“Un augurio per la Sardegna e per i sardi? Che possano guardare con occhi nuovi la propria terra”. Lei è Luana Lampis, 39enne originaria di Arbus che vive – inaspettatamente come ama sottolineare – a Lugano dove svolge l’attività di architetto lighting designer.
“Quando penso alla Sardegna, la sento innanzitutto come la terra madre, la terra d’origine. Di lei, sto cercando di conoscere il più possibile, viaggiando continuamente tra nord e sud, alla ricerca delle mille Sardegne che nell’isola coesistono. Mi emoziona soprattutto conoscere le persone, parlare con loro e condividere anche solo per un breve momento, un pezzetto di vita. Mi arricchisce scoprire che ci sono persone che, pur con le tante difficoltà nel vivere nell’isola, credono fermamente in quello che fanno, non si arrendono, remano contro la standardizzazione delle abitudini (alimentari, culturali, professionali), proponendo la riscoperta di saperi antichi, tradizioni, conoscenze. Sono tante piccole gocce, ognuna con un proprio percorso, che sono convinta molto presto porteranno alla formazione di una pozza d’acqua e da là forse a un bacino più grande.”
Nata a Milano, scorre comunque al cento per cento nelle sue vene il sangue sardo, quello specifico dell’entroterra della meravigliosa costa sud-ovest dell’isola.
“I miei genitori provengono da Arbus un piccolo paese legato da sempre all’attività mineraria, che nella sua storia del secolo scorso ebbe momenti di grande rilievo per l’economia di quel territorio. Arbus infatti era il paese in cui a partire dalla fine dell’800 furono impiantate le miniere di Montevecchio e Ingurtosu, divenute un polo economico davvero importante fino almeno agli anni’60, di cui in epoca più recente le rovine industriali per fortuna sono state oggetto di salvaguardia e protezione grazie alla costituzione del Parco Geominerario.”
Luana si sofferma per un istante prima di addentrarsi nei ricordi dei suoi genitori.
“La storia di entrambe le mie famiglie di origine, quella materna e quella paterna, è strettamente legata a quella delle miniere. Mia madre nacque in una casupola di Ingurtosu, poiché mio nonno era sorvegliantealla miniera. Mio padre visse molti anni della sua infanzia a Montevecchio e alcuni dei suoi fratelli più grandi, così come il nonno paterno, lavorarono proprio nelle miniere, portandosi nel fisico la sofferenza e la durezza di quella vita di sudore e sforzi, ammalandosi di silicosi.“
Per Luana, i ricordi della spensieratezza e dell’infanzia sono proprio legati a quei luoghi e quell’atmosfera prodigiosa che solo chi ha vissuto certe realtà può comprendere totalmente.
“La mia adolescenza e le mie origini vengono idealmente rappresentate proprio da questo territorio, con il suo bellissimo mare, spesso arrabbiato e potente, con il vento che sprigiona gli intensi profumi della macchia mediterranea, i greggi di pecore nere, per le quali Arbus è anche famosa, ma soprattutto le pinete, le rovine dei luoghi minerari, che per me sono un ritorno a casa, anche se là non ho mai personalmente vissuto. C’è una strana magia nel silenzio ventoso della zona costiera di Arbus, perché per me è l’eco di un mondo lontano da cui la mia famiglia proviene.”
Quella di Luana paradossalmente, per motivi familiari, è stata un’emigrazione al contrario. Da Milano, ancora bambina,è tornata a vivere in Sardegna, vicino a Cagliari, fino al compimento degli studi universitari quando ha ripreso la via definitiva per il nord Italia.
“Per me sono stati anni stranianti, vissuti a cercare di inserirmi in un contesto molto diverso da quello di Milano in cui ero cresciuta”.
Sino all’approdo definitivo ed inaspettato, come già evidenziato, con la Svizzera e Lugano in particolare. In Luana è qui che si è rivelato forte il desiderio di casa, di un ritorno alle origini, che ha percosso costantemente il suo cuore.
“Ho iniziato a pensare alla Sardegna in modo diverso, con occhi nuovi. Forse è questa la ricchezza di coloro che per vari motivi se ne allontanano: si liberano di tante sovrastrutture mentali che portano i sardi a non apprezzare la bellezza e la potenzialità della loro isola, ma a vederne solo i problemi (purtroppo tanti) quotidiani, come la cronica mancanza di lavoro e tutto ciò che ne consegue”.
