C’è un filo che lega Teulada a Thiesi: quello del ricamo. Le delicate figure che impreziosiscono gli alti colletti dei costumi tradizionali maschili potrebbero avere origini comuni. Intanto hanno lo stesso nome e la medesima tecnica realizzativa. “Su bentone” (così era chiamata la camicia da uomo a Thiesi) e “Sa camisa” di Teulada, erano ricamate a punto nodo, cioè con il punto sardo antico: Su puntu a nodu (Thiesi), Su puntu ’e nù (Teulada). Entrambi hanno antenati illustri nella moda spagnola del 1600. La scoperta è recente, accolta con un certo disappunto nel sud Sardegna, dove per oltre cento anni s’era creduto all’unicità di questo straordinario ricamo. Sono stati sufficienti un viaggio a Thiesi, una fitta corrispondenza con Giovanni Maria Demartis, della Sovrintendenza Archeologica di Sassari e la lettura attenta del libro Tunigas, Bestimentas e.. Galania – Aspetti dell’abbigliamento a Thiesi tra 800 e 900, curato da Stefano Ruiu, Giovanna Chesseddu e Salvatore Ferrandu, per capire qualcosa di più. Sono stati utili anche i confronti con le tante antiche camisas bordadas spagnole, sopratutto della Catalogna ma anche di altre aree iberiche. Diversa è però l’evoluzione di questi ricami, la loro applicazione e l’elaborazione dei disegni e di molti dettagli. Da sottolineare anche come a Thiesi questa tecnica sia andata man mano in disuso sino a scomparire. La stessa cosa è successa nel resto della Sardegna, dove le camicie sono state trasformate in manufatti più moderni, forse più pratici e meno costosi, ma certo non eleganti e suggestivi come quelli di una volta.

 

A Teulada, invece, il ricamo è stato valorizzato. Negli anni, quando ormai in Sardegna nessuno realizzava più i ricami a puntu ’e nù, qui si sono tenuti dei corsi e decine di ragazze hanno appreso l’antica arte. Alcune vecchie maestre hanno reso più ricco ed armonico il disegno, ispirandosi alle figure tradizionali stilizzate dell’artigianato sardo o ricorrendo alla fantasia per creare stupendi manufatti. La moda di ricamare i colletti della camicia maschile non è mai venuta meno. Il costume maschile teuladino ha continuato a richiamare le sue origini iberiche. È così ancora oggi. Il teuladino è talmente geloso di questo suo patrimonio culturale da avere sempre pensato che fosse una sua peculiarità, mai condivisa in nessun altro luogo.

 

A creare questo mito contribuì anche una leggenda che faceva risalire l’intuizione del ricamo a puntu’e nù ad una controversa storia d’amore accaduta a Teulada a metà del 1800. Su un fatto cruento di cronaca nera s’innestò una storia tenue, delicata, quasi onirica che sapeva più di assoluzione popolare per la protagonista femminile che di realtà storica. In ogni caso le donne teuladine hanno sempre realizzato questi lavori, dapprima utilizzando la tela grezza, tessuta nel telaio tradizionale, poi ricorrendo a materiali più moderni. Il risultato non è cambiato più di tanto perché sempre la medesima bellezza e la stessa capacità creativa caratterizzano questi lavori.

 

Le teuladine non ricamano: dipingono. Sembra quasi che l’ago e il filo lascino tratti di luce, indelebili, sulle tele. Ciò che distingue questa tecnica da quella di Thiesi è la delicatezza del tratto, la finezza del tessuto e del filo, la soluzione artistica. Ma sono entrambe espressioni artistiche di tutto rispetto. Frutto di saperi secolari, oggi solo un ricordo per Thiesi, s’è trasformata in un lavoro quotidiano che ha raccolto tutte le problematiche dell’artigianato contemporaneo.

 

Il ricamo ha profonde radici nella realtà di Teulada. Oggi sono in molti a tentare una fusione dei valori antichi con quelli contemporanei. I modelli stilistici di un tempo si stando sposando con le tendenze più innovative. Ma è sempre lo stesso filo che sulle ali della memoria si tende ancora fra Teulada e Thiesi. C’è un passato comune da riconoscere: storie, temi, motivi forse inventati altrove per altri scopi, in altri contesti, ma ereditati, curati e fatti crescere con amore e grandi capacità interpretative. Ma soprattutto c’è un futuro forse da percorrere insieme. È la strada indicata, ma non sempre seguita dai sardi, dal grande artista isolano Eugenio Tavolara.

 

Egli prese a cuore il riesame critico delle produzioni artigianali e puntò il dito contro l’impoverimento delle tecniche. Si tratta di ristabilire la riconoscibilità dei manufatti. Il dilemma è se convenga a Thiesi copiare tecniche e soluzioni adottate dalle ricamatrici teuladine o se sia opportuno procedere a una loro traduzione artistica: cioè riprendere il ricamo di su bentone, come soluzione a sé stante con una indipendenza inequivocabile dall’originale ricamo di Teulada. In ogni caso è opportuno non recidere mai quel filo che lega Teulada a Thiesi. Si pensa già ad un gruppo di studio, un convegno, delle mostre, nel pensiero che tutto ciò serva a ricercare le origini comuni del punto nodo e a valorizzare il suo utilizzo, in chiave tradizionale e in progetti di innovazione.