Non vedevo la signora Miriam dal giorno della morte del suo indimenticabile marito, Giovanni Lilliu, il più grande Maestro dei Sardi. Passai a salutarla, quel giorno, prima di recarmi in ospedale a salutare per sempre il più profondo difensore dei valori della civiltà della nostra terra.

 

L’ho incontrata qualche giorno fa, grazie alla cortesia di Cecilia e Caterina cui mi lega una sincera amicizia da quando erano bambine e io matricola all’università: 94 anni ben portati, Miriam Fanari Lilliu conserva i segni di una bellezza matura ma per fortuna non logora e la serenità distinta conferita anche dalla lunga vita matrimoniale durata oltre cinquant’anni a fianco di un uomo straordinario, di rara nobiltà d’animo e rispetto per il prossimo nella professione e nella sempre fervente attività culturale.

Quando mi complimento con lei, leggendo nei suoi atteggiamenti una tranquillità d’animo non comune, mi risponde sorridendo: “Alla mia età e a seguito della vicenda esistenziale vissuta con Nino, la serenità è la sola condizione nella quale amo e posso vivere negli affetti familiari. Il tenore di vita che ha caratterizzato la mia famiglia, con la dedizione di mio marito allo studio e alla ricerca del consenso responsabile su temi e opinioni di interesse non solo culturale, ma anche politico, è considerato da me e dalle mie figlio come una preziosa eredità”.

 

Ricorda le visite a Villanovafranca, il martedì successivo alle elezioni ,  quando il professore era candidato al Consiglio Regionale?

Mio marito otteneva a Villanovafranca numerosissimi voti di preferenza. Per questo non faceva a meno di recarvisi, rientrando a Cagliari da Barumini, per ringraziare Carlo Porru e la sua famiglia per la collaborazione offerta con sincera generosità.

Il professor Lilliu considerava i voti di Villanovafranca “marca Porru”, ma si trattava di suffragi a favore del candidato più prestigioso della Dc, per preparazione e onestà di costume e di vita. Più di una volta, quando si trattava di esprimere con coraggio la propria adesione a ideali cultural-sardisti, – non sapendomi iscritto ad alcun partito politico – mi disse: “Tu corri il rischio di essere arrestato!” Poi, anche il professore lasciò la politica attiva all’interno del partito, per dedicarsi totalmente all’azione di operatore culturale esemplare e inimitabile.

 

Pensa, signora, che il professore abbia sofferto per quell’abbandono?

Credo non abbia “sofferto” più di tanto. Conservava significative amicizie nella Dc, come Aldo Moro a Roma e Ariuccio Carta in Sardegna. Nino riprese a coltivare i suoi studi, promuovendo con amore e dedizione l’incontro, anche attraverso l’opera di numerosi altri operatori culturali, con la gente sarda, dovunque nell’Isola e fuori.

 

La conversazione con la signora Miriam cade alfine sui ricordi ancora vivi dei vincoli che legavano molte famiglie di Barumini ad altre di Villanovafranca, il mio paese, con fili di sincera amicizia, quando non di parentela, come tra i Paderi-Fanari, i Porru-Ghiani-Fanari e Serpi, e della comune attività venatoria esercitata con passione da mio babbo e dal babbo del professore, l’indimenticabile Tziu Peppicu.

 

L’incontro si è concluso in letizia anche alla presenza di Cecilia e di Caterina, con il ritorno sia pur momentaneo a tempi trascorsi ma non dimenticati.