Nato a Tonara, sacerdote dal 1995, attualmente è parroco a Villanova Truschedu, un piccolissimo centro della Sardegna che censisce circa 300 abitanti. Don Giuseppe Pani ha conseguito il Dottorato in Teologia Morale nella Pontificia Facoltà Teologica di Cagliari. Ha studiato, e continuo a studiare, con “mente aperta e in ginocchio”.
Parla spesso del suo paese natale, una splendida realtà sui monti dell’entroterra sardo. “Vivere in montagna mi ha permesso sin da bambino – dice don Giuseppe – di contemplare le vette, ma anche le valli tristi delle realtà terrene coperte da ombre e oscurità: la povertà, la disoccupazione, la crisi degli affetti, le malattie incurabili. Di conoscere il vento leggero, capace di accarezzare, coccolare e abbracciare (i giorni felici), e quello forte che, invece, trascina, schiaffeggia e prende a pugni: i momenti di disperazione.”
Docente di Teologia Morale presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Sassari. “Per quanto riguarda l’insegnamento, ho fatto mie le parole di Papa Francesco nel suo discorso tenuto a Quito ai professori della Pontificia Università Cattolica dell’Ecuador: in questo contesto universitario sarebbe bello interrogarci sulla nostra educazione di fronte a questa terra che grida verso il cielo. […] Mi chiedo insieme con voi educatori: vegliate sui vostri studenti aiutandoli a sviluppare uno spirito critico, uno spirito libero, in grado di prendersi cura del mondo d’oggi? Uno spirito che sia in grado di trovare nuove risposte alle molte sfide che la società ci presenta? Siete in grado di incoraggiarli a non ignorare la realtà che li circonda? A non ignorare ciò che succede intorno? Siete capaci di stimolarli a questo? A questo scopo bisogna farli uscire dall’aula, la loro mente bisogna che esca dall’aula, il loro cuore bisogna che esca dall’aula.
Don Giuseppe adora il cinema, l’arte, la musica e la letteratura. “I libri, come per Primo Levi, sono i miei legni di salvezza”.
Ed ora con un viaggio a ritroso, andiamo a conoscere le sue pubblicazioni:
Letture all’aria aperta della “Laudato si” (Palumbi editore).
Il testo prende spunto dall’ultima enciclica di Papa Francesco Laudato si’. Don Giuseppe Pani l’ha meditata all’aria aperta, immerso nella natura: una lettura itinerante – ricca di incontri – non soltanto nei boschi di montagna, ma anche nelle splendide coste della Sardegna. L’enciclica, infatti, non affronta esclusivamente i problemi ambientali, ma anche il nostro vivere quotidiano: “Oggi l’analisi dei problemi ambientali è inseparabile dall’analisi dei contesti umani, familiari, lavorativi, urbani, e dalla relazione di ciascuna persona con se stessa, che genera un determinato modo di relazionarsi con gli altri e con l’ambiente”. Infine, ha concluso la lettura al termine di una giornata nella quale ha “abbracciato” dieci uomini che vivono l’esperienza del carcere, i loro familiari e diversi volontari, sperimentando così quanto ha scritto V. Woolf nel suo saggio ‘Una stanza tutta per sé’. “Pensavo com’è spiacevole rimanere chiusi fuori; e poi quanto deve essere peggio rimanere chiusi dentro”.
Le tue labbra stillano nettare: Lettura «al cinema» del Cantico dei Cantici (Effatà Editore). Un’interpretazione diretta e non allegorica del Cantico dei Cantici attraverso numerosi riferimenti cinematografici. Non un commento esegetico, ma una lettura d’amore, un invito a comprendere che l’incontro di un “io” con un “tu”, quando diventa un “noi”, spalanca le porte della vita divina. Per evitare che questo poema diventi una sorta di “Atlantide” della Sacra Scrittura e per farlo conoscere e amare.
Il Cantico, perla custodita nella conchiglia della Bibbia, vede come protagonista una coppia che non smette mai di dichiarare il proprio amore: due attori, due amanti che manifestano il loro desiderio e anelano a vivere l’amore profondamente gioioso e tenero, dono straordinario del Dio-Creatore.
La Gioia dell’Eros (Iris Editore).
Un saggio diviso in quattro capitoli: “Il corpo che noi siamo”, “Corpo, eros e rivelazione”, “Eros e Cristianesimo” e “Per una spiritualità dell’eros”, che affrontano temi complessi e delicati come il dualismo tra il corpo e l’anima, il significato e l’importanza del corpo e della corporeità fin dalla Bibbia, il senso del desiderio e le sue adulterazioni. Un tema che l’autore percorre in lungo e in largo, sfatando molti luoghi comuni ancora oggi assai diffusi. Un libro tanto interessante quanto affascinante, steso con rigore scientifico e fuori da ogni schema e con qualche polemica con le facili etichette.
I buchi dell’anima (Phasar Editore).
Una serie di riflessioni musicali per scoprire il sentiero della coscienza e dell’interiorità. Meditazioni nate dal confronto dell’autore con la vita e le persone. Tanti i temi affrontati con al centro l’originale apporto delle canzoni di Ligabue, Tricarico, Battiato, Bersani, Mannoia, Jovanotti, Gaber, Subsonica, Mina, Gazzè, Zucchero, ecc. Un viaggio attraverso la teologia, la filosofia, la letteratura, l’antropologia, la psicologia, l’arte, il cinema e, soprattutto, la musica. “Ci sono sofferenze che scavano nella persona come i buchi di un flauto, e la voce dello spirito ne esce melodiosa. Senza note, infatti, non si può comporre un brano musicale. Tutte le nostre sofferenze hanno una logica. Potranno esserci tanti buchi neri nella nostra anima, spesso insopportabili, ma – prima o poi – arriverà un abile musicista capace di comporre una bellissima melodia attraverso le note del nostro dolore. Quando ci innamoriamo, nessuna ferita passata verrà cancellata; come per magia, però, ogni “buco-nota” della nostra anima avrà un senso, sarà parte della nostra canzone d’amore. La nostra durezza svanirà come d’incanto”.
Violenza e Sacro (PTM Editore).
Il lavoro nasce da un interesse esistenziale, dall’aver constatato personalmente le conseguenze del connubio tra violenza e di sacro, e si sviluppa in una riflessione che – partendo dall’analisi di una serie di fatti particolarmente significativi – si propone di individuare gli elementi necessari per dare un contributo a una migliore comprensione delle motivazioni e dei dinamismi umani che la caratterizzano in profondità. Avvalendosi degli studi di R. Girard e toccando diversi temi, senza dimenticare lo stretto rapporto tra la violenza e il sacro che è rinvenibile nella cultura tradizionale della Barbagia, l’autore ci guida lungo un percorso irto di ostacoli, di trabocchetti antropologici, di false piste. Abilmente, riesce sempre ad indicarci la strada giusta per non perdere di vista la meta e soprattutto ci insegna a cogliere gli aspetti salienti che fanno parte di quel magmatico universo definito sacro. Noi sappiamo che la presenza di una dicotomia tra sacro e profano, di fatto implica separazioni tra puro e impuro, consentito e vietato, etc. Concettualmente il sacro costituisce quindi un valore, che si contrappone di conseguenza al profano, espressione di “non valore”. Lo studio costituisce certamente una testimonianza di grande interesse che può essere una base d’appoggio per ulteriori ricerche e approfondimenti: valutazioni ad ampio raggio che escono dal solo ambito della religione, per entrare in altri contesti, come quello legato alla fenomenologia criminale.