Diceva Tolstoj: “l’arte buona è sempre comprensibile a tutti”. Come a dire che i quadri non hanno bisogno di spiegazioni. Debbono parlare da soli, con semplicità, e direttamente al cuore di chi osserva. Ecco, se siete convinti di questo, guardate con attenzione tutto quello che, da oltre 70 anni, dipinge Liliana Cano.
Ancora oggi più che novantenne, l’artista sassarese colora le sue tele con una abilità straordinaria. Instancabilmente, tutti i giorni. “Non posso fermarmi, dipingerò finché avrò vita”, mi dice regalandomi un grande sorriso di fanciulla incantata mentre, nella sua casa di Molafà, alla periferia di Sassari, completa su una piccola tela i corpi di due donne. Il quadro è pronto in un attimo. È un gessetto realizzato con tre colori, i suoi preferiti: il rosso, l’ocra e il nero.
“La pittura mi accompagna da sempre. È la mia vita, non vi posso rinunciare. Mi dà tanta gioia e io non voglio vivere nella malinconia.”
Liliana Cano ha dedicato migliaia di tele ai luoghi in cui ha vissuto. I primi anni li trascorre lontano dalla sua terra al seguito dei genitori. Il padre è ingegnere e spesso è costretto a spostarsi con la famiglia per lavoro. Liliana nasce a Gorizia, studia all’Accademia Albertina di Torino, il primo successo arriva a Padova quando ha appena 17 anni.
Conclusa la guerra la famiglia torna a Sassari, dove la giovanissima Liliana insegna disegno e si inserisce prepotentemente nella vita culturale della città. Sono gli anni in cui Sassari diventa un laboratorio d’arte grazie a protagonisti di primo piano come Figari, Spada, Meledina, Manca, Magnani, Dessy, Tanda, che hanno segnato profondamente la storia della pittura del Novecento in Sardegna.
Alla fine degli anni 70, Liliana Cano riprende a viaggiare. Ridiventa donna errante, come quando era bambina. Ma ora la spinge il bisogno di confrontarsi e di inseguire una dimensione nuova per la sua arte. Parte in giro per l’Europa. Attraversa città e paesi: la Spagna e, soprattutto, la Francia, sono le sue mete preferite. Prima di rientrare nell’Isola, vive a lungo in Provenza dove realizza il “Paesaggio provenzale” donato al Museo Ermitage di San Pietroburgo.
Zingare, donne, spesso nude, ma mai volgari nella loro sensualità, paesaggi, cavalli, janas, processioni, la Sardegna dei pastori, le feste, caratterizzano maggiormente la sua sterminata produzione artistica in cui trova spazio anche il tema religioso. Che, anzi, negli ultimi anni, diventa centrale come confermano le tele, quasi sempre di grandi dimensioni, che raccontano la vita di Ignazio di Loyola o quella di san Francesco, e poi i numerosi pannelli che arredano chiese e conventi in tutta l’Isola.
Accanto alla religiosità, negli ultimi anni, compare la mitologia con i dipinti dedicati a Ulisse nel 2015: un omaggio al più grande viaggiatore di tutti i tempi, al suo errare per il mondo per sete di conoscenza, di una donna straordinaria, come Liliana Cano, viaggiatrice instancabile. Ma soprattutto testimone, e protagonista assoluta, della storia dell’arte sarda dell’ultimo mezzo secolo.