steleNel mese di settembre a Scano Montiferro ha luogo Sa festa manna, la festa più importante dell’anno, in cui la popolazione festeggia la Madonna Regina di tutti i Santi.

 

Come ogni anno in data 12 settembre la popolazione accompagna la statua della Vergine a visitare il luogo del suo antico ritrovamento, in una località chiamata Pedras Doladas, e come ogni anno al termine della messa i fedeli riposano e conversano comodamente seduti sugli enormi massi prossimi alla chiesetta, sorseggiando il caffè offerto dalle prioresse. È questa una tradizione consolidata e amata, come è amata ogni pietra di quel luogo. A nessuno viene in mente di interrogarsi sul significato dell’usanza o sulla funzione di quei massi rovesciati: ci sono e non potrebbero non esserci, e questo è quanto.

 

Dovendosi fermare a riflettere un po’, magari a qualcuno potrebbe sembrare  strana questa usanza di fare ricreazione all’interno di una tomba… Perché infatti di questo si tratta: quei massi ribaltati e puntati verso il cielo altro non sono se non il tetto di una tomba nuragica sventrata, e la trincea dentro la quale giocano i bambini conteneva chissà quanto tempo fa un numero imprecisato di uomini, donne o bambini che per un certo periodo vi hanno dormito il sonno eterno. Quanti erano? Non ci è dato saperlo, visto che i loro corpi in un’epoca sconosciuta sono stati rimossi e forse (vogliamo sperarlo) riseppelliti altrove.

 

La Sardegna, come è noto, è disseminata di queste sepolture tipiche dell’età nuragica: il numero finora conosciuto è di circa 300, e solo a Scano se ne contano sette (Pedras Doladas, Sas Serras, Su Crastu Iscritu, Pedriscùdu, Sa Figu Bianca, Sulù, Còdiles). La maggior parte di esse è praticamente distrutta e i massi lavorati che un tempo le componevano fanno bella mostra di sé lungo i muri di recinzione dei terreni circostanti. Del resto è nell’economia della sussistenza utilizzare per sopravvivere tutto l’utilizzabile, e in passato nessuno sapeva niente di archeologia né di studi sulle rovine: l’unica cosa che saltava all’occhio del popolo  era l’accurata lavorazione dei massi, tanto che spesso il toponimo ne conserva traccia, come è dimostrato dai nomi: Pedriscùdu (’pietra a forma di scudo’), Su Crastu Iscritu (’il masso istoriato’) e lo stesso Pedras Doladas (’pietre levigate’).

 

Le tombe che sono sopravvissute alla febbre delle tancas serradas a muru consistono di un lungo e stretto corridoio delimitato da lastre di pietra infisse nel terreno, e coperto da lastroni di pietre piatte. In questo senso Pedras Doladas rappresenta un esempio unico in tutta la Sardegna, in quanto la copertura non è piatta ma concava, composta da quattro semicolonne svuotate.

 

I massi ormai divelti conservano traccia della forma originaria che, come nelle altre tombe di quel genere, rappresentava la stilizzazione della testa di un toro, simbolo della virilità e perciò sacro e beneaugurante. Tale simbolo si ritrova scolpito anche all’interno di tombe rupestri, per esempio nelle Domus de Janas di Anghelu Ruju ad Alghero.

 

Le Tombe di Gigante non hanno dunque, in generale, niente a che spartire con i giganti leggendari ma sono quanto resta di sepolture collettive in cui i cadaveri erano collocati non per il lungo ma di traverso, rannicchiati in posizione fetale.

 

Tuttavia Pedras Doladas pone qualche problema in più rispetto ai soliti. Essa forse non fu una semplice tomba collettiva: la lavorazione accurata, in contrasto con i nuraghi vicini di costruzione piuttosto rozza, ha fatto pensare ad un monumento funebre di un personaggio importante piuttosto che ad una sepoltura servente i nuraghi vicini.

 

Se questo è vero, e se è vero quanto dice Aristotele riguardo all’abitudine dei Sardi di dormire presso le tombe dei loro eroi, è probabile che anche presso di essa i contemporanei abbiano praticato questo rito con lo scopo di assimilare il coraggio e l’ardimento del morto allo scopo di vincere gli incubi e la paura.

 

Oggi di tutto questo rimangono solo supposizioni e fantasie, ma le pietre sono lì a testimoniare che anche nel più lontano passato esisteva la vita ed esisteva la morte. Solo, la vita è certamente più forte se, incuranti di tutto, i bambini continuano a giocare e a ridere all’interno del sepolcro e gli adulti li guardano compiaciuti sorseggiando il caffè sulle pietre tombali.