierà anche le nuove scoperte in arrivo da Pinn’e Maiolu, un altro interessante sito nuragico all’interno del paese dove gli archeologi sono ancora al lavoro.

giacomo paglietti direttore museo e parco genna maria
Giacomo Paglietti, direttore del museo e parco Genna Maria

Francesca Mulas

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