Un gioiello di architettura e arte nel cuore di Selargius: è la chiesa parrocchiale dedicata a Maria Vergine Assunta, costruita nel Quattrocento in stile tardo gotico e impreziosita, nei secoli successivi, grazie alla maestria di artisti e artigiani in arrivo dalle botteghe più famose del tempo.

E’ probabile che anticamente la parrocchiale fosse la vicina chiesa romanica di San Giuliano, ma con l’espansione del centro selargino e l’aumento della popolazione l’edificio era diventato troppo piccolo per ospitare i fedeli; nacque così il progetto di una chiesa nuova, oggi la più grande di Selargius, più ricca e monumentale.

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L’interno della parrocchiale dedicata a Maria Vergine Assunta a Selargius

I primi documenti di archivio che parlano della parrocchiale di Maria Vergine Assunta risalgono al 1525; gli atti sulle visite pastorali dell’Arcivescovo di Cagliari della fine del Cinquecento raccontano di un edificio ricco di beni preziosi. Ancora negli archivi troviamo testimonianza dei lavori di rifacimento, restauro e ammodernamento della chiesa dei secoli successivi.

L’ingresso principale della chiesa, nota come come ‘sa Cresia manna’, è sulla piazza omonima. La facciata in stile neoclassico, sormontata da un timpano triangolare, non è quella originale ma risale a un rifacimento dell’Ottocento. Alla sua sinistra vediamo il campanile a base quadrata, costruito nel 1860 in sostituzione di un precedente, alto circa 36 metri, con tre campane: la più antica è stata realizzata nel 1593 da Lorenzo Broto, fonditore di origine napoletana che aveva bottega a Cagliari nel quartiere Marina, e conserva in bassorilievo l’immagine dell’Assunta e uno stemma nobiliare con due fiori, due torri e il nome di Gregorio Garau de Pinna, canonico della fine del Cinquecento; la seconda campana, del 1623, riporta la figura della Vergine Maria col Bambin Gesù, il Crocifisso e il nome di Antonio Tola, canonico dal 1604 al 1628. La terza, più semplice, è del 1850.

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La facciata in stile neoclassico

Si accede all’interno della chiesa attraversando un grande portone architravato, creato nel 1670 da Salvadore Pinna e affiancato da due colonne doriche di granito grigio e due grandi nicchie. Lo spazio interno è una navata unica con volta a botte, realizzata nel Settecento dal maestro Giuseppe Boi in sostituzione della vecchia copertura, e decorata nel 1927 con dipinti di figure sacre e disegni ornamentali.

In ogni lato della navata ci sono tre cappelle, aggiunte nel Seicento: quelle di destra sono dedicate al Crocifisso, alla Vergine d’Itria e a San Giuseppe, quelle a sinistra sono dedicate a Sant’Antonio, al Sacro Cuore di Gesù, a Nostra Signora del Rosario.

La chiesa è ricca di arredi marmorei di grande pregio. A partire dall’altare monumentale a ventaglio, creato nel 1786 con marmi policromi intarsiati dall’artista lombardo Giovanni Battista Franco e impreziosito dalla statua seicentesca dell’Assunta, nel tempietto centrale.

L’opera più antica di tutta la chiesa è il pannello sopra la porta della sagrestia, unico elemento che rimane di un antico retablo del Cinquecento di cui non si conosce l’autore, che raffigura la ‘dormitio virginis’, la vergine dormiente di tradizione bizantina, e di cui parlano gli atti d’archivio fin dal 1559.

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La chiesa vista dall’abside

Ancora in marmi policromi intarsaiti è il pulpito, noto anche come ‘sa trona’, realizzato nel 1787 in sostituzione del vecchio ambone di legno, mentre del 1729 è il fonte battesimale nel transetto destro, creato dal maestro genovese Pietro Pozzo che aveva bottega nel quartiere cagliaritano di Stampace e aveva lavorato anche per la Cattedrale di Cagliari e altre chiese sarde; il fonte è decorato con un portello che raffigura il battesimo di San Giovanni.

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Lucia Siddi, storica dell’arte

Tra gli arredi delle cappelle laterali, è da ricordare l’altare di legno seicentesco nella cappella  dedicata a Nostra Signora del Rosario: è il risultato di tre fasi artistiche diverse, una è attribuita alla scuola del pittore e scultore Giovanni Angelo Puxeddu; nella stessa si trova anche un grande retablo e sculture di fine Settecento.

Quadri, sculture in legno e marmo e dettagli architettonici completano il grande patrimonio della parrocchiale di Selargius, oggi preziosa testimonianza dell’arte sacra in Sardegna attraverso cinque secoli.

Francesca Mulas

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