“Una bella e giovane regina, che si rese celebre per le sue sventure”. Così Enrico Costa, scrittore sassarese della seconda metà dell’Ottocento, fa parlare uno dei suoi personaggi in Guida-racconto. Da Sassari a Cagliari e viceversa del 1882.

La bella e sventurata regina è Adelasia, giudicessa di Torres. Costa, mosso dallo spirito di educatore – come osserva Egidio Pilia in La letteratura narrativa in Sardegna – che lo contraddistingueva, già nel 1882 riconosceva che non fu la storia “ad aver raccolto i sospiri e le lagrime di quella derelitta”. Proprio per questo motivo, sollecitato da un articolo della Nuova Antologia ad opera di Tommaso Casini, Ricordi Danteschi di Sardegna del 1895, in cui lo studioso rettifica le notizie che alleggiano attorno alla vicenda di Adelasia di Torres, lo scrittore sassarese pubblica nel 1898 Adelasia di Torres. Note critiche e divagazioni fra storie, cronache e leggende del secolo XIII. Il volume è composto da due parti, La storia romantica e Il romanzo storico. In La storia romantica è indubbio il rigore delle pagine mentre in Il romanzo storico fa capolino la creatività dell’autore. Ma Enrico Costa, anche nella seconda parte, non si sottrae ad osservazioni erudite.

Ma chi era Adelasia di Torres? Il giovane protagonista di Guida-racconto. Da Sassari a Cagliari e viceversa, la descrive in questo modo: “Sola, nell’abbandono, senza un amico, insidiata dai potenti, giacque in fondo al castello del Goceano a piangere le sue sventure. Tradita nel suo amore, delusa nelle sue speranze, si vide all’improvviso priva del trono, spogliata d’ogni prestigio, e sepolta viva in un castello solitario”. “Morì prigioniera, abbandonata da tutti, anche da coloro che aveva beneficato. Anche la storia la dimenticò, non registrando né la data, né il luogo della sua morte. Chi la dice morta nel castello del Goceano, e chi nel castello d’Ardara, di cui vediamo, lassù i ruderi.”

La storia della giudicessa di Torres è contraddistinta da numerose incertezze, tra gli storici e anche tra i commentatori di Dante. È appurato che Adelasia, fosse figlia di Mariano II di Torres, che la diede in moglie a Ubaldo II Visconti. Morto Mariano, ne ereditò il trono suo figlio Barisone, che però fu assassinato. I diritti sul giudicato di Torres passarono in mano ad Adelasia e al suo sposo che cercarono d’assumere il governo. Tuttavia il popolo sassarese si ribellò costringendoli alla fuga. Ubaldo morì e, rimasta vedova, Adelasia nel 1238 si sposò con Enzo, uno dei figli naturali di Federico II, nominato dal padre Re di Sardegna. Il giovane si trasferì nell’Isola, ma la sua permanenza non si protrasse per lungo tempo – il Casini parla di otto, nove mesi –. Enzo, lasciò la Sardegna per recarsi in Lombardia in aiuto del padre impegnato nelle guerre d’Italia. Abbandonata dal marito, l’infelice sovrana morì nel castello di Burgos nel 1259.

Intorno alla regina di Torres sorsero numerose leggende. La più nota la vede amante prima, e moglie poi, di Michele Zanche, vicario di Enzo per la reggenza del regno turritano – quel donno Michele Zanche citato da Dante nel canto XXII dell’Inferno con frate Gomita di Gallura –. Anche su questo punto le incertezze sono numerose, perché Michele Zanche lo si vorrebbe da altri – il Casini smentisce – amante di una certa Bianca Lancia, presunta madre di Enzo, dalla quale ebbe una figlia. Che fosse figlia di Adelasia di Torres o di Bianca Lancia, la leggenda vuole che la principessa fosse data in nozze al genovese Branca Doria. L’affascinate epopea si conclude in maniera macabra con l’uccisione di Michele Zanche, mentre sedeva a tavola, a opera di suo genero, che aveva premeditato l’assassinio. Il Costa colloca il raccapricciante episodio nel 1275, mentre il Casini sostiene che il parricidio sarebbe avvenuto nel 1294.

Una storia intrisa di mistero, che ha da sempre affascinato gli studiosi. Questa storia del XIII secolo è tornata alla ribalta nel XL Convegno dell’Associazione Italiana di Filologia Germanica dal titolo Dee, profetesse, regine e altre figure femminili nel Medioevo germanico tenutosi a Cagliari dal 29 al 31 maggio. Ad aprire il convegno, il preside della nuova Facoltà di Studi Umanistici – che ora  raggruppa le Facoltà di Lettere e Filosofia, Lingue e Letterature Straniere, Scienze della Formazione –  Giulio Paulis, del direttore del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica Ignazio Putzu e dal direttore del Centro Studi Filogici Sardi, Giuseppe Marci, che ha inaugurato il convegno con un intervento dal titolo Cronache e leggende del secolo XIII: la regina Adelasia di Torres in un romanzo sardo dell’Ottocento.

La regina di Torres riesce perciò, dopo otto secoli, a destare l’interesse degli studiosi. È impensabile che non si rimanga conquistati dal racconto della giudicessa triste. Quel pezzo di storia per fortuna non è stato dimenticato grazie all’ impegno delle personalità dell’Ottocento, tra i quali Costa e Conti, un impegno che perdura.