Per Luana, oltre alla normale attività lavorativa, impegnarsi per la Sardegna è diventato un “must”.
“Ho deciso di ripensare a un modo nuovo di legarmi alla mia isola, creando negli anni due progetti economici, alla cui base c’è un sogno e una grande passione: promuovere la Sardegna in Svizzera attraverso i suoi prodotti enogastronomici di eccellenza e organizzare tour guidati in Sardegna per coloro che come me vogliono vivere la Sardegna in modo intimo e molto personale. Entrambi i progetti nascono dal desiderio di approfondire tutto quanto ruota attorno per esempio ad un vino o a un miele, quindi la storia, il territorio, le persone. E’ un lavoro impegnativo, che implica molti sforzi e dedizione, e il desiderio di condividere la mia passione con chi ne è interessato, è più forte di qualunque logica di mercato.”
Per lei infine c’è stato l’approdo al mondo dell’emigrazione sarda organizzata che a Lugano è presente con l’associazione “Sa Berritta” dal 1983.
“Poco tempo dopo essermi trasferita a Lugano ho conosciuto il Circolo sardo e due anni fa ne sono diventata presidente. Ho cercato di convogliare nell’associazione la stessa passione e impegno per la promozione della Sardegna, messa nei miei progetti professionali. In questi due anni insieme al Direttivo siamo riusciti ad organizzare alcune manifestazioni di rilievo, come per esempio la prima conferenza in Svizzera sui Giganti di Mont’e Prama. Ho avuto la fortuna di incontrare e collaborare con persone splendide, sarde e ticinesi, che condividono i miei stessi valori e che per il Circolo hanno messo e mettono dedizione e impegno per incrementare la partecipazione dei soci e dei simpatizzanti.”
Luana Lampis da Presidente si è rimboccata le maniche, cercando di incrementare l’offerta culturale, variegandola e proponendo sempre nuove attività. Ha cercato intense sinergie con le associazioni locali per dare continuità al sodalizio e disegnare un futuro lungo e concreto.
“Il nostro circolo, ha vissuto gli ultimi anni precedenti alla mia presidenza, in modo difficoltoso, tanto da far quasi dimenticare ai luganesi l’esistenza di un circolo sardo nella città. A fronte di una storia ormai più che trentennale, molto spesso infatti, quando ho occasione di promuovere l’associazione in vari ambiti, mi sento dire dalle persone, che sapevano dell’esistenza in passato del circolo Sa Berritta, ma che pensavano fosse stato chiuso da tempo. Un chiaro segnale che abbiamo vissuto un periodo di scarsa presenza sulla scena culturale della nostra città. Gli ultimi due anni si è quindi lavorato proprio per colmare questo vuoto, per ritornare ad essere riconosciuti e apprezzati. Il cammino è lungo e sicuramente non facile, fatto da piccoli passi. Il grande e vero problema dell’associazione è il cambio generazionale: convincere i giovani sardi che vengono a vivere e a lavorare in Ticino ad iscriversi all’associazione, perché ne vale la pena. La tendenza finalmente si sta invertendo. Le misure attuate in questo periodo hanno infatti permesso di far aumentare le nuove iscrizioni, tra cui la percentuale più rilevante è appunto quella di persone sotto i quarant’anni.”
Un altro aspetto che sembra fortemente penalizzare e mettere in dubbio il futuro del mondo associazionistico sono le scarse risorse a disposizione.
La mancanza di un contributo regionale erogato in tempi certi rende molto difficoltoso organizzare e programmare eventi di grande portata, gli unici in grado di richiamare un pubblico importante e dunque dare visibilità alla Sardegna e al nostro circolo. Tuttavia stiamo lavorando per cercare, quando possibile di autofinanziarci con eventi a pagamento, e di concentrare le risorse finanziarie verso pochi eventi gratuiti, ma molto rappresentativi. Il mio auspicio è che presto il circolo possa avere un consiglio direttivo più giovane, con nuove idee e forze per gestire al meglio la comunicazione e i social media, oggi più che mai importantissimi per essere vicini ai soci e ai simpatizzanti.