Immaginate un palcoscenico con un lungo tappeto, un gruppo di stiliste in erba, un’organizzatrice in gamba, uno staff di truccatrici e parrucchieri, un pizzico di ironia e passione: ecco gli ingredienti perfetti per una sfilata di moda fuori dagli schemi. A sfilare in passerella sono state non le solite modelle professioniste dal fisico statuario  bensì le 81 allieve della Scuola Ideando di taglio e confezione di Quartu Sant’Elena.

 

Ideatrice dell’evento e fondatrice della scuola è Lilly Novella, stilista, docente, imprenditrice. Adorata dalle sue allieve, ha creduto fortemente nella realizzazione di questa serata all’insegna dello stile. “Il mio sogno più grande”, dice Lilly, “era quello di regalare alle allieve della mia scuola un giorno speciale”.

 

Record di presenze per l’anfiteatro di Capoterra. Ben 1400 spettatori hanno gremito gli spalti. Ad aprire la serata, le gonne, i pantaloni e i vestiti delle stiliste principianti, che hanno frequentato il primo livello della scuola. Ciascuna porta con orgoglio la sua realizzazione. Il pubblico viene condotto per mano in questo percorso stilistico dalla conduttrice della serata, Angelica Lai, che di volta in volta valorizza i capi in passerella con una breve descrizione. Viene più volte sottolineata la complessità della tecnica di realizzazione, affinché il pubblico capisca quante ore di lavoro si celano dietro la confezione di un capo apparentemente semplice.

 

La serata prosegue tra elaborati corsetti, strati di tulle e vestiti di differenti stili, stampe e tessuti, in un crescendo di complessità tecnica, fino ad arrivare agli abiti da sposa e da cerimonia, passando per giacche, cappotti e abiti da sera. Ad arricchire il palcoscenico in un exploit di creatività, i personaggi del Cosplay, gli abiti in stile vittoriano e Steampunk che ci hanno catapultato per qualche istante tra i personaggi dei fumetti e un fantastico mondo ottocentesco.

 

Le allieve della scuola sfilano emozionate sotto i riflettori. Sono donne di tutte le età, con esperienze e talento differenti, ma tutte accomunate dalla stessa passione. In netta minoranza gli uomini, solo tre ragazzi in tutta la serata, ma non per questo meno bravi della maggioranza femminile.

 

Non è mancata nemmeno la tenerezza in questa notte di rivelazioni, quando alcune stiliste-mamme hanno sfilato accompagnate dalle proprie figlie, vestite anch’esse di tutto punto.

È un vero trionfo dell’artigianato. Una missione nobile quella di Lilly Novella che non solo insegna a cucire, ma insegna l’arte di un mestiere. La maggior parte delle allieve che si iscrivono alla scuola lo fanno o vorrebbero farlo per lavoro. Molte di loro hanno anche una laurea in tasca e nonostante questo, un po’ per la crisi, un po’ per passione decidono di dedicarsi ad imparare questo mestiere.

 

Siamo andati a trovare Lilly nella sua scuola e abbiamo visitato il laboratorio dove si tengono le lezioni. Orgogliosa ci mostra i figurini di una sua allieva e non c’è bisogno di fare molte domande, è lei a raccontarci fin da subito della scuola e di quanto sia rimasta soddisfatta dell’esito della manifestazione. Ci spiega di aver già organizzato un evento simile nel 2003 e da allora si era ripromessa di volerlo vivere nuovamente.

 

L’esito della serata è stato molto positivo: a cosa attribuisci questo successo?

I lavori sono iniziati circa quattro mesi prima, la scelta del team è stata fondamentale. La mia collaboratrice e stilista, Stefania Dessì, mi ha assistito in ogni fase e la coordinatrice, Roberta Murgia, è stata un aiuto prezioso. Gianfranco Meloni ha portato la sua esperienza nel campo della moda come fotografo ufficiale. Quando poi ho visitato l’anfiteatro di Capoterra, ho capito che sarebbe stato il luogo  perfetto. Avevo già immaginato tutto ed è andata esattamente come sognavo.

 

Possiamo sperare in un’edizione futura di “Stiliste in passerella”?

Sì, vorrei coronare un altro mio sogno nel cassetto: una sfilata per stiliste emergenti. A ottobre partirà un corso per la formazione stilistica delle allieve che vogliano intraprendere questa professione perché possano essere pronte a produrre una vera collezione. Ma per il momento non voglio svelare di più.

 

Hai detto di aver coronato un sogno facendo conoscere al pubblico le tue allieve, ma come è nata Scuola Ideando?

Ho iniziato a insegnare quasi per caso. Da sempre ho respirato l’ambiente sartoriale, mia madre lavorava per una sartoria maschile e quando eravamo bambini confezionava vestiti per noi. Ho cominciato a cucire quando avevo quindici anni con una macchina a pedale, una vecchia Singer dei primi del ‘900. Ho approfondito le mie conoscenze frequentando dei corsi e fin da subito è emersa la mia attitudine per l’insegnamento, già dopo tre mesi di corso sono passata ‘dietro la cattedra’. Quando poi sono riuscita ad elaborare un mio metodo di costruzione e un libro di testo scritto di mio pugno, ho deciso di aprire una scuola di taglio e confezione.

 

Tu insegni dal 1996, in questi 18 anni di insegnamento che cosa è cambiato?

Il mio primo corso contava tre allieve, adesso i corsi sono affollati e articolati su vari livelli. Ciò che è cambiato nel tempo è soprattutto il livello culturale delle allieve, che è cresciuto notevolmente. Insegnare è diventato meno complicato di un tempo, prima faticavo a far comprendere alcune nozioni di geometria e mi soffermavo a lungo sulla spiegazione di concetti basilari dell’aritmetica. Al giorno d’oggi mi ritrovo circondata di persone giovani, pronte ad apprendere e volenterose di imparare i trucchi di un mestiere artigianale che, in questo tempo di crisi, sta acquistando valore.

 

Cosa consigli a chi vuole intraprendere questa professione?

Dico sempre alle mie allieve: per andare avanti dovete credere fermamente in ciò che fate. Una volta acquisita una buona preparazione, proseguite convinte per la vostra strada, continuando a camminare per il sentiero costruito dalle vostre conoscenze, senza cercare false scorciatoie. Come diceva mio padre, le mille miglia iniziano con un passo. Io vi sto dando il primo passo per fare mille miglia, il resto del cammino dovrete affrontarlo con le vostre gambe, ricordandovi però che io, per voi, sarò sempre presente.